Quid novi?

Il Dittamondo (1-10)


Il Dittamondodi Fazio degli Uberti LIBRO PRIMO CAPITOLO X"Se noti ben come le corde tocco, tu vedi ch’io son giunto nel ponente, a le fin d’Atalante e del Morocco. E però che piú lá non truovo gente, ritornar voglio in vèr settentrione, 5 dove lassai Europa in oriente. Due Sizie son: l’una in Asia si pone sopra ’l mar Caspio, e l’altra si racchiude in Europa, ove stanno le Amazone, dico da le Meotide palude, 10 dal Tanai; poi, di verso merigge, bagna il Danubio le sue ripe crude. Da l’altra parte, che Boreas affligge, par l’Oceano coi gioghi Rifei, dietro da’ quai mal fa chi vi s’affigge. 15 Alania, Gozia, Dazia, Iperborei, Teroforoni e Arimaspi abbranca, Calibi e Dachi. che son crudi e rei. Ne l’Oceano, ove la terra manca, pare il mar Cronio e quello di Tabí, 20 isole e genti in cui natura stanca. Non è da toso che legga l’a bi voler passar per la profonda Sizia, ma quale piú fra noi si fa rabí. Quivi Propanno e Ipano s’indizia 25 con altri fiumi e, dove il nome lassa di vèr zeffiro, Germania ospizia. Due son le Germanie, l’alta e la bassa: l’alta il Danubio da levante lega, poi dal suo nido in vèr la Trazia passa; 30 dal mezzodí, la bassa bagna e frega il Reno e questo mai non l’abbandona, in fin che giunge al mar, in che s’annega. Di vèr settentrione la incorona e da ponente il grande Oceano, 35 ch’a tutto il mondo, come vedi, è zona. Monte Acuo è qui, che signoreggia il piano, non minor di Rifeo, senza alcun fallo, benché quel mostri piú solingo e strano. Lá è Gangavia, ove nasce il cristallo, 40 Suezia, Alamania e Graconia: assai v’è gente, ma freddo è lo stallo. Buemia, Ottoringia e Appollonia, Osterich, Soapia, Bavaria e Ulanda, Sansogna, Frisia, Utrech e Colonia. L’isola è poi d’Inghilterra e d’Irlanda, Ibernia, Scozia e, ne l’ultimo, è Tile, ché piú gente non so da quella banda. Seguita Francia, secondo il mio stile, che di verso aquilon la chiude il Reno 50 e Apennin da levante fa il simile. Poi, di verso austro, è monte Pireno e, da ponente, il mare di Bretagna; Aquitania e Fiandra tien nel seno. Rodano, Senna e l’Escalt la bagna 55 con altri fiumi e gran province serra; ricca è molto. E di qui passo in Ispagna. Galizia truovo al fine de la terra; truovo la stretta, dove Ercules segna che qual passa piú lá il cammin erra. 60 Questa provincia è bella, grande e degna, e piú parrebbe, se quel di Granata fosse cristiano, che tra questi regna. Di verso l’aquilon Piren la guata; poi da tre parti per lo mare è chiusa; 65 in due si parte, tanto è lunga e lata. Li maggior fiumi, che il paese accusa, sono Tagus ed Iberus e Biti, benché forse or tai nomi in lor non s’usa. Lusitan vede di Castella i liti 70 e Maiolica, che nel mare è fitta; Portogallo e Ragona par che additi. Segue Nerbona per la via diritta lungo il Mar nostro, su, verso oriente, fin che a Italia Nizza la man gitta. 75 Italia, con le Alpi, nel ponente, de la Magna e di Gallia confina, sí che ’l bel petto il lor gran freddo sente. E l’un de’ bracci suoi distende e china verso Aquilea, nel settentrione, 80 lá dove Istria e Dalmazia vicina. L’altro del corpo, cosce e piedi, pone in fra due mari e giunge in fine a Reggio, dico tra l’Adriatico e il Leone. Dal mar Leone la Cicilia veggio, 85 il Sardo, il Corso e altre isole molte, le qua’ vedrai, se farem quel peleggio. Il Po la bagna con le larghe volte, Tevere e Arno e piú fiumi reali, ch’Apennin versa per le ripe sciolte. 90 Da quella, dove il braccio par che cali, vede Pannonia, ch’a levante stende tanto, che a Galazia dá de l’ali. Dal mezzogiorno la Grecia prende e dal settentrion la chiude e cinge 95 la Germania e con quella s’intende. Mesia il piú di quel paese stringe col nome suo, ben ch’ora l’Ungaria con maggior fama quivi si dipinge. Grecia mi chiama e io fo quella via: 100 sette province tien, le cinque in terra e due dentro al suo mare par che sia. Istria, Mesia e l’Egeo mar la serra da le tre parti e Tracia vo’ che copoli che su, vèr subsolano, un poco afferra. 105 In Tracia son molti diversi popoli: questa con Istro ad aquilon confina e da levante con Costantinopoli. Cumani truovo in su la gran marina, dove il Danubio, over Istro, par ch’entre 110 per via diserta, lunga e pellegrina. Ora, se noti le parole, in mentre ch’io ragiono, veder puoi che son giunto al mar, che ’l Tanai riceve in ventre, e dove l’Asia si divide appunto".