Quid novi?

Fazio degli Uberti


Fazio degli UbertiFazio, ossia Bonifazio, figliuolo di Lapo, e nipote del celebre Farinata degli Uberti, esiliato venne da Firenze sua patria, e costretto quindi ad errare per l'Italia, sostenendo anche i disagi della povertà, come si rileva da una sua canzone qui da noi inserita. Di profondo e chiaro ingegno dotato, rivolse ogni suo studio alla poesia, ed oltre alle varie e buone sue liriche composizioni, si avvisò ad imitazione di Dante di comporre il suo gran poema del Dittamondo, in cui si propose di dare una idea storico-cosmografica di tutto il globo. Sorpreso però dalla morte non ha potuto condurre a termine il suo lavoro, del quale ci ha lasciato sei soli libri. Ben lontano dal poter gareggiare col suo modello, non poche si scorgono nondimeno nel Dittamondo delle prerogative della Divina Commedia, distinguendosi specialmente quest'opera per la felicità di dir molto in poche parole, e di dirlo con grande robustezza di stile, come lo faremo piò diffusamente osservare altrove. Noi non sappiamo quale fosse precisamente l'epoca della sua morte, ma sappiamo solo dal Villani, che in età avanzata, ed in poco comodo stato cessò di vivere in Verona.Note redatte da Andrea Rubbi, sul Parnaso Italiano, Volume 8, G. Andreola, 1820, pag. 264 e seguenti.