Quid novi?

Giovambatista Ricchieri (17-20)


Giovambatista Ricchieri (17-20)Il Fulmine.XVII.Cinzia, lo struggitor sulfureo strale,Che vaste moli in polve a terra stende,Dalle squarciate nubi a noi non scende,Ma ver l'alto dal suolo impenna l'ale.Igneo spirto di solfo, aereo saleDa i Venti si comprime, indi s'accende,E scoppia in fuoco, e mentre in alto ascende,Rovinoso le torri e i monti assale.Così l'alato fulmine sonanteDal terrestre vapor quaggiù si crea,Se l'aria nuvolosa è men pesante.Che poi dal Cielo a incenerir la reaEmpia gente lo vibri il Dio Tonante,Son vani sogni della Plebe Achea.Nello stesso soggetto.XVIII.Son vani sogni della Plebe Achea,Che dalle nubi acquose il Dio TonanteVibri irato lo strale fulminante,Che si temprò nella fucina Etnea.Ma non è vana immaginata idea,Che, mosso a sdegno il vero Dio da tanteColpe, mostri il terror della pesanteMano in punir l'iniqua gente e rea.Il tremuoto, che scote e Torri e Tempj,L'orribile fragor della saetta,Son le voci, ond'ei parla al cor degli empj.I nembi, l'aria avvelenata e infetta,Le guerre, aspra cagion d'orridi scempj,Sono i ministri della sua vendetta.Il Flusso e riflusso del Mare.XIX.Quando con l'aurea luce il dì nascenteDal Tauro i gioghi, e l'Eritreo coloraIn quelle parti attratto è dall'ardenteFace del Cielo il nostro globo allora.E quindi là si gonfia il Mar, che senteL'impulso al primo aprirsi dell'Aurora;E sceman sulle spiagge d'OccidenteL'acque, fin che sul Gange il Sol dimora.Quando poi dal meriggio ei sferza l'onde,Sotto i suoi raggi il mare incurva il dorso,E nell'Indico sen s'alzan le sponde.Così pur, s'oltra Calpe è già trascorsoIl carro luminoso, e a noi s'asconde,Corre l'acqua, e ne siegue attratta il corso.Nello stesso soggetto.(Il Flusso e riflusso del Mare.)XX.Non è già solo il portator del giorno,Che co i fervidi raggi, ond'egli accendeIl nostro globo, errante a lui d'intorno,Attragga il mar, che sovra i lidi ascende.Ma l'Astro ancor d'argentea luce adorno,Che nel notturno oscuro Ciel risplende,Muove l'onda, che or fugge, or fa ritornoCon eterne immutabili vicende.E perché più del Sole a noi dappressoNel suo corso la Luna errando gira,Maggior moto è da lei nel mare impresso.Cinzia, or tu fai ciò che a mill'altri inspiraStupor, vedendo che dal lido istesso,A cui l'onda tornò, poi si ritira.Giovambattista o Giovambatista RicchieriTratto da: Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio (Genova, Bernardo Tarigo, 1753)