Quid novi?

Francesco Maria Molza (2)


[6 Di Francesco Maria Molza]Come posso dir' io che sì begli occhiSian, donna, vostri, e sì soave il guardo,S'io non v'oso guardar quando vi guardo;Perché qualor avvien che gli occhi mieiCercando l'orme vostre in alcun locoScontran la maraviglia di quel voltoRatto di tante e sì diverse avvoltoVoglie mi trovo, e tra sì dolci e reiPensier, tema, vergogna, in ghiaccio e in foco,Che se la vista un pocoAlzo a mirarvi, a quella altiera e graveVostra tant'onestà l'alma mia paveE arrosso e imbianco a un tempo e impallidiscoE vorrei pur mirarvi, e non ardisco.[7 Di Francesco Maria Molza]Come potrò lontan dal mio bel soleGuidar la stanca navicella in porto,Se con lui vivo, e senza lui son morto?Come potrò senz'alma, e senza coreViver unquanque, o travagliata vita?In lui resta di me la miglior parte.Tu ch'i vani desii nostri comparteSpegni col piombo in me l'usato ardoreE accendi lui talché mi doni aìta,O potenza infinitaD'amor, ch'un corpo d'ogni senso privoSenz'alma, senza cor tenghi ancor vivo.[8 Di Francesco Maria Molza]Al signor Vescovo di Verona in quei tempi Datario di Nostro Signore.Spirto gentil, che 'n giovenile etadeItalia nighitosa ai primi pregiChiamate spesso de' suoi luoghi egregiMentre vi stringe il cor alta pietade.Alle dolci, occupate, alme contrade,Già seggio illustre d'onorati regi,Gli occhi volgete e fra bei vostri fregiLuogo abbia ancor di lei la libertade.E se fortuna di furor accesaCh'a bei principi fu sempre molestaIntoppi n'apparecchia amari et empi,Non lasciate, signor, vostr'alta impresa;Però che non fu mai sì com'or prestaItalia a ritornar gli antichi esempi.[9 Di Francesco Maria Molza]Madrigale del MolzaPerché piangi, alma, se per pianger maiFin non speri a' tuoi guai?Per questo sol piango io;Che s'alli affanni mieiPrometteste riposo, il pianto mioTanta letizia de la speme avreiChe pianger non potrei;Però fuor di speranzaSol lagrimar m'avanza.[10 Di Francesco Maria Molza]Canzone del MolzaL'alta speranza che 'l mio cor saluta,E fallo rallegrar com'a lei piace,Meco ragiona in sì soave guisaChe l'alma ogni altro ben odia e rifiuta,E giovale sperar che la sua paceAlberghi in quei begli occhi onde fu ancisa;Perché mi tien de ragionar precisaOgn'altra via, e spesso m'assicuraCon voce sì soave di sospiriPortarvi inanzi il duol de' miei martìri,Ch'ogni doglia, quantunque acerba e dura,Rivolgi in festa pura:Questa mi porge a dir ferma fidanzaCh'ogni altrui gioia il mio languir avanza.Ciò gli occhi fanno, che sì dolce aprìoCon le sue man Amor, che 'l perder vitaLi cui cantai e cantarò in eterno.Da questi di valore ardente uscìoPer passar dentro a' miei virtù infinita,Alla cui giunta ogni mio senso internoPresto die' loco, sì com'io discerno,Per prender qualità da quel bel raggioChe dal volto cadea, ove dimoraQuanto di bel il secol nostro onora.Qual fia a parlar giammai cotanto saggio,Che 'l lor dolce vïaggio,E quel ch'appena col pensier disegno,Aguagli, o 'l bel morir ch'onor mi tegno?Forse che non ve erate in fin quel giornoAccorta a pieno ancor come piacete,E com'il ciel vi fe' sì bella cosa?Perché 'l dolce atto di pietate adorno,Il ben ch'egli può dar, che voi teneteMostrasse altrui la via de gire ascosaLà dove in pace il suo fattor si posa.Però contra colui che tutto vede,Madonna, e che veghiati ch'altri fisoIn voi non scorga il ben del paradisoCelandogli il bel don che per mercedeDel suo valor vi diedeIl lume, de cui mai nulla si perdePer muro, o poggio mai, o fronde verde.Ché sempre ho inanzi il bel sembiante umano,Che 'l disgombra d'ogni duol ch'aquistaLonge da voi, che siete la sua duce.Ché, se dato v'ha il cielo in vostra manoIl potervi arricchir sol della vista,Dritto è che del valor ch'indi traluceNell'alma viva e de sì chiara luce,Innanzi a cui da vespro e da le squillePassarci terza pria che pur un pocoSfogato avessi l'amoroso focoDel cor che vi recoron le faville,Intrando a mille, a milleDa que' begli occhi, ond'al prezzar imparoQuanto di bello apprezza il volgo avaro.Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)