Quid novi?

Giovambatista Ricchieri (21-24)


Giovambatista Ricchieri (21-24)I Colori.XXI.Se quando già dal Ciel partì l'Aurora,Cinzia, rimiri il Sol, che adorno e cintoDi viva luce il nostro Cielo indora,Resta il tuo sguardo allor sorpreso e vinto.Ma se un vetro angolare egli colora,Si rifrangono i raggi, e ognun distintoPalesa nell'opposto oggetto alloraIl bel natìo colore, ond'egli è tinto.Non rifranto biancheggia il raggio, e interoDove muor non riflesso, ivi si stendePrivo tutto di luce il color nero.Sorride, e gli occhi bruni, onde m'accende,Cinzia volgendo a me, dice: È pur vero,Che nel negro colore il Sol non splende?L'Anima de' bruti.XXII.Cinzia, credesti già di sensi privoL'ampio stuolo de' Bruti, e d'alma voto,E che apparisse in lor tutto di vivoPer le leggi immutabili del moto.Ma vive in questi un luminoso attivoSpirto motore, anche a' più Saggi ignoto,Che in lor passò, come dal fonte al rivo,Dal primo padre al figlio più remoto.Egli, misto col sangue, per le veneVa scorrendo dal core: ei sente, e pensa,E della vita il corso egli sostiene.In morte poi l'animatrice intensaViva fiamma sen' vola alle sereneLucide vie dell'ampia sfera immensa.Il Tempo.XXIII.Cinzia, da me brami saper, che siaIl Tempo. Io dir nol so. Più che m'internoNelle tenebre sue, più l'alma miaResta sorpresa, e meno ognor ne scerno.Questo solo di certo alcun potriaDir, ch'egli è incomprensibile ed eterno:C'era già, quando l'Universo usciaDal nulla al cenno del Fattor superno.Presume altri saper la sua natura,Perché del Sole e de' Pianeti al motoIn parti lo divide, e lo misura.Così talun, perché d'un'Ente ignotoLa quantità ravvisa, ei si figuraChe in tutto allora al suo pensier sia noto.Nello stesso soggetto.(Il Tempo.)XXIV.Quindi, Cinzia, l'uman frale intellettoSi confonde nel Tempo, e nol comprende,Perché eterno, infinito; ed ei, che strettoÈ in angusto confin, nulla ne intende.Né chiaro il fa ciò, che si crede effettoDi varie immaginate sue vicende.È composta l'idea di questo oggetto:Eppure inesplicabile si rende.Egli non è, che il tutto rode e atterra,Ma la cagion di tante ampie rovineSon l'aria, l'acque, i fulmini, la guerra.Egli il fuoco a' begli occhi, e l'oro al crineNon rapisce, ma dentro a noi si serraIl fier nemico, onde ogni cosa ha fine.Giovambattista o Giovambatista RicchieriTratto da: Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio (Genova, Bernardo Tarigo, 1753)