Quid novi?

Rime di Cino Rinuccini (3)


RIMEdiM. CINO RINUCCINIfiorentinoSCRITTO DEL BUON SECOLO DELLA LINGUASonetti, canzoni e ballate e altri versi composti da Cino diM. Francesco Rinuccini cittadino fiorentino, ed uomo neisuoi tempi di lettere ornatissimo.Quel dolce lume, che mi gira e volvePure in se stesso, e l’aer del bel visoGentile, onesto, e l’angelico risoCh’ogni dolcezza e leggiadria involve,È quel che vil pensieri in me risolveCome cereo corpo in foco miso,E dove lo ’ntelletto ho sempre fiso,Finchè sotterra sarò trita polve.Or ben vorrei con questa debil pennaConsecrare il suo nome e farlo eterno,Ma mancami scïenza, ingegno ed arte.E ’l mio signor sorridendo m’accennaDicendo; io veggio bene e chiaro scernoChe annoverresti pria le stelle sparte.Altro non contempl’io se non quel soleCh’è fra le donne un sì altero mostro,E cui non fregian perle o oro o ostro,Ma virtù ornan sue sante parole.E di me stesso assai forte mi dole,Dopoi che ’l debil mio povero inchiostroNon può descriver, quel che ’l mondo nostroNon pure onora, ma adora e cole.Divin poeti, Virgilio e Lucano,Ovidio, Stazio, e tu fiorentin DanteInsieme col Petrarca e Claudiano,Perchè non siete voi all’opre sante,Sicchè cantassi il viso più che umano,Che fece il mondo e ’l cielo sì ammirante?Io non posso ritrar tanta bellezzaQuanta è ’n costei, nè già di ciò m’anmiro;Che mai rotò in più cortese giroIl cielo allora, quando tutt’adornezzaE leggiadria, costumi e gentilezzaPosaro in questo orïental zaffiro;E perch’io son mortal, meco m’adiro,S’io presumo descriver tant’altezza.Conciò sia cosa che i celesti ingegniDegna materia avrebbono a lor penne,Cantando sua biltade e sua virtute.Or non volendo far miei versi indegniDi questa bella Dea che dal ciel venne,Deh state, rime mie, deh state mute.