Quid novi?

Di Tarquinia Molza (1)


Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)II[1 Di Tarquinia Molza]Sopra certe reliquie di santi.O sacro santo e venerabil teschio,Già dell'alta corona de martirioCinto, io t'onoro e ammiro,Ché per gloria di Cristo e manifestaPietà costante e forteNulla temendo della turba in festaVolontario alla morteT'offristi, allor che dalla dritta viaPensò più volte invanoL'empio MassimilianoTrarti con gli altri della gente pia.Or da celesti chiostri,Ove godi beato,Pon mente al nostro statoE a Dio porgi benigno i prieghi nostri.[2 Di Tarquinia Molza]Della medesimaSacro, onorato capoCinto già d'altro che di mirto e alloro,Qual ricco alto tesoroPorti nel tempio ove translato sei?Beato e bene quattro volte e seiChi t'onora tra noiE invoca il nome tuo ne' voti suoi.[3 Di Tarquinia Molza]Della medesimaFelicissimo capoPrima gloria di Thebe e primo onore,Che sprezzando il furoreDel tiranno infedel, che di te acquistoFarsi pensò nel tempio d'eresia,Dando te stesso in sacrificio a Cristo,Morte eleggesti pria,Morte che t'orna e fregiaDi quell'onor che più nel ciel si pregia.[4 Di Tarquinia Molza]Qual' arboscel che i rami a miglior parteTraslato ognor più bello in aria tendeTal giunto al ciel quel ben che Dio gl'imparteLieto il vostro fratel, Tarquinia, pende.Dunque frenate il duol, che v'ange e parte,Chiudete il rio che da begli occhi scendeDi pianto che da noi mentre vi parteLui nel piacer, voi nella vita offende.Tornivi a mente qual dopo l'occasoDi Fetonte aspra vesta insin' ad oraAlle meste sorelle i corpi ammanta.Schermo questo vi fia d'un simil casoChe pur temer si dee quantunque foraLa terra indegna di sì nobil pianta.[5 Di Giovanni Falloppia]Del signor Giovanni Falloppia.Tosto hai seguìto il tuo già fido amanteAffrettando il partir, donna divina,Dritto per l'orme, onde al ciel si caminaLe tue movendo ancora tenere piante.Era l'alma di lui poco ita avanteA farti preparar lieta e indovinaSedia nel sommo coro a sé vicinaQuando ivi giunta sei del mondo errante.Dove quel che già tanto in dubbia spemeBramasti in terra, ora è con più contentoTra voi fermato in matrimonio eterno.Così voi, Molza, con Smeralda insiemeD'amor congiunti in Dio fuor di tormentoLe mondane dolcezze avete a scherno.[6 Di anonimo]Alla signora Tarquinia (Molza).Mentre aperto il balcon de l'orïenteRaccoglie sotto i ricchi freni auratiApollo Eto e Piroo cavalli alatiPer uscir poi col novo dì repente,Ecco alzata la gloria in occidente,Ferma, gli disse, e cangia i corsi usati,Ch'or di eseguir hanno il decreto i fatiDi allumar qui con altro sol lucente;Onde sarà non pur l'Hesperia nostraChiara; ma tutta Europa, e insieme quantoCol vasto sen dell'ocean confina.Allor s'udì sin da l'eterea chiostraD'angioli voce in dilettoso cantoTarquinia celebrar Molza Porrina.[7 Di Tarquinia Molza]Come fiume da giel pigro costrettoNon più come solea se n' corre a dareL'usato suo tributo a l'ampio mare;Ma stassi immobil dentro al proprio letto,Se poi di caldo sol possente affettoSente sparge quant'ha cose più careArene d'oro ed acque vive e chiareE se ne va veloce al gran ricetto,Così Tarquinia giaccio a un vostro sdegnoSi fe' 'l mio dir, il qual poi lento e vile,D'entrar cessò nel mar degli onor' vostri,Ma se fia mai chi miei gelati inchiostriScaldi il vostro bel sol, del tardo ingegnoLa vana s'aprirà doppiando stile.Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)