Quid novi?

Rime inedite del 500 (III)


Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) III[1 Di Luigi Alamanni]Per farsi una ghirlanda la mia CloriGiva cogliendo vari e vaghi fiori,Tra' quali Amor nascostoCon essi insieme fu legato e posto.Prima alquanto dibatte l'ali e scuotePer livrarsi da quel nodo, se puote;Indi mirando fisoLa bella guancia e 'l delicato viso,Le par che questo che l'ha fatto predaSia sola degna a cui sua madre ceda,E che li dei del cieloPossa arder tutti d'amoroso zelo.Poscia toccando i vaghi suoi capelliChe fanno l'oro e 'l sol parer men belli,E spiran tale odoreQual non mandò giammai l'Arabia fuore;Volto alla madre dice: hor ti provedeD'altro amor, d'altro figlio e d'altro erede,Ch'io costei vo' che siaHora il mio regno, hora la sede mia.[2 Di Luigi Alamanni]Quando Zephiro dolce a noi ritornaE i campi e i prati di fioretti adorna,Ogn'arbor si rinnovaE cantan lieti gl'augelletti a prova.Da me l'orrido verno si diparte,E torna primavera in ogni parteAllor che Clori miaPerch'io la veggia a me lieta s'invia.[3 Di Luigi Alamanni]Clori mia dolce più che 'l mele assai,Mira i don' ch'io ti porto onesti e gai,La rete e le calzette,Il centolo, il frontale e le scarpette.Questi come li vidde Filli avara:Se li vuoi dare a me, vita mia cara,Mi disse, io ti promettoTu sarai 'l mio bene è 'l mio diletto.Ma io ti dico il vero, o Clori, e giuro(Altrimenti mi sia 'l ciel empio e duro)Che tu sola 'l mio amoreSarai mai sempre, e la mia vita e 'l core.[4 Di Luigi Alamanni]Fuggemi Clori leggiadretta e snellaQual pargoletto daino, o caprioloPer questa selva e quellaTimido e tutto solo.Va cercando la madre ove s'ascondeChe l'ha cacciata altra fiera più cruda,E ad ogni sterpo e frondeChe tocca trema e suda.Ma non io già qual tigre, o qual leoneSeguo te per sbranarti; ah! ferma il piede,Questo timor deponeE sol ch'io t'ami crede.[5 Di Luigi Alamanni]Ombrose valli, e voi fresch'erbe e frondiE tu rivo ch'inondi,Se mai grati vi fur' gl'ascosi amoriDi ninfe e di pastori,Benigni hor vi mostrate e nascondeteSotto vostr'ombre lieteClori e Damon, che qui soli solettiStanno abbracciati e stretti.[6 Di Luigi Alamanni]S'io non ti bacio almenoUna volta, mi sento venir meno,E s'io ti bacio, o Clori,Temo del sdegno tuo l'aspri furori,Quinci la morte temoE tutto di paura aghiaccio e tremo.Donque non so che farmi,Baciti, o no, ma ben sento mancarmi.[7 Di Luigi Alamanni]Sopra l'Hebro indurato al fanciul ThraceScherzando sotto i piedi il giel si sface,Cade fra l'onde rapide, e la testaRisecata dal ghiaccio in alto restaLa qual la madre ardendo di me nacque,Questo, disse, alle fiamme, il resto all'acque.[8 Di Luigi Alamanni]Non si doglia Atteon, ché trasformatoIn cervo da' suoi can sia devorato,S'a chi sol cangia i giorni suoi feliciFanno i servi il medesimo e gli amici.[9 Di Luigi Alamanni]Speme e fortuna addio, ch'in porto entraiSchernite hor gli altri, ch'io mi spregio homai.[10 Di Luigi Alamanni]Mostra 'l suo mal dicendo un animaleChe così picciol sia fa piaga tale;Ella ridendo: e tu che picciol seiChe piaghe fai tra gl'homini e li dei?[11 Di Luigi Alamanni]Invidia ha questo ben che 'l peccatorePurga col suo peccato dentro e fuore.[12 Di Luigi Alamanni]Se da l'alto splendor del chiaro padreFra l'umane miserie crude e ladreA noi salvar l'immortal figlio vienePer ritornarsen poi con mille pene,Hor che deggiam per lui? Che d'esso infernoFatti siam cittadin del ragno eterno.[13 Di Luigi Alamanni]Molti furo a quistion chi avanti vada,O piuma ornata, o valorosa spada.Se questa mette in opra e quella insegna,L'una e l'altra di par chiamarei degna.[14 Di Luigi Alamanni]Valoroso pensier, che cingi spadaSegui pur dell'onor la dritta strada;Non temer di morir, né speme d'oroTorca un fil sol dal martïal lavoro.[15 Di Luigi Alamanni]Mia madre di me gravida a gli DeiDomandò 'l parto ch'uscirà di lei.Donna, Marte, Phebo, huom, nessun de' dui,Giunon dicendo, ermafrodito fui.Cerca il mio fin, Phebo nell'onde il pone,In croce Marte, e nel ferro Giunone.D'un arbor ch'acqua adombra caggio offesoDalla mia spada e d'un pie' resto impeso.Con la fronte nel fiume; onde a me nuoceMaschio, femina, neutro, acqua, arme e croce.[16 Di Luigi Alamanni]All'uom sincero e d'ogni macchia puroNon fa mestier d'arco e saette al lato,Né d'elmo fatto in buona tempra e duro,Né di scudo incantato.Faccia vïaggio o per campagne e boschi,O per alpestri monti e ombrose valli,O per luoghi solinghi, oscuri e foschi,O per aperti calli.Ecco che solo e disarmato intornoA questa selva, e lungo questo rivoClori cantando vo la notte e 'l giornoD'ogn'altro pensier schivo;Né malvagio apparir per farm' oltraggioVeggio dovunque gli occhi in giro meno,Così seguo securo il mio vïaggio,Lieto e contento a pieno.Pommi ove 'l sole occide l'erbe e fiori,O dove 'l giel mai sempre e 'l vento stride,Amerò sempre la mia dolce Clori,Dolce se parla o ride.[17 Di Luigi Alamanni]Per ch'io mi sfacci e mi consumi, o Clori,Non convien che tu in questo o in quel locoCerchi pietre, erbe e fioriPer porle a Pluto in sacrificio al foco.Gl'occhi rivolgi a me misero soli,Gl'occhi tuoi disdegnosa e d'ira acerbaQuesti quel che tu vuoliFaranno in me vie più ch'incanto et erba.Per farti una ghirlanda, la mia Clori,Vado cogliendo in questo prato i fiori.Deh t'abbracciasse io comeQuesti ti cingeran le belle chiome![18 Di Luigi Alamanni]Ecco la notte parte e 'l giorno appareE incomincian gl'augei vaghi a cantare,Rizzati, Clori mia,E a pascolar le pecorelle invia.Tra 'l monte Jano e tra 'l Marrocco siedeUna valle che 'l sol poco la vede,Ivi su 'l mezzo giornoSarò io con le greggi mie d'intorno.Presso al ruscel, che d'acqua pura e frescaD'un saldo e vivo sasso par che esca,Quivi solo solettoTe sola con Amor solo t'aspetto.[19 Di Luigi Alamanni]Vendi, Rosa, la rosa, o pur te stessa,Che 'l nome tenghi e la sembianza d'essa?[20 Di Luigi Alamanni]Fa d'esser ricco e d'aver più che puoi,Ch'onor, gloria e virtù ti seguon poi.[21 Di Luigi Alamanni]È de la piuma l'aura assai men greve;Ma d'ogni cosa è più la donna lieve. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)