Quid novi?

Il Dittamondo (2-02)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO SECONDOCAPITOLO IIPerò che spesso avièn che l’uom domanda de le mie insegne e sí de’ miei offici, è buon ch’io cibi te di tal vivanda. Tu dèi saper che le prime radici si funno i re, che fenno i senatori, 5 li cui figliuoli eran detti patrici.Consoli seguitaro e dittatori e costor fun tra’ miei sí grandi e tali, che potean comandar come signori; tribuni ancora apresso questi, i quali fun per la plebe in Sacro monte eletti, dico a difesa di tutti i lor mali. Fun censori, questori e fun prefetti, vescovi ancor sopra le cose sacre, edili per guardare ai miei difetti. 15 A pro de’ grandi e de le genti macre funno pretori, che le questioni traeano a fin, quand’erano piú acre. Fun ciliarche e fun centurioni, maestri e reggitor dei cavalieri 20 e, diretro da lor, decurioni. Con piú valor, con piú alto pensieri donna mai non si vide, com’io fui, né ordinata piú ne’ suoi mestieri. Io tel dirò, perché tu ’l dica altrui: 25 in fra gli altri dolor, m’è or ch’io veggio tal far tribun, che l’uom non sa dir cui. Or se seguir dirittamente deggio, dir mi convien de l’una e l’altra insegna, con le qual vinsi quanto qua giú veggio. 30 La piú vittoriosa e la piú degna, la piú antica e con piú alte prove, e quella che nel mondo ancor piú regna, l’aquila è, che dal ciel venne a Giove per buono augurio, quando pugnar volse 35 co’ figli di Titano e anco altrove. Costui per arme in vessillo la tolse in fin ch’el visse e certo a lui s’avenne, ché giusto fu, e ’l ciel per tal lo sciolse. Questa per sua Dardano poi tenne; 40 questa Ganimede trasse a la luna, dove pincerna con Aquario venne; questa portò Enea in sua fortuna per l’Africa in Italia, sí che poi un idol fu a la gente comuna; 45 e questa a Prisco con gli artigli suoi trasse il cappel di capo e gliel rimise, come chiaro per Livio saper puoi: onde Tanaquil l’abbracciò e rise, tanto dolce diletto n’ebbe al core 50 del bello annuncio in che speranza mise. Per questo, Prisco, poi che fu signore, la prese in tanto amore e sí l’avanza, che da piú parti le era fatto onore. Con questa Mario strusse la possanza 55 de’ Cimbri, come il mio Sallustio scrive, quando Rodan cambiò volto e sembianza. Con questa Cesar cercò molte rive, Pompeo, Catellina e piú miei figli e Ottavian, ma con penne piú vive. 60 E se cucito non le avesse i cigli per sua viltade Carlo di Buemme e rotto il becco e schiantati gli artigli, di bei rubini e d’altre care gemme tu le vedresti una ricca corona 65 di sopra a gli archi e al gambo dell’emme. Poi la seconda, di che l’uom ragiona che piú temuta fu per tutte terre e piú gradita da ogni persona, si fu, con l’Esse, il P, il Q, e l’Erre 70 d’oro scolpiti dentro al campo rosso: e con questa fornio giá molte guerre. E perché meno qui rimagni grosso, trattar ti voglio con brievi parole de’ due colori quanto dir ne posso. 75 L’oro, ch’è giallo, è appropiato al sole e ’l sol ci dá prudenza e signoria e lume a ciascun ben che far si vole; il rosso a Marte dato par che sia e Marte dio di battaglie si crede, che porge altrui vittoria e maggioria: ond’io, che in questi dei avea fede, d’oro lo scudo vermiglio adornai, che al tempo di Numa il ciel mi diede. Ancor le quattro lettere formai, 85 come da alcuno puoi avere udito, con argomento d’intelletto assai. Queste mostravan che come col dito istá la carne e l’unghia, cosí meco era il senato e il popolo unito. 90 E in esse ancora intender puoi quel preco che giá di Cristo ragionar udisti, che ’n su la croce fe’, parlando seco, allor che disse ne’ sospir piú tristi Cristo, ch’è salvator di tutto il mondo: 95 Salva Populum Quem tu Redemisti.E in altro ancor lo ’ntendo, ch’io nascondo.