RIMEdiM. CINO RINUCCINIfiorentinoSCRITTO DEL BUON SECOLO DELLA LINGUASonetti, canzoni e ballate e altri versi composti da Cino diM. Francesco Rinuccini cittadino fiorentino, ed uomo neisuoi tempi di lettere ornatissimo.30Un falcon pellegrin dal ciel discese Con largo petto e con sì bianca piuma, Che chi ’l guarda innamora e ne consuma. Mirand’io gli occhi neri e sfavillantiLa vaga penna e ’l suo alto volare,Mi disposi lui sempre seguitare. Sì dolcemente straccando mi mena,Ch’altro non chieggio se non forza e lena.31I dolci versi ch’io soleva, Amore,Teco dettar per isfogar me stesso,Lasciar conviemmi, poichè sì d’appressoSento l’ire e gli sdegni: o gran dolore!Chè non m’ancidi il tormentato core,Sicch’io mora ’n un punto e non sì spesso?Già so io ben ch’io non ho error commesso,E pur veggio turbato il suo splendore.Nè ’n vita altro mi tien, se non s’io moroPiù non vedrò chi mi conduce a morte,La quale è mio scampo. O dura vita! Perchè consumi me che sempre ploro,Ch’ebbi ’l ciel sì maligno e sì ria sorte?Chè mia pena non fai, morte, finita?32Quando il rosato carro ascende al cielo Vidi una donna andar per verde prato, Che veramente scesa era dal cielo, Nè tal fu vista mai più sotto ’l cielo. E nel prato veniva ad un chiar fonte, Quand’era appunto il sole al mezzo cielo, Cantando sì soave, che mai cielo Armonizzò sì dolce, quanto i canti Che allora biscantava: nè tai canti Cantò mai Filomena, quando il cielo Riveste i colli e’ rami d’un bel verde, Che fanno ogni animal gioire al verde.Trapunto aveva in oro un vestir verde, Che certamente era tessuto in cielo; Tant’era ricco a veder cotal verde. Poi si posava sopra l’erba verde, Cogliendo i vaghi fior del fresco prato, Per contesser vïole e rose in verde; E ghirlandava se con oro e verde E per l’estivo sol nel chiaro fonte Volea bagnar le man, quando nel fonte Vide un miracol sì adorno in verde, Ch’abbandonò sè stessa e’ dolci canti, Guardando fiso onde venian tai canti.Poi scorgendo su’ ombra, e’ dolci canti Ch’uscian di lei, in sul fiorito verde Si riposava e cominciava i canti; Risonando sì dolce, che a tal canti Si stava Amor, ch’era sceso dal cielo, Maraviglioso ad ascoltar tai canti. E ne’ suo’ occhi stava a’ dolci canti Come in luogo più degno; quando al prato M’abbattei passeggiando; e per lo prato Sentii gridare Amor; vien, vieni a’ canti, Ed accostati qui al chiaro fonte, Sicch’oda e veggia chi è a questo fonte.Quando fui presso al sacrosanto fonte, Udii si dolce melodìa di canti, Che sì maraviglioso non fu al fonte Narcisso, quando se vide nel fonte Che ’l fe divenir fior nell’erba verde, Quand’or fu’ io sì presso al chiaro fonte. Allor, com’Amor volle, giù nel fonte Mi dichinò chi dallo empireo cielo Quaggiù discese sotto il nostro cielo; E femmi ber dell’acqua di tal fonte. Sicchè gioioso non fu mai in prato Alcun fior, quant’i’ fu’ nel verde prato.E poi che un poco mi tenne nel prato, A man destra si volse al chiaro fonte, Che un sol alber bagnava in cotal prato, Ed un ramo ne svelse, ed in sul prato Coronar volle me con dolci canti, Che reverente stava in su quel prato, E vergognoso tenea gli occhi al prato; Dicendo; Amor, la tua ghirlanda verde Non merit’io ancor, benchè a tal verde Arò io l’alma sempre ed a tal prato. Amor con lei sorrise, e verso il cielo Si volse e ritornarsi insieme al cielo.Canzone, e’ non fu mai poi sott’il cielo Più lieto alcun di me, quando tal verde Colse sì bella donna in dolci canti, Appresso al chiaro e dilettevol fonte, Che risiede sì ben nel fresco prato.
Rime di Cino Rinuccini (11)
RIMEdiM. CINO RINUCCINIfiorentinoSCRITTO DEL BUON SECOLO DELLA LINGUASonetti, canzoni e ballate e altri versi composti da Cino diM. Francesco Rinuccini cittadino fiorentino, ed uomo neisuoi tempi di lettere ornatissimo.30Un falcon pellegrin dal ciel discese Con largo petto e con sì bianca piuma, Che chi ’l guarda innamora e ne consuma. Mirand’io gli occhi neri e sfavillantiLa vaga penna e ’l suo alto volare,Mi disposi lui sempre seguitare. Sì dolcemente straccando mi mena,Ch’altro non chieggio se non forza e lena.31I dolci versi ch’io soleva, Amore,Teco dettar per isfogar me stesso,Lasciar conviemmi, poichè sì d’appressoSento l’ire e gli sdegni: o gran dolore!Chè non m’ancidi il tormentato core,Sicch’io mora ’n un punto e non sì spesso?Già so io ben ch’io non ho error commesso,E pur veggio turbato il suo splendore.Nè ’n vita altro mi tien, se non s’io moroPiù non vedrò chi mi conduce a morte,La quale è mio scampo. O dura vita! Perchè consumi me che sempre ploro,Ch’ebbi ’l ciel sì maligno e sì ria sorte?Chè mia pena non fai, morte, finita?32Quando il rosato carro ascende al cielo Vidi una donna andar per verde prato, Che veramente scesa era dal cielo, Nè tal fu vista mai più sotto ’l cielo. E nel prato veniva ad un chiar fonte, Quand’era appunto il sole al mezzo cielo, Cantando sì soave, che mai cielo Armonizzò sì dolce, quanto i canti Che allora biscantava: nè tai canti Cantò mai Filomena, quando il cielo Riveste i colli e’ rami d’un bel verde, Che fanno ogni animal gioire al verde.Trapunto aveva in oro un vestir verde, Che certamente era tessuto in cielo; Tant’era ricco a veder cotal verde. Poi si posava sopra l’erba verde, Cogliendo i vaghi fior del fresco prato, Per contesser vïole e rose in verde; E ghirlandava se con oro e verde E per l’estivo sol nel chiaro fonte Volea bagnar le man, quando nel fonte Vide un miracol sì adorno in verde, Ch’abbandonò sè stessa e’ dolci canti, Guardando fiso onde venian tai canti.Poi scorgendo su’ ombra, e’ dolci canti Ch’uscian di lei, in sul fiorito verde Si riposava e cominciava i canti; Risonando sì dolce, che a tal canti Si stava Amor, ch’era sceso dal cielo, Maraviglioso ad ascoltar tai canti. E ne’ suo’ occhi stava a’ dolci canti Come in luogo più degno; quando al prato M’abbattei passeggiando; e per lo prato Sentii gridare Amor; vien, vieni a’ canti, Ed accostati qui al chiaro fonte, Sicch’oda e veggia chi è a questo fonte.Quando fui presso al sacrosanto fonte, Udii si dolce melodìa di canti, Che sì maraviglioso non fu al fonte Narcisso, quando se vide nel fonte Che ’l fe divenir fior nell’erba verde, Quand’or fu’ io sì presso al chiaro fonte. Allor, com’Amor volle, giù nel fonte Mi dichinò chi dallo empireo cielo Quaggiù discese sotto il nostro cielo; E femmi ber dell’acqua di tal fonte. Sicchè gioioso non fu mai in prato Alcun fior, quant’i’ fu’ nel verde prato.E poi che un poco mi tenne nel prato, A man destra si volse al chiaro fonte, Che un sol alber bagnava in cotal prato, Ed un ramo ne svelse, ed in sul prato Coronar volle me con dolci canti, Che reverente stava in su quel prato, E vergognoso tenea gli occhi al prato; Dicendo; Amor, la tua ghirlanda verde Non merit’io ancor, benchè a tal verde Arò io l’alma sempre ed a tal prato. Amor con lei sorrise, e verso il cielo Si volse e ritornarsi insieme al cielo.Canzone, e’ non fu mai poi sott’il cielo Più lieto alcun di me, quando tal verde Colse sì bella donna in dolci canti, Appresso al chiaro e dilettevol fonte, Che risiede sì ben nel fresco prato.