Quid novi?

Rime di Cino Rinuccini (12)


RIMEdiM. CINO RINUCCINIfiorentinoSCRITTO DEL BUON SECOLO DELLA LINGUASonetti, canzoni e ballate e altri versi composti da Cino diM. Francesco Rinuccini cittadino fiorentino, ed uomo neisuoi tempi di lettere ornatissimo.33Gli angosciosi sospiri, i quai nasconde,Nel tristo petto il mio antico signore,Nulla ragionan altro che dolore,Che lagrime infinite agli occhi infonde.Perir non curerei nelle sals’onde,Sol per por fine al tormentato core;Ma per più pena mia provede AmoreCon qualche speranzetta e non so donde.Ond’agghiaccio, ardo, triemo in ciascun tempo,Impallidisco, arrosso e disfavilloQuando cognosco la mia dura sorte;E perchè in tanto mal troppo m’attempo,Col tristo lagrimar ch’ognora stillo,Merzè, merzè, ti chero, o dolce morte.34Dolenti spirti, ornate il vostro direE gitene a madonna reverenti,E le mostrate i gravosi tormenti,Che sente dentro il core e ’l gran martire;E conchiudete poi che sofferireCotal battaglia non siete possenti,E che vedete i vostri sentimentiDisperarsi ed elegger di morire.Forse vedrete il viso scolorare,Che fa quel che mai più fu visto in cielo,Col lume di due stelle oscura il sole;Allor potrete alquanto confortareIl cor che triema d’amoroso gielo,E di sua morte già più non gli dole.35D'un freddo marmo esce l’ardente fiammaChe mi distrugge, agghiaccia, e tal contraroMi mena a morte sanza alcun riparo:Nè chiaro fonte mai assetata dammaCercò, com’io ’l mio mal, che sì m’infiammaChe me conosco, nè ’l dì scuro e ’l chiaro:In tal pianeta i chiari razzi entraroNel cor, ch’a consumar non ha più dramma.Adunque, Amor, dalla tua gran potenzaProcede ciò ch’al mondo è da lodare;Guarda lo stato mio stremo dubbioso,E poi le mostra sua perfetta essenza,Che chi la guarda fa sempre ammirare;E come volge il ciel sanza riposo.36Non potre’ più natura al mondo farneChe sì angelico vago e dolce viso,Quant’è quel di costei, che ’l paradisoPar che sia aperto per dolcezza darne.Quando i denti d’avorio mostrarneVeggo in la bella bocca, ov’ho ’l cor fisoE dov’ogni altro senso è ’n tutto misoPer dolce melodia inde ascoltarne.Dond’odo poi uscir sì dolci noteE sì soavi angeliche e divine,Che mai udite furo in nulla etate.Il perchè l’intelletto mi percuoteDicendo; odi sentenze pellegrineE dolci e gravi in quel fior di biltate.