Quid novi?

Rime di Cino Rinuccini (13)


RIMEdiM. CINO RINUCCINIfiorentinoSCRITTO DEL BUON SECOLO DELLA LINGUASonetti, canzoni e ballate e altri versi composti da Cino diM. Francesco Rinuccini cittadino fiorentino, ed uomo neisuoi tempi di lettere ornatissimo.37La fe ch’ha posto dentro il mio signoreÈ tal, che come vuol governa e pigliaLa signoria di me; poi m’assottigliaLe membra sì, che ’l lor vivo coloreNon portan più, ma tant’è ’l fiero ardoreChe ciascun spiritel d’amor bisbiglia,E priega morte, cui catun somigliaCh’in un punto finisca tal dolore. Onde, Ruberto mio, con mente puraPriega colui ch’ha potenza infinita,Che d’esto vivo inferno i’ esca fuori;Sicchè l’alma che trema di paura,Non si disperi all’ultima partita,Tal ch’io ne perda il cielo co’ suo’ onori.38Saggio è colui che bene spende il tempo,E saggio è quel che leggiadro ad AmoreOnestamente serve, sicchè AmoreSeguir gli fa virtù ’n giovinil tempo;E poi quando ne viene il vecchio tempo,Va diponendo la forza d’Amore,E veste l’alma sua d’un altro Amore,Per maritarsi a Dio in cotal tempo. Ma più saggio è colui che sua giornataCorregge sì, ch’altro non cerca il coreChe bramar sempre aver l’alma beata.Ond’io v’ho per più saggio, e tal giornataVi secondi Jesù, chè ’l vostro coreNel fin si posi in la vita beata,39S’io potessi eternar tanto il mio nome,Quanto la vostra chiara penna sona,E se della laurea coronaDegne potessi far le indegne chiome;E se d’Apollo le gravose somePortar sapessi ove sempre mi sprona,Versar farei gran fiume d’Elicona,Cogliendo del bell’orto il dolce pome; Per satisfare a voi con dir non grossoDella Canzon sì bella e sì sottile;Ma perchè indegno son non mi son mossoA traslatar Canzon tanto gentileSì pel fattor, sì pel rimar; nè posso,Nè tentar debbo, il mai non vinto stile.40Donna gentile, il lauro trionfante,Ch’è d’arme e di scienza il sommo onore,Se vincisse mie tempie, il tuo valoreDescriver non potrei nè l’opre sante,Che fanno meco il mondo sì ammirante;Ma pregar vo’ qual è de’ vizi fore,Che contempli tua vita e ’l tuo splendore,Ch’han fatte già al cielo invidie tante.Dipoi n’andremo alle Muse, che statePer l’altrui colpa, e per le cose felleSono in Parnaso gran tempo serrate;Perchè indegno son io, e invocherelleChe con li lor poeti stieno armateA cantar sol di te, ch’al mondo tielle.