Quid novi?

Fabbruzzo da Perugia


Sonetto di Fabbruzzo da PerugiaSecondo la lingua e ortografia antica.Homo no prese ancor si sazaménteNessuno a far che talora deveneChe l'usanza che corre fra la zenteNo l tegna fole se li mes ne vene.E quel ch'al Mondo fa più folementeCoglali ben che per veruna veneSecondo l usu sera cognoscenteCh e tenuto sazo cui prende bene.Pero en ver la zente e grand erranzaChe la ventura fal sol parer sazoE zascuno che plaze al so volere.E no guarda razon no mesuranzaAnzi fa bene cui devria dal mazoE mal a chi bene devria avere.Fabbruzzo da PerugiaLo stesso colla moderna Ortografia, parole, e frasi di Giacinto Vincioli (Fece il Vincioli una Raccolta di poesie di Poeti Perugini, nella quale qualche componimento antico si trova, che manca in quelle fatte dal Giunta e dal Corbinelli).Uomo non prese ancor sì saggiamenteNessuno a far quel che talor conviene,Che l'usanza, che corre fra la gente,Nol tenga folle se men ben n'ottiene.E quel che al Mondo opra più follemente,Se ben gli avvien, che da fonte proviene,Secondo l' uso si dirà prudente,Che savio è detto chi l'incontra bene.Però inver tra la gente è grand'errore,Che la ventura sol fa parer tale,E quel fol che più piace al suo volere.E non guarda ragion, tempo, o favore,Anzi fa bene a chi dovria far male,E male a chi dovrebbe il bene avere.Tratto da: "Scelta Di Poesie Italiane De' Piu Celebri Autori D'Ogni Secolo, Volume 1", di Antonio Benedetto Bassi - Lambert, e Baudouin, 1783, pag. 123Le altre uniche menzioni che ho trovate di Fabbruzzo da Perugia sono in Giosuè Carducci: Intorno ad alcune rime dei secoli XIII e XIV ritrovate nei memoriali dell'archivio notarile di Bologna.Altre notizie le ho poi trovate in "I primi bolognesi che scrissero versi italiani", un volumetto di sole 51 pagine, di Salvatore Muzzi, Edito nel 1863 da Speirani, pagine 19-22, ove viene data una diversa "traduzione" del sonetto sopra riportato.