Quid novi?

Terze Rime 19


Terze Rime di Veronica FrancoAddelkader Salza, Bari, Laterza 1913XIXDella signora Veronica Franca[Ad un uomo di religione, pel quale provò in gioventù un amore non dichiarato, Veronica manifesta, ora ch'egli è giunto all'età matura, i suoi sentimenti, mutati in fervida amicizia, e lo prega di benevola e cordiale corrispondenza.]Quel che ascoso nel cor tenni gran tempo con doglia tal, ch'a la lingua contese narrar le mie ragioni a miglior tempo; quelle dolci d'amor amare offese, che di scovrirle tanto altri val meno, quanto ha più di far ciò le voglie accese; or, che la piaga s'è saldata al seno col rivoltar degli anni, onde le cose mutan di qua giù stato e vengon meno, vengo a narrar, poi che, se ben noiose a sentir fùro, ne la rimembranza or mi si volgon liete e dilettose. Così spesso di far altri ha in usanza, dopo 'l corso periglio, e maggiormente se d'uscirne fu scarsa la speranza. Or sicura ho 'l pericolo a la mente, quando da' be' vostr'occhi e dal bel volto contra me spinse Amor la face ardente ed a piagarmi in mille guise vòlto, dal fiume ancor de la vostra eloquenza il foco del mio incendio avea raccolto. L'abito vago e la gentil presenza, la grazia e le maniere al mondo sole, e de le virtù chiare l'eccellenza, fùr ne la vista mia lucido sole, che m'abbagliár e m'arser di lontano, sì ch'a tal segno andar Febo non suole. Ben mi fec'io solecchio de la mano, ma contra sì possente e fermo oggetto ogni riparo mio fu frale e vano: pur rimasi ferita in mezzo 'l petto, sì che, perduto poscia ogni altro schermo, arder del vostro amor fu 'l cor costretto: e con l'animo in ciò costante e fermo vi seguitai; ma mover non potea il piede stretto d'assai nodi e infermo. Tanta a me intorno guardia si facea, che d'assai men dal cielo a Danae Giove in pioggia d'oro in grembo non cadea. Ma l'ali, che 'l pensier dispiega e move, chi troncar mi poteo, se mi fu chiuso al mio arbitrio l'andar co' piedi altrove? Pronto lo spirto a voi venìa per uso, né tardava il suo volo, per trovarsi del grave pianto mio bagnato e infuso. E bench'al mio bisogno aiuti scarsi fosser questi, vivendo mi mantenni, come in necessità spesso suol farsi; e così sobria in mia fame divenni, ch'assai men, che d'odor, nel mio digiuno sol di memoria il cor pascer convenni. Così, senza trovar conforto alcuno, la soverchia d'Amor pena soffersi, in stato miserabile importuno; nel qual, ciò che i tormenti miei diversi far non potêr, col tempo i miei pensieri vari da quel ch'esser solean poi fêrsi. Voi ve n'andaste a popoli stranieri, ed io rimasi in preda di quel foco, che senza voi miei dì fea tristi e neri; ma, procedendo l'ore, a poco a poco del bisogno convenni far virtute, e dar ad altre cure entro a me loco. Questa fu del mio mal vera salute: così divenne alfin la mente sana da le profonde mie gravi ferute: il vostro andar in region lontana saldò 'l colpo, benché la cicatrice render non si potesse in tutto vana. Forse stata sarei lieta e felice, nel potervi goder a mio talento, e forse in ciò sarei stata infelice. La gran sovrabondanza del contento potria la somma gioia aver cangiato in noioso e gravissimo tormento; e, se da me in disparte foste andato, in tempo di mio tanto e di tal bene infinito il mio duol sarebbe stato. Così non vòlse 'l ciel liete e serene far l'ore mie, per non ridurmi tosto in prova di più acerbe e dure pene. Ond'io di quanto fu da lui disposto restar debbo contenta; e pur non posso non desiar ch'avenisse l'opposto. Da quel che sia 'l mio desiderio mosso in questo stato, non so farne stima, ché s'è da me quel primo amor rimosso. Quanto cangiato in voi da quel di prima veggo 'l bel volto! Oh in quanto breve corso tutto rode qua giuso il tempo, e lima! Di molta gente nel comun concorso quante volte vi vidi e v'ascoltai, e dal bel vostro sguardo ebbi soccorso! E, se ben il mio amor non vi mostrai, o che 'l faceste a caso, o per qual sia altra cagion, benigno vi trovai; per ch'ora in una, ed ora in altra via di devoto parlar, con atto umano, volgeste a me la fronte umile e pia; e, nel contar il ben del ciel sovrano, v'affisaste a guardarmi, e mi stendeste, or larghe or giunte, l'una e l'altra mano: ed altre cose simili faceste, ond'io tolsi a sperar che del mio amore cautamente pietoso v'accorgeste. Quinci s'accrebbe forte il mio dolore di non poter al gusto d'ambo noi goder la vita in gioia ed in dolzore. Mesi ed anni trascorsero da poi ond'a me variar convenne stile, com'ancor forse far convenne a voi. Or vi miro non poco dissimìle da quel che solevate esser davante, de l'età vostra in sul fiorito aprile. Oh che divino angelico sembiante, quel vostro, atto a scaldar ogni cor era d'agghiacciato e durissimo diamante! Or, dopo così lieta primavera, forma d'autunno, assai più che d'estate, varia vestite assai da la primiera. E, se ben in viril robusta etate, l'oro de la lanugine in argento rivolto, quasi vecchio vi mostrate; benché punto nel viso non s'è spento quel lume di beltà chiara e serena, ch'abbaglia chi mirarvi ardisce intento. Questa con la memoria mi rimena del vostro aspetto a la prima figura, ond'ebbi già. per voi sì crudel pena; e, mentre 'l pensier mio stima e misura, e pareggia l'effigie di quegli anni con questa de l'età d'or più matura, di fuor sento scaldarmi il petto e i panni, senza che però 'l cor dentro si mova, per la memoria de' passati affanni. In questo l'alma un certo affetto prova, ch'io non so qual ei sia; se non che vosco l'esser e 'l ragionar mi piace e giova; e, se 'l giudicio non ho sordo e losco, quest'è de l'amicizia la presenza, ch'al volto ed a la voce io la conosco. Del mio passato amor da la potenza queste faville in me sono rimaste, più temperate e di minor fervenza: da queste accesa, le mie voglie caste in quella guisa propria di voi formo, che 'l santo Amor a cinconscriver baste. In amicizia il folle amor trasformo, e, pensando a le vostre immense doti, per imitarvi l'animo riformo; e, se 'n ciò i miei pensier vi fosser noti, i moderati onesti miei desiri non lascereste andar d'effetto vuoti. Per cui convien ch'ognor brami e desiri de le vostre virtù gustar il frutto, e, quando far nol posso, ne sospiri. Ma, se convien a voi cangiar ridutto, e peregrin da noi gir in disparte, non mi negate il favor vostro in tutto. Basta che se ne porti una gran parte seco la mia fortuna: in quel che resta supplite con gli inchiostri e con le carte. Non vi sia la fatica in ciò molesta, poi che l'alma affannata, più ch'altronde, quinci gioiosa si può far di mesta. Quando siate di là da le salse onde, vi prego con scritture visitarmi piene d'amor che grato corrisponde: e, volendo più a pieno sodisfarmi, questo potrete agevolmente farlo con alcuna vostr'opera mandarmi. E, quand'io non sia dea d'impetrarlo, per alcun vanto espresso che 'n me sia, da la vostra bontà voglio sperarlo; da la vostra infinita cortesia, benché convien a l'amor ch'io vi porto, che da voi ricompensa mi si dia. E, facendo altrimenti, avreste il torto: ond'io, per non far debil mia ragione, del dever v'ammonisco, e non v'essorto. èi voglion certo amar quelle persone, da le quai noi amati si sentimo: così la buona civiltà dispone; e tanto importa ad amar esser primo, che, se l'amato a ridamar non vola, macchia ogni sua virtù d'scuro limo. Questo è, che mi confida e mi consola: che cader non vorrete in cotal fallo, ch'ogni ornamento a la virtute invola. Come bel fiore in lucido cristallo, traspar ne le vestigie vostre esterne lo spirto, ch'altrui rado il ciel tal dàllo: l'alma in voi nel sembiante si discerne, che di vaghezza esterior contende con le virtuti de la mente interne. Ben chi è tal, se lo specchio inanzi prende, dilettato dal ben che 'n lui fuor vede, a far simile al volto il senno attende; e, mentre move per tai scale il piede, nel proporzionar tal di se stesso, ogni condizion mortale eccede. Beato voi, cui far questo è concesso, cotanto alto già. sète salito, che nullo avete sopra, e pochi presso! Ben quindi fate ognor cortese invito, le man porgendo altrui, perché su monti, di zelo pien di carità infinito; ma tutti non han piè veloci e pronti, sì come voi, in così ardua strada, e voi 'l sapete, senza ch'io 'l racconti. Ma però nulla in suo valor digrada la vostra dignità, se in ciò s'abbassa, per sostener chi v'ama, che non cada. Io, sol nel primo entrar già. vinta e lassa, il vostro aiuto di lontan sospiro con occhi lagrimosi e fronte bassa: volgete il guardo a me con dolce giro, ed a la mia devozione atteso, degnatemi d'alcun vostro sospiro. Ciò ne la vostra assenza a me conteso prego non sia, e del vostro ozio ancora alcuno spazio a scrivermi sia speso: alcuna rara e minima dimora in quest'uso per me da voi si spenda, poi ch'a servirvi io son pronta ad ogni ora. Dal mio canto non fia mai che sospenda il suo corso la penna, e che con l'alma a compiacervi tutta non intenda. E, se non vi sarà gravosa salma il legger le mie lettere, vedrete che di scrivervi spesso avrò la palma: questa con vostra man voi mi darete, e de l'amor in amicizia vòlto, dagli andamenti miei, v'accorgerete. Non tengo ad altro il mio pensier rivolto, se non a farvi di mia fede certo, e mostrarvi 'l mio cor simile al volto, senza richieder da voi altro in merto, se non che 'n grado il mio affetto accettiate, a voi da me pien d'osservanzia offerto: e che innanzi al partir mi concediate ch'io vi parli e v'inchini; e, quando poi siate altrove, di me vi ricordiate, perch'io 'l farò con usura con voi. Del visitarne scrivendo, non parlo, scambievolemente intra di noi, ché ben son certa che verrete a farlo, questo officio gentil meco pigliando, che 'n alcun modo io non son per lasciarlo. Né altro: di buon cor mi raccomando.