Quid novi?

Rime inedite del 500 (XVIII)


Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)XVIII[1 Di Giambattista Guarini] Madrigale del signor cavaglier Guarini per una gentildonna innamorata d'un cavagliero, che non ardiva palesargli l'amor suo. Ohimè! m'ami, o non m'ami?S'io sospiro, sospiri,S'io te miro talor, me tu rimiri;Par che mi dica: io ardo;Ma però muto amanteParli sol col sembiante.Che dico amante? Amor non ha in te focoE, se tacer lo puoi, fint'è 'l tuo foco.Io ch'avvampo non taccio;Ma tu ch'hai muta lingua hai cor di ghiaccio. [2 Di Giambattista Guarini] Quale assimiglia la sua dama all'aurora.Non è questa l'aurora,Ch'oro il crin, rose il volto e gigli il senoSorge dei mar Tirreno?No che splender non suoleMai l'alba più del sole,Sì ch'aurora è costei del sol d'AmoreGià sento il caldo de' suoi raggi al core. [3 Di Giambattista Guarini] Anima dolorosa, che vivendoTanto peni e tormenti,Quant'odi, e parli, e pensi, e miri, e senti.Ancor sospiri? Che speri? Ancor timoriIn questa viva morte, in questo infernoDe le tue pene eterno?Mori, misera, mori,Che tardi tu, che fai?Perché morta al piacer vivi al martire,Perché vivi al morire?Consuma il duol che ti consuma omaiDi questa morte, che par vita uscendo:Mori, meschina, al tuo morir morendo. [4 Di Giambattista Guarini] Di Battista GuarinoAvido sonno, ingordo,Che ne' begli occhi di madonna staiDove ti nutri e pasci,E i miei la notte neghittoso e sordoA le lunghe vigilie in preda lasci.Fuggi, deh! fuggi omai,Che 'l sol già ruota in alto i caldi rai.Tu fratel della morte, tu' d'orrorePadre e d'ombre e de' fiumi,Che fai dentro a quei lumiChe son nidi d'Amore?[5 Di Giambattista Guarini] Erano infermi i più leggiadri lumiCh'abbia il cielo e la terra,E 'n quei bei lumi infermi infermo Amore.Talché l'arco e lo strale,Ond'anco al ciel fa guerraSprezzava ogni mortale.Quand'ei con un dolcissimo licore,Che in quei begli occhi mise,Sanò due stelle e mille cori ancise.[6 Di Giambattista Guarini] Del signor GuerrinoLicoriS'altrui splende il mio solePiù tosto egli m'involeQuella serena sua vita gioconda,E pur ch'altri non miri, a me s'asconda.DafneEt io non amereiQuel sol degli occhi miei,Se non fosse l'ardor di tutti i coriPur ch'a me non s'asconde, ognun l'adori.LicoriPrima ch'altri sospiriGradisca altri martiri,A miei nieghi pietate e non risponda,E pur ch'altra nol miri, a me s'asconda.DafnePrima che 'l paradisoPerder del suo bel viso,Trovino in lui pietà tutti gli ardoriPur ch'a me non s'asconda, ognun l'adori.LicoriNessuna il miri, o 'l brami,O sospirando il chiamiChe quel non è tesor ch'a tutti abbondaE pur ch'altri nol miri, a me s'asconda.DafneSperi ognun, e si vanteD'amarlo e farlo amante,E l'istessa beltà se n'innamori,Pur ch'a me non s'asconda, ognun l'adori.LicoriSia tutto, o nulla mioIl mio dolce desio,Né prima io sarò mai, s'altra seconda,Più tosto io prego Amor che me l'asconda.DafneO miri, o segua, o prezzeIl di mille bellezzeEt io l'ultima sia di tanti amoriNon farà gelosia ch'io non l'adori.Dafne e LicoriAmiam, che sol per fedeS'acquista gran mercede;Amiam, che i fidi cor' non abbandonaAmor, ch'a nullo amante amar perdona.[7 Di Giambattista Guarini] Di Battista GuarinoBaci soavi e cari,Cibi della mia vita,Ch'or m'involate, or mi rendete il core;Per voi convien ch'io impariCom'un'alma rapitaNon sente il duol di morte, e pur si more.Quanto ha di dolce amorePerch'io sempre vi baci,O dolcissime rose,In voi tutto ripose,E s'io potessi ai vostri dolci baciLa mia vita finire,Oh che dolce morire!Baci amorosi e belli,Mentre che voi m'apriteDi rubini e di perle alti tesori,E tra questi, e tra quelli,Aure dolci e gradite,Spirano di vitali arabi odori,L'alme dai nostri coriParton da la radice,E su le labia estremeL'una e l'altra si premeE bascia, e stringe, e sospirando dice:Amor, ch'unisce l'alme,Unirà ancor le salme.Baci affamati e ingordiAi cui misti diletti,Né mai si sazia amor, né mai respira:Tu, dente avido mordi,E tu, lingua, saetti,E mormorando parli: il cor respira.Intanto il guardo miraE mentre ognun pur vuoleMordere e sospirare,E vedere e baciare,Baci, morsi, sospir, guardi e paroleFan sì dolce concentoChe vi sta il cielo intento.Baci, cortesi e grati,E voi, labri amorosi,Che tanto date altrui quanto togliete.Chi v'ha così infiammatiDe' miei? Che sì bramosiVi fa di quello onde sì ricchi siete?Rose d'Amor ch'aveteD'ogni bellezza il vanto,Ben riconosco il dono,Per voi sì dolce sono:Basciate questi pur, che da voi quantoIn me si cura e prezzaTutto è vostra dolcezza.Baci, ohimè non mirate,Che mentr'io parlo oblioCome l'ora sen' va fugace e breve.Baciate, ohimè!, baciate,Lungo è il nostro disìo;Ma la speranza è frale e 'l tempo breve.Taccia chi gioir deve;Baci, non siate lenti,Venite a mille, a mille:Quante son le favilleDel mio bel foco, e quanti raggi ardenti,Mia luce, han gli occhi vostri,Sian tanti i baci nostri.Baci, di tante gioie una sol resta,Che tutte l'altre avanza,Sola del cor speranza.Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)