Quid novi?

Il Dittamondo (2-26)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO SECONDOCAPITOLO XXVIUn .M. un .C. due .I. con uno .L. si dicea, quando il primo Federico eletto fu e ch’io n’ebbi novelle. Il Barbarossa è questo ch’io ti dico, che fece arar la piazza di Cremona e seminar di miglio e di panico. Costui è quel che disfece Tortona e che Spoleti mise tutto al piano, come per lo Ducato si ragiona. Costui è quel che distrusse Melano, da poi che li fu dato Ugo Visconte, con ogni suo seguace preso, in mano. I magi tolse e mandolli oltra monte: lo pianto che ne fu per me si tace, se non ch’assai vi fen de gli occhi fonte. La fine sua a ragionar mi piace: dico, per acquistar la Santa terra di lá passò e fe’ col papa pace. E se la mia memoria qui non erra, il buono Saladino era allor vivo, che contro a’ cristian facea gran guerra. Or questo mio signor sí alto e divo bagnandosi nel Ferro poco stette, ché freddo venne e de l’anima privo. E come per alcuno autor si mette, al tempo suo nel cielo in una croce tre lune fun vedute schiette e nette; similemente, per scrittura e boce, che fun tre soli per quel propio modo veduti e l’un quanto l’altro ir veloce. Morto questo signor, del qual mi lodo, Arrigo, il suo figliuol, mi tenne apresso, del cui valor, parlando, ancora godo. Costui, da poi ch’ad acquistar fu messo, passò in Puglia col suo forte stuolo, la qual conquise per valore espresso. La donna di Tancredi col figliuolo Guglielmo prese e le sorelle ancora, che poi portâr ne la pregion gran duolo. Veduto fu un tale eclisso allora, che l’aire venne scura come notte di mezzo giorno e stette piú d’un’ora. Quegli uccelli, che volavano, a frotte sentito avresti cadere tra’ piedi, senza vedere albori né grotte. 45 Questo signor, del qual parlar mi vedi, regnar si vide otto anni imperadore, movendo contro al papa spesso i piedi. Non guardò vel né tempo al suo migliore Costanza sposa, a la qual succedea 50 di Puglia e di Cicilia l’onore. Ma poi che morte li fu cruda e rea, Otto ad Aquisgrani fu eletto, lo quale venne a me com’el dovea. Qui non ti conto se per suo difetto 55 fosse scomunicato, ma tal visse ricevendo e facendo altrui dispetto. Qui piacque a Dio che nel mondo apparisse a predicar Domenico e Francesco, onde la Fé rinnovando fiorisse. 60 Ancora in questo tempo ch’io riesco, Gog e Magog, ch’Alessandro racchiuse col suon, che poi piú tempo stette fresco, uscîr de’ monti con diverse muse e col fabbro Cuscan, lo qual fu tale 65 che piú paesi conquise e confuse. In questo tempo, per lo molto male che facea de’ Latin la gente Grecia, una compagna s’ordinò, la quale Costantinopol, che tanto si precia, 70 vinse per forza e ’l conte di Fiandra fu fatto imperador senza piú screcia. In questo tempo raunò gran mandra Otto di gente e, in Francia combattendo, coniglio venne e Filippo calandra. 75 Apresso quel che tutto qui comprendo, 155 quest’Otto, ch’io ti dico, passò il mare con ricco stuolo e di ciò lo commendo: ché, per volere il fallo ristorare, lo quale fatto avea contro a la Chiesa, passò di lá, ma tardi fu il tornare, ché, dopo lunga guerra e molta spesa, di morte natural costui morio, prima che Damiata fosse presa. Diece anni governò e tenne il mio 85 e al suo tempo in Fiorenza le parti s’incominciaro, secondo ch’io udio. Qui fu al ponte suo, con l’arme, Marti; qui Venus, col parlar falso e pietoso, col vago volto e coi capelli sparti; 90 qui fu Saturno giusto e disdegnoso, per cui influenza mosse la parola, onde piú tempo fu senza riposola mia gentile e nobile figliola.