Quid novi?

La Bella Mano (201-206)


La Bella Mano di Giusto de' ContiCCISole in altrui minuir della famaUna gran parte poi la sua presenza:Non in costei che è famosa in assenza,Et chi la vede più la pregia et brama.Al mio cor che in sospir sempre la chiama,Né saperia, né vorria viver senza,La si mostra di tanta riverenza,Ch'altro in terra non crede, altro non ama.Né ponno i miei vaghi occhi altra bellezzaMirar; sì gran piacer questa li dona,Che ogni altra per vil cosa odia et disprezza.Né mi è grato ascoltare altra persona;Tanta mi porge lo suo dir dolcezza;Se non lei, chi di lei meco ragiona.CCIINon per sdegni o geloxia quest'almaMai scema ponto della dolce face;Anci con maggior vampa ogni ora faceReintegrarmi in amoroxa salma:Et la speranza de octener la palmaPer ascusi signal, ch'altrui se face,Fiorendo sempre in me più verde giace,Et d'ogni suo contrario se dispalma,E 'l pensiero, e 'l dixio cresce et rinforçaE 'l cor s'accende ad seguitar l'impresa,Né vol già per viltà perder se stesso.Amor mostra ripar dov'è difesa,Porgendo all'ardir mio bastevol forçaPer ch'io pervenga al fin da lui promesso.CCIIILe rime nude, che noi fanno indegniDi posseder quest'angelico visoMandato per destin dal paradiso,Per più adornar d'amore i nostri regni,Rendano oramai posa agli occhi pregni,Et al mio petto stanco, ch'è divisoDal soave parlare et dolce riso,Dal bel costume et dagli atti benegni;Et cerchino a stil rozzo altra matera;Che a costei, di cui pur non sanno il nome,Credendola onorar, fanno vergogna.Le sue virtù, la beltà, la manieraSon d'altri assai più degni omeri some,Et da cetra d'Orfeo, non da sampogna.CCIVOcchi ligiadri, ove si posa Amore,Qualor con gran trionfo in terra scende,Ove ferma sue insegne et l'arco tendePer mostrar maggior forza et più valore;Occhi benigni, onde mi giunge al coreUn soave disio che m'arde e incende,Né quali apertamente si comprendeIl paradiso e il celico splendore:Occhi cortesi che, il sangue toltoSu nel vostro apparir, com'io vi guardo,Quel mi rendete, et più al pallido volto:Per quanto non vorrei prima o più tardoEsser venuto al mondo, et esser scioltoDalle catene di sì dolce sguardo.CCVMentre l'alma talor meco s'adiraDella pena soverchia, che le porgeCostei; ché il mondo di lei non s'accorge,E 'l mio cor sì, che sempre ne sospira,Amor m'assal dicendo: ingrato, or miraQuanto ben t'apparecchio, ove si scorgeLa virtude et beltà che in costei sorge,Qual più chiar'acqua d'un bel fonte spira.Mira il costume, i gesti et la maniera,Et l'adornar di sua candida gonna,Come ben mostra, morbida et vezosa.Deh non sai tu, benché a te paia altera,Che gentil, virtuosa et bella donnaDi natura conviene esser pietosa?CCVIChi vuol veder la neve et latte insemeMisti con rose et fior bianchi et vermigli,Mira il viso a costei quand'alza i cigliChe vergogna o disio gli abbassa o preme;Miri il candido collo et l'altre estremeParti che mostra dal piede a' capigli,Né punto poi di me si maravigli,Se il mio cor arde, et l'alma spera e teme.Ché non pur io, ma il sol se la vagheggia;Et tolta me l'avria, se il corso ancoraNol ritirasse ove Dafne verdeggia.Per lei Titon lasserebbe l'Aurora:Costei che il sa, perch'egli non la veggia,Chiusa et nascosta sta sempre in quell'ora.