Quid novi?

Ser Bernardo


Ser BernardoIn sul 1280 fioriva in Bologna un poeta volgare chiamato Ser Bernardo, che fu probabilmente notaio, come Ser Monaldo da Soffena, Ser Noffo d'Oltrarno e Ser Pace, che furon tutti notai: imperocchè, come asseriscono gli eruditi, se davasi del messere a chi non fosse volgo ma non fosse dottore, serbavasi il sere ai soli pratici dell'arte notaresca, i quali benchè cresciuti agli studi ed alla cultura di cose positive e di prescrizioni di codici, abbandonavansi talvolta ad ispirazioni fantastiche, ad amorosi sfoghi dell'anima, a voli d'italiana poesia, quasi per sollevarsi dal gran peso di quel latino barbarico, che parve imposto precettivamente a' notai di que' tempi.Credesi dunque che Ser Bernardo fosse notaio; ma non è cognito da qual famiglia avesse origine, essendochè i più accurati cercatori de' casati felsinei non fecer sinora buona prova rovistando a tal effetto negli archivi: laonde non gli diedero altro cognome, da quello infuori della città ov'ebbe tratti i natali.Ser Bernardo da Bologna fu amico di Guido Cavalcanti, fiorentino celeberrimo; di quel Guido che Benvenuto da Imola appellò il second'occhio della toscana letteratura, della quale Dante era il primo. Ed esso Dante nell'undecimo canto del Purgatorio, anteponendo Guido Cavalcanti a Guido Guinicelli e sè ad amendue, disse a modo di profeta:Così ha tolto l'uno all'altro GuidoLa gloria della lingua; e forse è natoChi l'uno e l'altro caccerà di nido.Se pertanto con un tant'uomo quale si fu il Cavalcanti ebbe amicizia il nostro nolaio Ser Bernardo, convien ritenere che a' suoi giorni fosse in voce di valente; chè il fiorentino non avrebbe coltivata l'amicizia d'un dappoco. Anzi oseremmo dire che fosse tra loro dimestichezza, se l'uno scriveva all'altro un sonetto, dandogli novella d'una forosetta, che parrebbe bolognese, la quale versava in angustie d'animo per la mala salute dell'insigne fiorentino. E non è meraviglia che una giovane felsinea fosse presa di lui, se tutti i dotti e i letterati di que' tempi traevano a studio nella bolognese Università.Or ecco il sonetto di Ser Bernardo a Guido Cavalcanti.A quella amorosetta forosellaPassò sì 'l cor la mala tua salute,Che sfigurò di sue belle parute,Ond'io le domandai: perchè, Pinella?Ma di te come udì lieta novella,Si fece tal che a pena l'ho credute,E risanò delle mortal feruteSplendendo come in firmamento stella.Poi con accento tenero soaveMi disse: amico, se ti piace, comeGuido di me la conoscenza ave?Io, come'l vidi, ben ne seppi il nome;Ei solo tiene del mio cor la chiave,E l'alme altere ei può far miti e dome.Del notaio ser Bernardo parlarono il Crescimbeni, il Muratori, l'Orlandi ed il Quadrio. Alcune sue rime si conservavano a penna nel secolo scorso dal chiarissimo bibliografo Pierantonio Serassi da Bergamo; ed altre in un Codice della Biblioteca de' Canonici Lateranensi, a s. Salvatore in Bologna, il quale era così intitolato: Rime antiche di diversi autori, copiate con diligenza da un libro scritto di mano dell'abate M. Loremo Bartolini, avuto in Firenze da M. Bartolini suo nipote di Dicembre 1564. Anche il Canonico Giovan Giacomo Amadei diligentissimo bibliofilo bolognese, possedeva alcune Rime di Ser Bernardo in un Codice antico manoscritto, che con molti libri di quel paziente raccoglitore di patrie memorie, passò ad arricchire la cospicua Biblioteca della celeberrima Università di Bologna."I primi bolognesi che scrissero versi italiani: memorie storico-letterarie e saggi poetici", Salvatore Muzzi, Speirani, 1863 - 51 pagine.