Quid novi?

Il Dittamondo (3-07)


Il Dittamonadodi Fazio degli UbertiLIBRO TERZOCAPITOLO VIICosí cercando per quella pianura, trovammo Prato che ’l Bisenzo bagna, dove si mostra la santa cintura. Passati la Marina, una montagna Solino m’additò, dicendo: "Vienne; 5 non vo’ che per l’andare il dir rimagna". E cominciò: "Dopo il diluvio, venne Atalante con la sua sposa Eletra d’Asia, dico, e quel bel monte tenne. Costui fu il primo che fondasse pietra 10 in Italia, per fermar cittadi, come pare in alcuna storia vetra. E ciò confessa il nome, se ben badi: Fiesola la nomò, però che sola prima si vide per queste contradi. 15 Tre figliuoli ebbe (e nota la parola) Italo, Dardano e Sicano poi, de’ quali al mondo ancor gran fama vola. Italo a Italia, dove siamo noi, lo nome diede e tanto poi si spazia, 20 ch’ un luogo fece, dove è Roma ancoi. Dardano, apresso, si trasse in Dalmazia e quivi per un tempo seggio fece; ma pur al fine del luogo si sazia. Abbandonato quelle genti grece, 25 ne le parti di Frigia si ridusse, lungo quel mar, fra genti grosse e biece. Con que’ compagni, che seco condusse, fermò una cittá, la qual Dardania volse che detta dal suo nome fusse. 30 In quella parte, dov’è or Catania, passò Sicano e del suo nome l’isola poi si nominò Sicania. Qui passo a dirti di quel monte, come fu ricco di buon bagni e bei ricetti, 35 di gran condotti e d’uno e d’altro pome". Cosí parlando tra que’ bei tragetti, giungemmo a la cittá che porta il fiore, degna di ciò per li molti diletti. Qui provai io com’è grande l’amore 40 de la patria, però che di vederla saziar non ne potea gli occhi né il core. A ragionar di questa cara perla il principio, non è dubbio che Roma l’abitò prima e le fe’ mura e merla. E per alquanti allor prima si noma piccola Roma; ma ’l nome non tenne, ché a ciò non era ancor la gente doma. Cesare, vinta Fiesole, lá venne e del suo nome nominar la volse; 50 ma per li senator non si sostenne. Poi per Fiorin, che la morte vi colse da’ Fiesolani, li fu detto Fioria e questo ancora, in parte, li si tolse. Al fine gli abitanti, per memoria 55 ch’ ell’ era posta in un prato di fiori, li denno il nome bello onde si gloria. Grande era e degna giá di tutti onori, quando Totila crudo, a tradimento, tutta l’arse e disfè dentro e di fuori. 60 Apresso questo gran distruggimento, per lo buon Carlo Magno fu rifatta e tratto Marte d’Arno e posto al vento. Vero è che sempre stette in gran baratta in fin che Fiesol poteo batter polsi; 65 ma poscia crebbe, come fu disfatta. E se del tutto allor si fossen spolsi, e non raccolto l’un con l’altro sangue, forse tal canterebbe, ch’ora dolsi: ché non è modo a racchiudere un angue 70 e l’uomo insieme, ché son sí contrari, ch’al fin convien che l’uno e l’altro langue. Io vidi molti luoghi ricchi e cari; ma sopra tutto mi piacque il Battista, che d’intaglio di marmo non so il pari. 75 E se compiuto fosse a lista a lista il campanil, come l’ordine è presa, ogni altro vincerebbe la sua vista. L’Arno, la Sieve, il Mugnone e la Pesa fregiano il suo contado con piú fiumi, 80 che sono a la cittade gran difesa. Di belle donne e con vaghi costumi, d'uomini accorti a saper dire e fare natura par che per tutto v’allumi. L’acque ha chiare e purifica l’a’re, 85 odorifere piante e ’l ciel disposto a viver sani e molto ingenerare. E senza dubbio quel ch’io t’ho proposto che Fiesol dificò, conobbe il loco com’era per li cieli ben composto. 90 Istato lá piú dí, che a me fu poco, noi ci partimmo e prendemmo il cammino, che ci affrettava per neve e per foco. Io andava col capo basso e chino, con piccol passo e co’ pensier sospensi, 95 quando mi dimandò "Che hai?" Solino. Allor l’acceso imaginare spensi e dissi: "A la cittá, che dietro lasso, avea il cuore con tutti i miei sensi": ché io piangea fra me e dicea: lasso!, 100 ritornerò giá mai a rivedere questo caro piacer, che ora lasso? "Ad altro ti convien lo core avere, rispuose a me, però che ’l tempo è breve, a cercar tanto quanto vuoi vedere". 105 Cosí parlando, passammo la Greve; e io, per la parola un poco acerba, vinsi il pensiero e fecimi piú leve.E cosí fan talor buone proverba.