Quid novi?

Semprebene della Braina


Semprebene della BrainaDue furono in diverso tempo gli uomini di questo nome. Uno di essi comincia a ritrovarsi negli Atti pubblici del 1225; dottore non ignobile di Legge, del quale parla lo storiografo Sarti nella sua opera dei chiarissimi professori della bolognese Università. Un altro Semprebene si trova menzionato fra i vivi nel 1292: notaio di professione, e figlio d'Ugolino dalla Braina notaio, ch'ebbe un fratello medico di nome Niccolò.Uno di questi Semprebene fu poeta del secolo XIII. e non ignobile, ma non potrebbe provarsi con assoluta sentenza quale fosse dei due. Parrebbe tuttavia più probabile (come ritiene il detto Sarti) che fosse il notaio Semprebene della Braina; da che sappiamo che i notari di que' tempi applicavan l'animo non rade volte alle belle lettere, come fu di Rolandino Passeggieri, che lasciò latini versi nella sua Summa Notarice. Senza dire di Brunetto Latini, di Francesco da Barberino, di Colluccio Salutati, cancelliere della Repubblica Fiorentina, e d'altri non pochi i quali erano ad un tempo e notai e poeti. E per vero nell'Archivio pubblico di Bologna si trovano molli Atti di Notari, che hanno o in fine o a tergo de' versi e degli squarci di letterari componimenti.Fiorì Semprebene della Braina nel 1250 e forse alquanto più tardi: e ciò affermasi pure dal Bembo, il quale lasciò scritto:« Da quel secolo che sopra Dante infino ad esso fu, incominciando, molti rimatori incontanente sursero non solamente di Firenze e di tutta Toscana, ma eziandio altronde, siccome furono Pietro dalle Vigne, messer Onesto e messer Semprebene da Bologna, e messer Guido Guinicelli, bolognese anch'egli, molto lodato da Dante.»Del rimatore Semprebene, annoverato dal Gravina nella Ragione Poetica tra gl'illustri verseggiatori del primo secolo, e che compose rime per lo più morali, come attesta il Montalbani nel vocabolista bolognese, non si conosce oggidì che una Canzone, la quale cpnservavasi manuscritta nella Chigiana e che il Crescimbeni ne' Commentari all'istoria della Volgare Poesia, dice che è scritta all'uso de' primi tempi, in cui le Canzoni si scrivevano a guisa di prosa, nè si andava da capo se non d'una in altra strofa; sicchè durò gran fatica a trarla dall'antichissimo carattere col quale è scritta, e distinguer l'un verso dall'altro, e darle la sua perfetta forma. Non di meno ben si conosce, al dire di lui, la bontà de' sentimenti che contiene, e la bella maniera colla quale son collocate le rime.Ed ecco senza più la Canzone del notaio bolognese, non come il Crescimbeni la trasse dal Codice, ma come piuttosto dal Nannucci a miglior lezione fu ridotta.Come lo giorno quando è dal mattinoChiaro e sereno egli è bello a vedere,E gli augelletti fanno lor latinoCantar sì fino ch'è dolce ad udire;Se poi a mezzo giorno cangia e muta,Ritorna in pioggia la dolce vedutaChe da prima mostrava.Lo pellegrino che securo andavaPer la speranza di quel giorno belloDiventa fello (1) e pieno di pesanza:Così m'ha fatto Amore a mia certanza.Così m'ha fatto amore certamente,Che allegramente - in prima mi mostroeSollazzo e tutto ben dall'avvenente (2);Alla più gente - lo core cangioe.Credendomi di trar tutta mia vitaSavio, cortese, di bella partita,E gir per quella baldoChe passa lo giacinto e lo smeraldo,Ed ave tai bellezze ond' i' desìoE saccio e crio (3) - che follia lo tiraChi lauda il giorno avanti che sia sira (4).Assai val meglio buono incominciare,Che dopo il fare - non val pentimento.Per voi m'ha messo, bella, Amore in mare;Fammi tornare - a porto di contento.Sì voi m'avete tolto remi e vela,Che travagliasi il cuore, nè medela (5)Ei spera, donna mia.Se m' hai levata la tua compagniaDeh me la rendi, donna, tutta in una.Non è in fortuna - tuttavia (6) lo Faro,E presso a notte viene giorno chiaro.Più bello sembra il mare, e più sollazzaQuand'è in bonazza - che quando è turbato.Il vostro aspetto, che 'I mio core allacciaPar che a voi piaccia - tener corrucciato:Ma non è donna che sia tanto bella,Che s'ella - mostra vista torva o fella (7)Alfine non disdica.Però vi prego, dolce mia nemica,Da voi sì muova mercede e pietanza,Sì che d'erranza - mi traggiate, o donna,Che di mia vita voi siete colonna.Note:(1) Provenzale fel, triste.(2) DM'avvenente, provenzale, cioè dalla mia bella.(3) E so e credo.(4) Sira, sera, siciliano e bolognese di diatetto vivo.(5) Latinismo, medicina.(6) Sempre; in provenzale tota via.(7) Triste, come al penultimo verso della prima strofa.Riportata la Canzone del notaio poeta, con quelle note che stimammo indispensabili, ci asteniamo da qualunque altra osservazione, parendoci che chiunque non sia digiuno dello stile é de' modi dei rimatori italiani del primo secolo, valga ad intendere tutta intera la Canzone medesima, la quale è sì ben condotta, che poche altre di quel tempo l'agguagliano; e splende poi di modi sì nobili e leggiadri, che niuno oserebbe tacciar di rozzo e di barbaro quest'ingenuo poeta."I primi bolognesi che scrissero versi italiani: memorie storico-letterarie e saggi poetici", Salvatore Muzzi, Speirani, 1863 - 51 pagine.