Quid novi?

Rime inedite del 500 (XXXIX-2)


Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)[14 Di Latino Latini]All'illustrissimo Cardinal Carafa.A voi, che fate in villa il carnevaleLontan dal volgo, e sempre ruminateQualche sacro concetto, utile e pio,Non devrà talor forse esser ingratoIl legger per trastullo onesto e breveQuel ch'or con questa vi manda Latino,Servidor vecchio, che tanto a voi deve,Quanto a niun altro del medesmo grado.Son ben rozze le cose, e mal condìteMa, se non erro, recaran piacerePer la varia mistura, e forma nuova,Per la facil maniera, e chiara luceCol modesto ricordo, e finalmentePer venir da chi v'ama e riverisce.[15 Di Latino Latini]All'illustrissimo Cardinal Sirleto.Lo star nel letto con dolor di testaBen grave spesse volte, e 'l non potereUsar degli occhi l'opra per vedereFan'altro che 'l pensar sol non mi resta.E perché al vecchio è cosa assai molestaLa vigilia notturna, e 'l non avereCon che egli ingannar possa il dispiacereChe sente allor la mente oziosa e desta.Però per mitigar tal noia io soglio,Condurmi in verdi prati col pensieroCarpendo or questo, or quel più vago fiore.E se ben d'essi frutto non ricoglio,Che duri vivo appena un giorno intero,pascomi almen per quel tempo d'odore.[16 Di Latino Latini]Quella somma bontà, che senza fineDi Dio nel ricco grembo si riposa,Poiché sempre non fassi al mondo ascosaE per far l'opre eccelse e pellegrineSparse il raggio che pria ne le divineMenti riluce, quinci alma e gioiosaL'anima rende, e fa ch'ogni altra cosaPer tal mezzo al ben esser(e) s'avvicine.Questa il numer produce e l'armoniaNe' suoni e nei color beltade e grazia,Nelle forme vaghezza e leggiadria.Amor fa poi che l'alma unqua non saziaQuesta varia bellezza ama, e desiaE di tal dono il donator ringrazia.[17 Di Latino Latini]L'uom che creato al suo fattor simileFu prima intiero, e di due lumi nato,Potea viver felice in tale statoE vivendo godere eterno Aprile.Ma perché seguitar volse lo stileConsiglio, ei stesso fu cagion ch'iratoGiove il divise, e nudo e disarmatoDa sé cacciollo in parte oscura e vile.Con sì misera vita e oscura sorteIn eterno perian l'umane squadre,Senza speme giamai di lieta vista.Amor l'ira placò del sommo padre,Onde aperte del ciel furon le porteE l'uomo il mezzo suo cerca e racquista.[18 Di Latino Latini]Chi non sa come l'alma oscura e informeAl suo fattor rivoltaDell'eterno splendor tosto si accenda,E come accesa torni un'altra voltaAl sole, onde maggior luce riprenda.Non sa come amor nasca,E men come si pascaE viva, e cresca, e venga al fin perfettoSpirto immortal sopra l'uman affetto.S'eterna è la bellezza, eterna l'alma,Che quell'ama e desìaDunque eterno è l'amor di Vener nato,E se doppio è lo statoDi questa, doppio amor convien che sia;L'uno celeste, e inviaLa mente alla beltà vera, e sovrana;L'altro volgare, e segue un'ombra vana.[19 Di Latino Latini]Degli appetiti suoi la briglia in manoTener de' sempre l'uom saggio e prudenteCol fissar l'occhio al segno, e colla mentePreveder gli accidenti di lontano.Chiudendo il passo ad ogni pensier vano,Col vedersi d'intorno ognor presenteQuell'eterno motor, che vede e senteQuanto asconde in secreto il cor umano.Di qui nasce il timor, ch'apre la viaA quella sapienza che non erra,E quanto val ciascuna cosa estima.Ben confess'io che sempre raso in terraStat'è chi asceso a tanto grado sia,Senza ottener da Dio tal grazia prima.[20 Di Latino Latini]Chiare, fresche e dolci acque, che 'n trent'anniDi mia più verde età mai non aveteSpenta in me dramma dell'ardente seteAnzi nodrita ognor con frode e inganni.Or che 'l benigno mio signore i vanniMi dona da volar sopra la reteDelle false lusinghe con che aveteProcuratomi ognor vergogna e danno,Fuggo da voi lontan, correndo all'acqueDel vivo, eterno fonte, a cui m'invitaIl buon pastor, ch'a mia salute attende.Per ber di quelle, dell'agnel che nacqueAl mondo sol per darne eterna vitaChe dalla morte sua deriva e pende.[21 Di Latino Latini]Signor, cui negra e lagrimosa vestaCuopre gli omeri e 'l petto, e doglia al cuore,Perché di questa vita uscita è fuoreLa bella e cara vostra sposa onesta?Degno è l'abito vostro, e degna questaVoglia d'affetto piena e di dolore,E degno l'alto suo funebre onore,E la memoria in noi, che di lei resta;Ma degnissimo è ancor che gli occhi vostriSi volghino a mirar qual vi preparaDi ciò che Dio ne sembra ampio ristoro.E di beltà vedrete, e di tesoro,E di gran senno adorna alma sì rara,Che faran noi felici e i tempi nostri.[22 Di Latino Latini]Al signor Giovanni Battista Spiriti.Se io potessi con lettere del carco,Che vossignoria sopporta in parteAllegerirla, farei che di carteE di miei scritti ognun venisse carco.Ma perché siate del scriver sì parco;Poiché con questo mezzo e con quest'arteIl duol che sempre v'ange vi comparte,Con me che volontier piglio l'incarco;Deh! se del vostro ben punto vi cale,Date principio ad onorata impresaObbliando il mal e la passata noia.Ché in questa vita misera e mortaleOgni grave tormento, et ogni offesaL'alma virtute cangia in dolce gioja.[23 Di Latino Latini]S'Ippocrate e Galeno avesser letto,O inteso quanto Prospero del Mastro,Harian senza sciroppo, onzion, o empiastroFatto gl'infermi sani uscir del letto.Né assunto in tal pregio unqua l'ElettoReobarbaro sarìa, né ZoroastroAttribuito harebbe a maligno astroMorte d'alcun; ma a medico imperfetto.L'umor che pecca, le postème e i maliTutti che spesso dar soglion la mortePurga pel naso Prosper con grand'arte.Col nodrir sempre scabbia in quella parteGli uomin condotti a loro estrema sorteFa sani in fatto e poi quasi immortali.[24 Di Latino Latini]Per l'ambizione.O di vane speranze e d'error carca,Ornata d'umiltate altiera e fintaDi color mille in aspetto dipinta,D'ogni inganno fontana e di frode arca.Quando fia che di te libera e scarcaDa bella gloria, e vero onor sospintaL'alma mia s'erga e di vergogna tintaA destra l'onda solchi in fida barca?Tu che per me, signor, l'eterno padreCol tuo sangue placasti, e 'l scritto orrendoScancellasti di man dell'oste tolto,Soccorri al servo tuo, che a te piangendoChiede mercé per la tua cara madre,Sì che al ciel torni d'esti lacci sciolto.[25 Di Latino Latini]Adi' 20 novembre giorno anniversario della creazion del mio Cardinale.Già non più verdi fronde, o vaghi fioriSpargete allegro intorno al santo altare,Spirti gentil, a cui convien lodareOggi largo dator di sacri onori.Ma in lor vece e d'incenso, e grati odoriE di pregiate spoglie, ornate e rareOfferite al Signor vittime careDe' vostri umil, devoti, ardenti cuori.Poi con certa speranza e ferma fedeA viva forza di caldi sospiriFate salir al ciel queste parole:Signor, che l'universo reggi e giriPer illustrarne d'un più chiaro sole,Ergi il tuo servo all'alta e sacra sede.[26 Di Latino Latini]Per il cardinal Cornaro fatto Legato.Dall'antica, onorata e nobil piantaChe già molt'anni dal caldo, e dal geloIn terra ne difese, et ora in cieloSi sta fra l'altre e più gradita e santa,Nascer l'arbor novella, ch'oggi ammantaL'amata greggia sua, cui tanto zeloMostrasti già mentr'il corporeo veloTi cinse ch'ella ancor sen' gloria e vanta.Onde puoi ben la sua populea frondaNon senza invidia dell'altero GioveLasciar per questa, e girtene superbo.Ché di pregiati frutti essa fecondadi Minerva e di Febo a imprese nuove,E glorïose inalzerà Viterbo.