Quid novi?

I primi bolognesi...(conclusione)


CONCLUSIONEAvendo recato le notizie dei nove bolognesi che dettarono volgari poesie nel primo secolo dell'italiana favella e nel principio dell'altro, non abbiamo inteso di far parola de'principali poeti della Penisola, ma d'antichi rimatori che recarono, e non indarno! la loro pietra per innalzar d'edificio dell'italiana letteratura: di quella letteratura che andava già per le bocche dei dotti ma non era ancora in iscritto raccolta, e che aveva mestieri d'iniziatori per ispandersi fra le genti e potersi rendere universale. Tali iniziatori furono i Siciliani, i Romagnoli e i Bolognesi, cui tennero dietro i Toscani, ai quali toccò e restò il vanto della più polita e più gentile favella. I quali tutti iniziatori della bella lingua armoniosissima, che si fece poi universale per l'invenzione della stampa, non debbono andare dimenticati dai posteri, ma debbono invece esser tenuti in onore. E se d'onore sono degni i padri e gli ampliatori delle buone ed utili discipline, assai più lo debbon essere coloro che al merito scientifico e letterario aggiunsero amor di patria e quell'esemplare emulazione che tanto giova a chi discende con altri ed altri nella medesima palestra. Il perchè ne gode l'animo pensando alla concordia d'affetto che regnava tra i padri della nostra lingua da val di Po all'estremo lembo della Sicilia, con vantaggio e lode comune; mentre si stringe il cuore alla vista di più recenti letterati, che postergata ogni amicizia ed ogni scambievolezza di consiglio, si mostrati fra loro rabbuffati ed iracondi; talchè non paiono usciti dalle scuole dell'Accademia, ma dal sangue e dalle coltella dell'Anfiteatro. Non potrà dunque (conchiuderemo col Perticari) dirsi perfetto in ogni sua parie chi pasce la mente di qualche dottrina, -se ad un tempo non nutre l'animo di virtù, e non caccia fuori di sè l'ira, l'invidia, la vile ambizione, il dispetto è l'odio dell'altrui fama: affezioni tutte che non si accordano giammai con chi aspira all'onesto vinto di essere sapiente."I primi bolognesi che scrissero versi italiani: memorie storico-letterarie e saggi poetici", Salvatore Muzzi, Speirani, 1863 - 51 pagine.