Quid novi?

Il Dittamondo (3-17)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO TERZOCAPITOLO XVIICome nel tempo de la primavera giovane donna va per verde prato, punta con l’oro de la terza spera, con gli occhi vaghi e ’l cuore innamorato cogliendo i fior, che li paion piú belli, 5 lasciando gli altri da parte e da lato; e colti i piú leggiadri e i piú novelli li lega insieme e fanne una ghirlanda per adornare i suoi biondi capelli; similemente io di landa in landa 10 cogliendo ogni bel fior del mondo andai, lasciando i vili da parte e da banda: e, raunati, apresso li legai in questi versi, sol per adornare le rime in che disio vivere assai. 15 Giunti in sul monte e volti verso il mare, disse la guida mia: "Qui drizza il viso e nota ciò che tu m’odi contare. Teseo, avendo in Creti il mostro ucciso, per lo caro consiglio d’Adriana, venne ad Atenes con gaudio e con riso. A tutti li suoi iddii, fuor ch’a Diana, fe’ sacrificio Oeneo, ond’ella acerba tempesta li mandò crudele e strana: i’ dico un porco, che guastava l’erba, 25 le bestie, biade, le vigne e le pianti, tant’era pien d’ardire e di superba. Due denti grandi, qual de’ leofanti, gli uscian di bocca affilati e taglienti e forti, come fosson diamanti. 30 E quai sono a veder carboni ardenti, cotai parean, nel crudel rimiro, gli occhi suoi fieri, vermigli e lucenti. Non minor era che i tori d’Epiro; tai, qual saette, le setole avea; 35 molto era, a riguardar, pien di martiro. Per cacciar lui, che tanto mal facea, si raunaron Castore e Polluce con gran compagna e due fratei d’Altea. Lá fu ancora l’uno e l’altro duce, 40 Teseo e Piritoo, e la bella Atalante ch’era, in quel tempo, nel mondo una luce. Lá fu Ianson con l’ardito sembiante, Idas, Peleus, Fenice e Panopeo, Ipoteus, Ceneo e lá Cteante; 45 lá fu Nestorre, Iolao ed Anceo; lá fu il padre d’Achille ed Echione; Pilius, Feretiade, Ippaso, Ileo. Lá fu Anfirao, Laerte e Talamone, Amficide ed il bello Meleagro, 50 Drias, Naricio, Acasto, Eurichione. Ora, perché ’l mio dir ti sia men agro, terrò piú lunga alquanto mia favella, perché ’l corto parlar talora è magro. Ben dèi pensar che la caccia fu bella 55 di cavalieri e d’argomenti strani, quando fra noi ancor se ne novella. Segugi, gran mastini e fieri alani v’erano molti e tra quelli una schiatta che prendono i leon: ciò son gli albani. 60 E tutti questi a quella gran baratta fuggian dinanzi al porco, come fosse ciascun coniglio stato, lievre o gatta. Echion fu quello che primo percosse l’alpestro porco e non passò la scorza, 65 ch’era come corazza o scudo a l’osse. Ianson lanciò lo spiedo con tal forza, che fallí il colpo; e il porco ferio sí Palamon, che la sua vita ammorza. Similmente Pelagona partio 70 con la gran sanna da la schiena al ventre, onde subito cadde e lí morio. E se Pilio non fosse stato in mentre accorto che ’l gran porco uccise i due, per un che li sgridò: – Guarda com’entre –, 75 morto era lí; ma piú che simia fue presto a montare un albore: onde ’l porco dentro al pedal ficcò le sanne sue. Anceo, che era acerbo piú di un orco, alzò la scure; ma ’l colpo li manca 80 e quel gittò lui morto in mezzo il sorco. Per mal li venne Enesim tra le branca; si fe’ d’Oritia, quando a lui s’arriccia: tutto l’aperse da la coscia a l’anca. Teseo, che ciò vede, a dietro spiccia; 85 ma Ianson, che lo volse ancor ferire, cucí un cane in terra con la friccia. Ed allora Pelleo il fece uscire de la gran selva e Talamone il tenne da lato al fianco per farlo morire. Pollux e Castor, l’uno e l’altro venne su due corsieri bianchi come cigni; ma pur niuno a lui ferir s’avenne. Qui vo’, lettor, ch’Atalante dipigni sopra un corsier, con quel leggiadro aspetto 95 che fai Diana, quando non t’infigni, con l’arco in mano e col vestire stretto e i biondi suoi capelli sparti al vento, sí che passi a veder ogni diletto: perché tal giunse, fuor d’ogni spavento, 100 con l’arco aperto e die’ d’una saetta al porco, in mezzo tra l’orecchia e ’l mento. E tanto il colpo e ’l bel ferir diletta a Meleagro, che a’ compagni disse: – Morto è costui, se un’altra ne li getta –.105 Il porco contro a’ cacciator s’affisse, credo per lo dolor, sí disperato, che folgor parve che dal ciel venisse. Qual li fuggia dinanzi e qual da lato, e qual morio in quella gran tempesta, 110 e qual tra’ piè li cadde inaverato. Qui Meleagro, in mezzo a la foresta, uccise ’l porco e, per donar l’onore, ad Atalante sua diede la testa,la qual fu fin del lor verace amore". 115