Quid novi?

Rime di Celio Magno (10-20)


Rime di Celio Magno10Fida mia cetra, a me fin da prim'annitrastullo sovr'ogni altro amato e caro,mentre fortuna e 'l ciel non mi negaroteco l'ore passar vote d'affanni;poich'empia sorte e ria con gravi danniil dolce stato mio cangia in amaro,ed oggi par che 'l mondo cieco, avaro,fuor che l'oro e l'aver tutt'altro danni;qui, dove già le dee del sacro montemi t'offersero in don con lieto voltoe m'invitaro al bel Castalio fonte,a questo verde lauro, onde m'è toltosperar corona a l'infelice fronte,t'appendo e lascio, ad altro fin rivolto.11A messer Girolamo MolinoQual Febo, già ripien d'alto diletto,da pria raccolse il generoso figlio,ch'impetrò poscia il suo mortal periglioe cadendo ebbe in Po tomba e ricetto,tal tu scopri ver me paterno affetto,mio vero Apollo: onde fidanza or pigliochiederti anch'io del tuo divin consiglioil lume, e 'l fren da te guidato e retto.Sì che l'alte tue vie, donde ricevetal luce il mondo, a me sian chiare e conte,e sia, s'al corso i' manco, il danno leve.Ché sol ch'altri il tuo carro ardito monte,è gloria tal che già curar non deve,s'a cader poi ne vien novo Fetonte.12Al clarissimo signor Domenico VenieroOh quanto fu, signor, felice il giorno,quanto ebbe allor virtù propizia stella,che voi, quasi d'un sol luce novella,feste di voi nascendo il mondo adorno.Fortuna solo ad empia guerra e scornocontra il vostro valor s'armò rubella,quando in infermo fral l'anima bellarinchiuse a far dolente, aspro soggiorno.Ma come in cava e tenebrosa fossache l'impeto ritien, vento raccoltopiù si riscuote e fa sentir sua possa,così lo spirto in egre membra involtorinfranca sua virtù quant'è più scossa,e s'alza a maggior ben nel mal sepolto.13Al clarissimo signor Orsatto GiustinianoSe ad ambo, Orsatto, il ciel con simil sorteun fratel già ci diede e poi se l' tolse,ristorò 'l danno allor che stringer volsetra noi di vero amor nodo sì forte.Questi rompendo i privilegi a morteil lor fraterno affetto in noi raccolse,e ognun saldò la piaga onde si dolse,le lor vite sentendo in noi risorte.Ma qual di carità nome più chiarosanta amicizia in sé non chiude? E qualecaso addolcir non può grave ed amaro?Non ha tesoro il mondo a questo eguale,né virtute ed amor pregio più raro,né maggior don dal ciel vita mortale.14Sopra il palazzo di messer Camillo Trivisano in MuranoViva questo superbo e nobil tetto,sì che volger di ciel mai nol consume:trofeo d'alto valor, sacro a quel numech'orna altrui di saper la lingua e 'l petto.E di lui che l'eresse il nome elettoportando ovunque il sol porta il suo lume,qui la Fama talor le stanche piumeposi, come in suo proprio almo ricetto.Qui giunta, or a l'adorna e viva fontesi rinfreschi le labbra; or l'aura accolga,ch'eterna spira al bel giardino in fronte;or del suo gran Camillo in sé rivolgal'altere lodi, e in farle ognor più conteda lui del ben parlar l'essempio tolga.15Al signor Sforza Brivio e al signor Bernardo MaschioO del più prezioso uman tesoroproprio e nobil ricetto alme gradite,mentre insieme i cor vostri amando unite,sì ch'un senso, un voler sempre han tra loro;quanto è l'uso tra voi, tanto è 'l ristoro,in continua d'amor cortese lite.Anzi, un spirito sol regge due vite,tra voi stessi godendo un secol d'oro.Io tanto ben sovr'ogni sorte ammirocon dolce invidia; e d'esser anch'io strettoin sì bel nodo m'arde alto desiro.Che 'l valor vostro adempiria 'l diffettodel mio men degno; e s'in me 'l cor rimiro,primo andrei, non che par, col vostro affetto.16Benché per novo sdegno Amor sospintodel vostro cor vi sembri e 'n fuga volto,deh sia nel perseguirlo il fren raccolto,e 'l vano ardor de la vendetta estinto.Spesso, ov'altri più 'l caccia e tien per vinto,più riman preso e ne' suoi lacci avolto;ch'in nove insidie del nemico è coltoe dà certa vittoria un perder finto.Cessi adunque il furor, né di man v'escadardo che poi con doppio aspro tormentorivolto in voi le vostre piaghe accresca.Ch'un solo sguardo a raddolcirvi intentodi que' begli occhi, onde 'l crudel v'invesca,mille sdegni pò far di nebbia al vento.17Sopra una statua di Venere scolpita da messer Danese CataneoSu la conca natia, de l'onde fuore,Venere novo Fidia ignuda finge,che con le belle man la chioma stringeperch'espresso ne stilli il salso umore.Giura chi mira in lei con dolce errorech'è carne il marmo, e vivo spirto cinge;e la beltà celeste i cor constringe,benché di ghiaccio, ad avampar d'amore.L'opra, Danese, è tua, scultor divino;al cui scarpello i più famosi carmicedono il pregio in render vita altrui.Ch'a l'arte tua più vaghi i parti suiscorge natura, e stiman gloria insinogli stessi dèi spirar dentro a' tuoi marmi.18Sembrin le piume tue pungenti spinea chi 'l corpo ti crede e pace spera,ingrato letto; e in te sanguigna schieradi sozzi, avidi vermi il ciel destine.Lunge il sonno da te la via decline,o venga in vista spaventosa e fera;ed Aletto, Tisifone e Megerascuotan d'intorno a te l'orribil crine.De' suoi dolci t'escluda almi riposiImeneo sacro, e ti bestemmi e dannia steril nido d'infelici sposi.Morte ti vesta ognor d'oscuri pannisotto cui stian ben mille morbi ascosi;tal ch'aborrito poi ti rodan gli anni.19Sopra l'Europa di messer Giulio BallinoD'Europa tutta le città più chiaree lor memorie, in mille inchiostri sparteha 'l Ballin qui raccolto in poche carte,chiudendo quasi in picciol vetro il mare.Qui, senza il piè stancar, presente apparequal più brami veder lontana parte,e quanto acquista un lungo studio ed artevien, ch'altri in breve e dolce spazio impare.Qui leggendo vedrai con chiari essempicome volga fortuna imperi e regniin compagnia degli anni ingordi ed empi.E come l'opre e i nomi illustri e degnidifender può da tante ingiurie e scempisolo il favor de' pellegrini ingegni.20Sopra il trattato del perfetto amante del signor Brunoro Zampesco- Quando talor da' tuoi pregiati e degnistudi cessa il tuo figlio, invitto Marte,meco brev'ozio spenda, e i modi e l'arted'un amante perfetto al mondo insegni.La man, ch'ad alto onor destini e degni,e già mille tue lodi intorno ha sparte,spieghi ancor le mie glorie in dotte carte,e tua spada a' miei strali unir s'ingegni.Quinci eterno vivrà ne l'altrui pettocon più lucenti fiamme il foco mio,raddoppiando ad ogni or speme e diletto. -Ciò detto, Amor de' suoi tesori apriol'ampie ricchezze al suo Brunor diletto,onde poi sì bell'opra al mondo uscìo.