Quid novi?

Il Dittamondo (4-01)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO IIn forma quadra era il loco ch’io dico, disabitato tutto e senza porte, messo in dispregio per vecchio e antico. E, poi che dentro fui con le mie scorte, vidi una loggia fatta per memoria, 5 a volte tutta, intorno a una corte. In ogni quadro suo avea una storia con gran figure di marmo intagliato sí belle, che ’l veder mi fu gran gloria. Quivi era nel principio storiato 10 Cres, figliuolo di Nembrot, del cui nome apresso Creti fu cosí chiamato; poi Cielo, poi Saturno, e seguia come Giove cacciava il padre fuor del regno con poca compagnia e con men some. 15 Seguia di Giove ancor, sí come a ’ngegno con Almena giacea e quanto Giuno ebbe il figliuol ne la culla a disdegno. Sí mirando gl’intagli a uno a uno, seguir vedea come Ercules conquise 20 Anteo gigante, che vincea ciascuno; similemente come a morte mise Busiris, le tre Arpie e Gerione e come Cacco ne la cava uccise. Quivi era ancora del fiero dragone, 25 che guardava il bel pome, l’aspra morte e quella de la cerva e del leone; poi come entrava per le infernal porte e ’ncatenava Cerber con tre teste, e sostenea il ciel, tant’era forte. 30 Seguia, apresso, il danno e le tempeste del fiero porco, ch’Arcadia guastava, e come l’uccidea ne le foreste. Quivi era ancor come la morte dava a Diomedes, a Nesso e al centauro 35 e la cagion perché ben loro stava. Quivi era in terra Acheloo il gran tauro; quivi tollea lo scudo e la lorica a Menalippa, che lucean com’auro. Quivi era Iole, l’ultima sua amica; 40 quivi parea tagliar le teste a l’idra e rotare ad un sasso il tristo Lica. E sí come uom, che mirando disidra di piú vedere e che quel che ha veduto ne la sua mente imagina e considra, 45 facea io; e poi che proveduto ebbi la prima parte, gli occhi porsi a l’altra, e, come gli occhi, il passo muto. Carano re con molta gente scorsi sí come Agar edificar facea 50 e l’agurio del sito non trascorsi. Cinus, Tiramans, Perdiccas vedea, Archelao, Filippo e, dopo lui, Aeropus, Alceta e Amintas parea; poi seguiva Alessandro e di costui 55 prima parea che statua d’oro Apollin ricevesse che d’altrui. Nove n’annoverai dopo costoro, tra’ quali vidi Archelao secondo piú dato a studio ch’ad altro lavoro. 60 Aspero e fiero quanto fu al mondo nel suo aspetto quivi si mostrava Filippo armato e d’animo profondo. Quivi era come Olimpia sposava con molta festa e, apresso, seguia 65 come Atenes e Tessaglia acquistava. Quivi era come in rotta si fuggia la gente sua, ferito ne la coscia, lasciando la gran preda per la via. Quivi era il gran martiro e quell’angoscia che sofferson da lui le genti grece, per che suggette e ferme li fun poscia. Quivi era come sedici anni e diece regnato avea allora che fu morto tra’ suoi e la vendetta che sen fece. 75 Non vidi lá tra quelli intagli scorto come Arruba a la morte condusse e tolse il regno falsamente e a torto. Non vidi lá, né credo che vi fusse, sí come i suoi fratelli ancora uccise 80 né la cagion che a tanto mal l’indusse. Non vidi lá quel fallo che commise per aver Cappadocia al suo dimino, e quando i due signori a morte mise. Quivi era com Natanabo fuggio 85 di Egitto a Filippo e cosí come Alessandro era tal, che nel disio piú non cercava latte né idiome. Allor pensai e dissi: "Oh quanto è falsochi incolpa altrui a torto e dá mal nome 90e quanto è giusto se ’l compra poi salso!".