Quid novi?

Il Dittamondo (4-04)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO IVSí come mossi un poco innanzi il passo, vidi quindici re seguire apresso, ciascun, qual fu, regnar nel suo compasso. Filippo Arideo quivi era messo dinanzi a tutti e l’ultimo poi vidi 5 Perseo in atto d’uom che piange adesso. Lettor, non vo’ che, leggendo, ti fidi ch’io divisi le storie tutte a punto ne le figure, com’io le providi, però che sí mi stringe, a questo punto, 10 la lunga tema, ch’io fo come ’l sarto, che per fretta trapassa spesso il punto. Venuto al fin di questo quadro quarto, Antedamas domandai se v’era che fosse da notare altrove sparto. 15 Rispuose: "No; ma di questo t’avera: che pria che Roma n’avesse il dominio, di nove cose assai da notar c’era: i’ dico quando Paulo e Muminio acquistaro il paese, per che allora 20 arso e guasto fu ogni bel minio". "Indarno omai, diss’io, qui si dimora; buono è il partire e ritrovar la via, ché c’è del dí ben da sette ore ancora". E colui, ch’era in nostra compagnia, 25 ci disse: "In fine al fiume di Strimone con esso voi la mia venuta sia". Noi, dopo questo, senza piú sermone, indi partimmo e trovammo la strada buona e diritta a la mia intenzione. 30 "A ciò che senza frutto non si vada, disse la guida mia, è buon trattare alcuna cosa di questa contrada. Dico nel tempo, che piú vecchio pare, questo paese Emazia si disse 35 da Emazio, che il prese ad abitare. Apresso, Macedonia sí si scrisse da Macedo di Deucalion nepote, che tenne il regno tanto quanto visse. Per queste piagge e pendici remote 40 a chi sa l’arte e far ne vuol la prova oro e argento assai trovar ne puote. Qui la pietra peanite non è nova e propio in quella parte ov’è la tomba di Tiresia molte se ne trova. 45 Quando ’l torbo aire per gran tron rimbomba, e l’acqua versa sí forte e rubesta, che sassi per le rive move e spiomba, la battaglia crudel ci è manifesta dove fun morti li giganti in Flegra, perché grandi ossa scopre la tempesta". E poi che ’l dí, andando noi, s’annegra, Antedamas ad un ostel ci guida, dove stemmo la notte tutta integra. Ma come il sol sopra ’l cerchio si snida 55 che si chiama orizzonte, il cammin presi con la mia compagnia onesta e fida. Forse otto miglia era ito, ch’io compresi un monte innanzi a me, ch’era alto tanto, che indarno l’occhio a la cima sospesi. 60 Allor mi volsi dal mio destro canto e dimandai Solin: "Che monte è questo, che sopra ogni altro si puote dar vanto?" Ed esso a me rispuose accorto e presto: "Olimpo è detto, lo quale ololampo 65 interpretato trovi in alcun testo". E io a lui: "Di salir suso avampo sí per la fama sua, sí per coloro che lá su, per veder, giá puosen campo". Qui non fun piú parole né dimoro: 70 le guide mie si misono a salire su per lo monte e io apresso loro. Lettor, tu dèi pensar che senza ardire, senza affanno soffrire l’uom non puote fama acquistar né gran cosa fornire. 75 Io non fui su per quelle vie rimote, ch’ogni mio poro si converse in fonte e acqua venni dal capo a le piote.9 Ma poi ch’io fui al sommo del gran monte, dove posar credea e prender lena, 80 io mi sentio gravar gli occhi e la fronte, e ’l sangue spaventar per ogni vena, tremare il cuore, e venni freddo e smorto come chi giunge a l’ultima sua pena. Solino allora, sí come uomo accorto, 85 misemi al naso una bagnata spunga, per la qual presi subito conforto: "Piú non temer che l’accidente giunga, però che qui trovâr questo argomento quei buon che veder volsono a la lunga". 90 Come fuor mi sentio d’ogni spavento, con le mie guide e con la spunga al naso mi mossi tutto ancor debole e lento. Io vidi un fiumicel, che raso raso passava per lo monte tanto chiaro, 95 che mi sovenne di quel di Parnaso. Poi un divoto loco mi mostraro somigliante a la Verna, ove giá fue l’altar di Giove e ’l tempio santo e caro. Cosí andando sol con questi due, 100 Solin mi disse: "Or puoi veder che Omero non ignorava il sito di qua sue, e che Virgilio ancor ne scrisse il vero: vedi i nuvol che cuopron l’altre poggia e qui è l’aire chiaro, puro e intero. 105 Grandine mai non ci cade né pioggia e di quattr’ore pria che porti il giornoil sol fra noi lá giú, qua su s’appoggia".Cosí cercammo quel monte d’intorno.