Quid novi?

Rime di Celio Magno (33-40)


Rime di Celio Magno33Sepolcro del Petrarca in ArquàQui pur giace il gran Tosco; a lui t'inchina,cor mio divoto, e 'l sacro marmo adora;qui pur chiusa è la spoglia ove dimorafe' quell'alma, tra noi rara e divinaVilla felice, a cui tal si destinatesor che sovra ogni città t'onora:come desta a virtù, come innamoratua vista, e fa dei cor dolce rapina.Per questi colli errò, quest'aria intornoinfiammò co' sospir del nobil zelo,onde cotanta gloria al mondo uscìo.E quinci, fuor del suo mortal soggiornolieto volando, a riveder se n' gio,ed a goder l'amata donna in cielo.34In morte della signor Margherita Martinengo figliuola del signor Conte Marc'Antonio da VillachiaraQual d'Aletto furor la man che strinseMargherita a la tua, santo Imeneo,Armò sì cruda in te? Qual destin reote, di viver sì degna, a morte spinse?Come al ferir giusta pietà non vinseil ferro istesso, e intenerir nol feo?Come soffrir quel colpo il ciel poteo,ch'in terra il fior d'ogni sua grazia estinse?O d'empia gelosia cieco sospetto,stimar la fede infida e 'l proprio errorepunir ne l'altrui puro e casto petto!Ma nostro è 'l danno, e non già tuo: ché fuored'affanni, or giunta al vero ben perfetto,godi l'eterno tuo sposo e fattore.35Dal ciel, dove al suo dì prescritto il volospiegò da questo uman penoso infernola tua dolce sorella, e de l'eternosuo sposo or gode infra beato stuolo,così ti prega, pia: - Deh frena il duolo,ch'offende la mia pace e 'l re superno;troppo col senso errar lunge io ti scernodal vero ben, ch'in Dio riposto è solo.Per morir nacque il mio corporeo velo,per viver l'alma al suo fattor unita,cui teco il cor sacrai con puro zelo.Così tua via per l'orme sue fornita,tu ancor la terra cangerai col cielo,meco rinata in quest'eterna vita. -36In morte della clarissimo signor Chiara Bragadino: la quale, per la sua singolar bellezza, era chiamata communemente la dea Venere- Ahi fato iniquo! Ahi morte empia e rapacech'involi al mondo il fior d'ogni bellezza!Ahi, ché 'l sol d'onestate e gentilezzain questa invida tomba estinto giace!Resti pur l'arco qui, resti la face:ch'ad arder e ferir mia forza avezzada quel bel volto, ogni altro vanto sprezza;né vo' né debbo aver col ciel mai pace.Pianga Adria meco i suoi perduti onori,e poi mai sempre in questo amaro giornorinovi il pianto e 'l caro nome adori. -Con tai lamenti al mesto sasso intornosparse in gran copia Amor lagrime e fiori;e 'l ciel si fe' di due Veneri adorno.37[In morte di Irene di Spilimbergo]Tra l'altre donne, qual purpurea rosatra bianchi gigli e pallide viole,ed anzi pur, qual tra le stelle il sole,fu quest'anima eletta e gloriosa.Fiamma d'amor ne' suoi begli occhi ascosa,quella, ch'esca divina accender suole,degn'opre, alti desir, sagge parolela fer nel mondo a noi mirabil cosa.Né fior alcun giamai tronco o distruttofu per ria sorte in sul suo primo onorecon maggior speme di fecondo frutto;né sole unqua più chiaro a l'aprir fuore,sì tosto al fin del suo bel dì condutto,lasciò più meste e tenebrose l'ore.38Ecco di rose, a questa tomba intorno,aprir, quasi in su' onor, pomposa schiera;che 'l seno aprendo sembran dir: - Tal eradi colei che qui giace il volto adorno;e tal ne sentian l'altre invidia e scornoqual di noi gli altri fiori a primavera.Cresceale il vanto odor d'onestà vera,ch'in lei fea con Amor dolce soggiorno.S'oltra ogni stil fiorisce in noi beltade,è perché nel terren ch'in sé conversele belle membra, siam concette e nate;Ma qui tosto ancor noi cadrem disperseda l'aspra pioggia, in che l'altrui pietatene tien, piangendo, eternamente immerse. -39In morte della clarissimo signor Elena LoredanaSedea morte crudel nel vago volto,ma quasi di su' error temendo scorno,lo spirto fea sotto bel ciglio adornoparer dal corpo in dolce sonno sciolto.Era Amor con Pietate ivi raccolto,e come augel che voto al suo ritornoritrova il nido, a que' begli occhi intornose n' gia piangendo il caro sguardo tolto.Ma poi che vani i suoi lamenti scorse,preso in aria 'l camin, con voce mestatai detti volto a la compagna porse:- Io me n' vo dietro a la bell'alma onestapoggiando al ciel, donde qua giù mi scorse;tu per me nel suo volto eterna resta. -40In morte della clarissimo signor Chiara CapelloPoi che al sepolcro Amor di pianger lassofu la nobil sua donna a morte giunta,prese uno strale e con l'acuta puntasegnò di cotai note il bianco sasso:- Mai non discese in questo viver bassoalma più bella a più bel corpo aggiunta:Chiara fu 'l nome, e dal suo fato giuntafe' rimaner di luce il mondo casso.Ma s'è chi veder brami il suo bel volto,miri nel sol, ché di splendor e fiammatalor fu l'un per l'altro in cambio tolto.Come i cor poi struggesse a dramma a dramma,veggal da ciò: ch'ancor chiuso e sepolto,l'anime fuor dal freddo marmo infiamma. -