Quid novi?

Il Dittamondo (4-06)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO  VIQui segue ’l tempo a ragionar di Trazia, però che giunti in su la proda semo, e dir di quel che dentro vi si spazia. "Questo fiume, che vedi, di monte Emo, disse Solino andando noi, discende 5 né perde in fine al mar vela né remo. Tiras fue da cui il nome prende, creato da Iafet, questa provincia, ben che per altro modo alcun lo ’ntende. Questo paese, quando s’incomincia 10 il mondo ad abitar, molti e diversi popoli tenne per traverse e schincia: i’ dico Massageti, Siti e Bersi, Sarmati e piú e piú barbara gente, de’ quali i nomi i piú sono ora persi. 15 E se tu leggerai e porrai mente non pur nel mio, ma in molti altri volumi, come viver soleano anticamente, vedrai ch’eran di modi e di costumi sí svariati da que’ che s’usan ora, 20 quanto è un corbo dal cigno di piumi. La natura de’ gru mi disse allora, come la scrive, e i bei provedimenti c’hanno al volare e al dormire ancora; e quanto sonvi con grandi argomenti 25 le rondini, lo stino e ’l bisanteo e nel viver solleciti e attenti. Cosí parlando, vidi Rodopeo al quale Rodopea di Demofonte lo nome dié, quando ’l primo perdeo. 30 Un fiume surge d’una chiara fonte, che Mesto noman quei de la contrada: questo passammo su per un bel ponte. Io udii ancora pur per quella strada che un altro v’era tanto grosso d’acqua, 35 che la state e il verno mal si guada: per lungo corso gran terreno adacqua e bagna di Pangeo la radice; poi corre in mare, dove si scialacqua: Ebrum, secondo ch’io udio, si dice; 40 e cosí me ’l nomò la scorta mia, andando sempre per quelle pendice. Poi ci traemmo per la dritta via, dove trovammo lo stagno Bistonio, ch’assai famoso par che di lá sia. 45 Un luogo v’è che si chiama Sitonio, ove Orfeo nacque, che col dolce sono lusingava in inferno ogni demonio. E cosí sopra il mare giunto sono, lo qual si stringe tra Abidos e Sesto sí, che da sette stadi esser vi pono. "L’occhio aguzza, Solino disse, a questo punto e nota ben ciò che io diviso, ché senza chiosa qui val poco il testo. Elles dal padre accomiatata e Friso, 55 colpa de la crudel noverca loro, che non soffria mirarli per lo viso, con un monton la madre e con molto oro apparve lor, dicendo: "Questo mare qui su passate e non fate dimoro, 60 e, per la vita, a dietro non guardare". Saliti in su la bestia forte e doma, entrâr ne l’acqua e misonsi a passare. Volsesi Elles lasciando corna e coma, onde giú cadde e annegata quivi 65 per lei quel luogo Ellesponto si noma. Passato Frisso e giunto sopra i rivi, forte piangendo la bella sorore, bagnava gli occhi suoi grami e cattivi. Con grande avere e con molto dolore, 70 come detto li fu, passò in Colco per fare a Marte, in quella parte, onore. A piè d’un arbor puose, sopra il solco, il drago e ’l tauro e suvvi l’aureo vello, per lo qual poi Ianson si fe’ bifolco. 75 Ancor per questo mar, ch’io ti favello, Aleandro, nuotando ov’Ero adora, perdeo la forza e affogò in ello. Similmente per questa stretta ancora Serses fe’ far di navi il forte ponte, 80 onde passò di qua in sua malora. Ma movi i piedi e drizza la tua fronte per ritrovare l’isole Ciclade, che cinque volte diece e piú son conte, ché piú non veggio per queste contrade 85 da notar cosa alcuna e, se giá fue, venuta è meno per la lunga etade". Per questo modo andando noi due, trovammo un legno a punto su la riva, sopra il quale ello e io salimmo sue. 90 Seguita ora ch’io divisi e scriva le novitá, ch’io vidi e ch’io udio per questo mar, di che la fama è viva,poi che da piaggia in tutto mi partio.