Quid novi?

Rime di Celio Magno (66-69)


Rime di Celio Magno66O del mio paradiso uscio gradito,dove mi chiama e poi m'esclude amore;ben parlo io col mio sol, ma il suo splendoreda te m'è chiuso, e 'l mio sperar tradito.Così Tantalo crede a dolce invitod'avari pomi e fuggitivo umore:e mentre l'alma ho dentro e 'l corpo fuore,senza vita rimango in due partito.Ma non vogliate voi dolce mia morte,ch'io sì vicin languisca al mio diletto,e invece di pietà pena riporte;ché, se m'apriste già del vostro pettoper man d'amor l'adamantine porte,perch'in questa l'entrar mi fia disdetto?67Di notte in braccio al mio tesor godeafelice furto; e per accorto farmide l'ora del partir, desto a chiamarmimeco un picciol del tempo indice avea.Guastollo Amor, che presso a noi giacea,quasi del suo nemico insegna ed armi:onde il tempo tradimmi, e fe' trovarmidal dì veloce in grembo a la mia dea.Ma disse Amor: — Sia lieto e dolce ingannoquesto; e segno a voi dia con quanta frettaper mai più non tornar l'ore se n' vanno.E che sol col seguir quel che dilettain questa vita, d'ogni oltraggio e dannocontra 'l tempo crudel si fa vendetta. —68O lieto dì che 'l digiun lungo scioltoa queste luci mie tanto bramosedi quella in cui mia vita il ciel riposem'ebbe ogni affanno in dolce gioia volto!Al mio novo apparir nel suo bel voltocrebbe il color de le vermiglie rose:e ne la fronte Amor dipinto esposel'alto piacer dentro 'l suo petto accolto.Deh chi la tenne a fren? Ch'al collo prestem'apria le braccia, e da' coralli amatisugger mi dava allor nettar celeste.Col cor baciommi: e voi, cortesi e gratial mio felice ardor, pegno me n' destecon più d'un dolce sguardo, occhi beati.69In laude degli occhi dell'amataQuanto in voi, donna, io miro,tutto è grazia e bellezzae m'empie il cor di meraviglia e foco.S'al biondo crin mi giro,l'oro ha minor vaghezza;s'a l'alma fronte, il ciel sereno è un gioco;chiamar poi rose è pocoi fior del vago viso,o la man neve, e 'l seno.Chi de la bocca a pienopuò 'l tesoro lodar? Chi 'l dolce riso?Tutto è bel, tutto è caro:ma più de' bei vostr'occhi il vanto è raro.Son gli altri vostri onorimiracol di natura;questo par che da Dio proprio discenda.Quel vince ogni bel fuoridi voi; questo l'oscura:cui cede anco ogni bel ch'in voi risplenda.Né perché il ciglio ascendaa tanto onor perdetede l'altre parti il pregio:che vostro è privilegioparer più bella ove men bella sete.Beltà con beltà giostra,e vinca o perda, tutto è gloria vostra.Così chi 'l ciel d'intornova contemplando e miraad uno ad uno i suoi ricchi ornamenti:quinci l'azuro adorno,quindi le stelle ammirae la luna e le nubi alte e pendenti;ma più ch'altro i lucentiraggi del sol sublima,e in lor più si compiace.Né, s'altro men gli piace,il ciel però di minor pregio estima,ch'ogni cosa è perfetta,e d'infinito bel pasce e diletta.Anzi la maggior luceche ne' vostr'occhi siede,a le men chiare in voi splendor comparte;com'anch'essa più lucementre arricchir si vededa l'alte grazie a sé d'intorno sparte.Io stupido ogni parteadoro, e di tutte ardocontemplator felice.Pur, se talor mi licein quei lumi affisar l'avido sguardo,tal dolcezza in me pioveche nulla invidio il paradiso a Giove.E se mia vista infermacontra sì chiari lampicede, o dar fugge a lor guardando noia,geme e non sa star ferma:né vuol Amor ch'io scampi,ma che tosto ritorni a la mia gioia,e ch'ivi, ardendo, moia;ben ch'indi ognor rinasco,quasi fenice nova.E perché allor non trovaesca più dolce il cor, né d'altro il pasco,da lor non pò né suoleo moto o raggio uscir, ch'io non l'invole.Vidigli chini starsedolcemente talora,e sfavillar quasi coperti i rai:in tal guisa mostrarsed'aperta nube fuoraper anguste fenestre il sol mirai.Dormir poi li trovai,come 'l ciel mi concesse,un dì, furtivo amante:e 'n sì vago sembianteposar, ch'invido il sol parea dicesse:— Ahi, che contender ponnocon mia beltà, benché li chiuda il sonno! —Ma quando s'alzan poial ciel fuor del bel velo,e tutta la lor pompa ivi si spiega,il sole i raggi suoivinti confessa, e 'l cieloch'in lui si fermin lungo spazio prega.Al fin, s'in noi si piegala lor divina fiamma,qual cor non arde e strugge?Chi mai più salvo fugge,s'una sol volta del su' ardor s'infiamma?Anzi, chi lieta sortenon stima averne amando e strazio e morte?Meravigliosi effetti,che per trionfo e palmad'amor, produce il guardo, or crudo or pio:il ghiaccio arder ne' petti;spegner, riponer l'alma;far miser di felice, e d'uomo un dio.Occhi, primo ardor mio,fonti d'ogni valore,specchi del sommo bene!Ahi, che mal si convienemio basso stile a tanto alto splendore!Poich'ei, già vinto e stanco,sul cominciar de' vostri onor vien manco.Dunque, s'altro non posso, idoli miei,porgovi almen, divoto,il silenzio per lode, e 'l cor per voto.