Quid novi?

Il Dittamondo (4-12)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO XIITanto son vago di cercare a dentro, ch’io mi lascio Solino alquanto a dietro ed esco fuor del suo segnato centro. E ciò ch’io veggio e per vero odo, impetro ne la mia mente, e poi cosí lo noto in questi versi con ch’io sono e cetro. Io son su l’ocean ghiaccio e rimoto, e a la fine di Suecia io sono in luogo pauroso, oscuro e vôto. Un’isola è apresso, ov’io ragiono: Scandelavia di lá nomar l’udio, onde Ibor fu, che giá fe’ sí gran trono. E sí come da quella mi partio, venendo in verso noi ne vidi un’altra piú dimestica assai al parer mio. La gente è quivi molto accorta e scaltra; vendono e compran pelli e cose strani, che mandan poi d’una provincia in altra, diversi uccei, gran penne di fagiani: Gottolandia da’ Gotti si dice, che prima l’abitâr ne gli anni strani. Dietro da me, lungo quella pendice, lassai Livalia, ove il fiume di Narve bagna il paese in fine a la radice. Per quel cammin, che piú dritto mi parve sotto ’l settentrion, vèr la marina, Norvegia lungo Isolandia m’apparve. Dal mezzodí con Dacia confina; da levante Galazia e da ponente l’Ibernico ocean li s’avvicina. Bianca, robusta e grande v’è la gente e il paese alpestro e con gran selve e freddo sí, che poco caldo sente. Assai v’è pesce, selvaggina e belve onde han la vita lor, ché da la terra 35 biada, olio e vin non si divelve. Il mare intorno a tre parti la serra; pescator sono e cacciatori isnelli e, quai pirati, altrui per mar fan guerra. Girfalchi bianchi e novitá d’uccelli 40 e diversi animai vi sono assai, orsi canuti e fibri grandi e belli. Un’acqua v’è, ch’a l’Elsa assomigliai. Da poi che ’l sole è giunto in Capricorno, passan piú dí, che non v’è giorno mai. 45 Norvegia lascio e a Isolandia torno; prendo il cammino, a seguir la mia tema, dove il lago di Scarse dá del corno. Per molte isole si naviga e rema in quella parte, com son Lite e Edia 50 e Silia nigra, Sanso e Finema. E come quel che volentier si spedia del suo cammin, Vetur, Chitan e Nu passai con gran fatica e con gran tedia. In questa parte, sotto il freddo piú, 55 si passa in Prussia, ove Lettan si trova; senza fé son, quanto mai gente fu. La legge che hanno è sí bestiale e nova, ch’adoran ciò che prima il giorno vede, pur che sia cosa che con vita mova. 60 E qual fa sacramento di gran fede, uccide un bo e, sul sangue di quello giurando, ’l giuro per fermo si crede. Cosí per questa strada, ch’io favello, entrai nel paese di Apollonia: 65 pover mi parve in vista e poco bello. In Vandalia fui e per Graconia e da lá Turon e molti altri fiumi passai, che quella terra riga e conia. Poi chiara e nota la Buemmia fumi, 70 copiosa d’argento e di metalli, con bella gente e di novi costumi. Praga v’è grande e con nobili stalli; l’Albia l’adorna e quel paese onora sí come corre per piani e per valli. 75 Abeti e pini assai vi sono ancora, e orsi e pardi e diversi animali, che ne’ gran boschi stanno e fan dimora. Erbe aromatiche e medicinali molte si trovano e gran pro ne fanno 80 la gente quivi in diversi mali. Fra l’altre fiere, una bestia v’hanno grande, che chiaman bo, crudele e dura, con lunghe corna, che ferir non sanno. D’altro l’ha proveduto la natura: 85 ché sotto il mento ha come una borsa, che d’acqua l’empie e scalda in gran calura. E poi ch’egli è cacciato e messo in corsa, volgesi a dietro e l’acqua fuori getta e ciò che giunge pela e i nervi attorsa. 90 E quanto piú è messo a grave stretta, piú scalda l’acqua e con piú ira torna in contro a quei che piú presso l’aspetta:e cosí i cani e i cacciatori iscorna.