Quid novi?

Il Dittamondo (4-13)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO XIIICon gli occhi de la mente a te convene, che leggi, imaginar di punto in punto, se vuoi la via ch’io fo comprender bene. Sizia ho cercato e sono, alfine, giunto: sempre dal destro, l’oceano e i monti 5 Iperborei e Rifei e qui fo punto; dal sinistro, il Danubio e le sue fonti: or ciò ch’è in mezzo a queste due confini, in fino a qui, Sizia par che si conti; poi quanto dal principio pellegrini del Danubio, com’io ti scrivo altrove, Pannonia è detta in fino a le sue fini. Dal monte Apennin lo nome move; copiosa è molto di metalli e marmi di piú guise ancor vi trove. 15 Sale ha sí bel, che par che sien cristalli, larghe pasture e ubertose molto e, per cacciar, dilettevoli stalli. Lungo è il paese e in piú parti sciolto di gente, ond’elli isvarian di costumi 20 e cosí fan di linguaggio e di volto. Divisi sono i regni da gran fiumi; ma sopra tutti l’Ungaria notai, la qual Mesia si scrive in piú volumi. Degna è d’onor, quanto reina mai, 25 Isabetta, che fe’ al marito scudo del corpo, onde la man ne sentí guai. Ma, perché non rimanga passo ignudo in queste parti, che sia da notare, Burgari, Rossi e Bracchi qui conchiudo. 30 Vidivi Sevo, che non minor pare di Rifeo, sopra questa provincia: alto è sí, che par che passi l’a’re. Dove ’l Danubio il suo corso comincia, e dove il Ren ne l’ocean s’annega, 35 German son detti in lungo e per ischincia. Qui ritornai a quel, che non mi nega cosa che possa e dissi: "Li Buemmi sono per loro o col German si lega?" "Come ’l rubino e ’l zaffir son due gemmi 40 per sé ciascuna, questi son divisi": cotal risposta a la domanda femmi. "La lingua il dice e i lor costumi e i visi, i monti e i fiumi, apresso mi disse, come tu puoi veder se ben t’avisi". 45 Poi, prima ch’io del paese uscisse, volsi sapere chi n’era signore per un che meco a ragionar s’affisse. "Un nipote d’Arrigo imperadore, figliuol del re Giovanni, il regno tene, 50 poco del corpo e men troppo del core: Carlo si scrive e Cesar si contene. Ben so che sai chi è, ché per Italia quant’è di gran valor si dice bene. Menato fu come un fanciul da balia, 55 patteggiato, a Melano a incoronarsi, dove acquistar potea piú lá che Galia. Quel che fece in Toscana ancora parsi e ’l trionfar di Puglia e di Fiorenza fu tôr danari e via pensar d’andarsi". 60 "Or cosí va che la Somma Potenza, rispuosi a lui, consente signoria oggi nel mondo a sí fatta semenza!" Da lui partito, in vèr la Germania mi trassi, avendo l’occhio in vèr ponente, 65 come Solino mi facea la via. German son detti per la molta gente che germina il paese e Alemanni da Leman, fiume ruvido corrente. Robusti, grandi e forti a tutti affanni 70 gli uomini sono e ne le armi impronti, leali altrui e buon, se non l’inganni. Io vidi, per que’ boschi e per li monti, diverse fiere e con nuovi costumi, alce e uri, dico, e gran bisonti. 75 E vidi gli erquinei che fanno lumi la notte, tal che mi fu maraviglia, tanto mi risplendean le vive piumi. Ne l’isola Gresana ancor si piglia d’un arbore il succin, c’ha le sue rama 80 sí fatte e tal, ch’al pino s’assomiglia. Vidi una gemma: gallaico si chiama e, secondo ch’udio, la sua bontade passa l’arabe per nome e per fama. E vidi ancor, tra l’altre novitade, lo ceraunio, lo qual candido è quive come che ’l truovi in altre contrade. Di ciò che ho conto, ch’è per quelle rive, indi Solin mi disse la natura di punto in punto come la descrive, 90e la propia forma e la figura.