Quid novi?

Rime di Celio Magno (70-75)


Rime di Celio Magno70 In morte del clarissimo signor Girolamo MolinoDunque rea morte ha spente,Molin, tue luci? E con sì presto volodal nobil corpo il chiaro spirto è sciolto?Qual pianto agguaglia il duoloch'in me del tuo partir l'anima sente?Perché sì tosto, o ciel, per te l'hai tolto?Ahi, ch'era nulla a te, bench'a noi molto,donar più spazio a la sua degna vita,ritardando pietoso i nostri danni.Al tu' eterno girar che son pochi anni?E se tant'altri lumi ha il tuo bel chiostro,a che rapir sì frettoloso il nostro?Ahi, che sempre ne spogli invido, avarodi quel che più n'è caro;né il cor di piaga sì profonda e feraconforto alcun, non che rimedio, spera.Fioria l'alma gentile,del suo fertil terren pianta felice,sì che null'altra al ciel più degna uscìo.Fur suo tronco e radicesenno e bontade; ed in su' altezza umìlefrutti di vero onor sempre nodrio.Ostri, pompe e tesor, ch'uman desiopiù ch'altro ammira e d'acquistar procura,stimò vento fallace e scorta infidach'in mar d'affanni a mille rischi guida,ma sol voglie modeste in mente puraper girne a porto strada esser sicura.Ond'ei, di libertà fervido amanteE in ben oprar constante,contra fortuna di virtute armato,fra le miserie altrui visse beato.Né men col dolce cantoche condia di saper fe' manifestele cure onde adornò l'alto intelletto:ch'or del gran re celestespiegò la gloria, or de la patria il vanto,pien verso lor di puro, ardente affetto;or del vizio scoprendo il sozzo aspettolo fe' creder di morte; or di virtuteaprio più che 'l sol chiaro il vago riso;or d'amante imitando il pianto e 'l riso,quasi ad infermo ch'altra via rifiute,sotto quel dolce altrui portò salute:quinci mostrando a quanto mal s'apprendechi 'l senso in guida prende,e che mortal beltà tanto s'apprezzaquanto ella è scala a l'immortal bellezza.Ditel voi, sacre Muse;dil Febo e tu, ch'a quel sublime ingegnoornasti il crin de le tue frondi amate:che plettro uman più degnonon fur mai vostre orecchie a sentir use.Ditel già del mar d'Adria onde beate:che spesso nel maggior fremer placatel'alta armonia del suo cantar vi rese.Così 'l divino spirto in mortal velovisse, del mondo onor, speme del cielo;e quanto più a celar, modesto, intesel'alto valor, più 'l feo chiaro e palese;qual chi nasconder cerchi il suo tesauroe 'l chiuda in arca d'auro,o dentro a bel cristallo ardente luce,ché questa e quel via più s'apre e riluce.Pianserlo le più bellealme non sol, ma fur de le più crudefere per la pietate uditi i pianti.E di conforto ignude,via più ch'altri, le nove alme sorelleper lui vestir lugubri, oscuri manti;e 'n bel sepolcro, tal non visto avanti,con larghe essequie di lamenti e doglia,poser la sua terrena essangue scorza:dove, mentr'una di scolpir si sforzanel duro marmo e porvi a l'altrui vogliabreve detto che 'l nome e i merti accoglia,ecco il ciel risonar di chiara tromba,ecco sovra la tombala Fama in aria, a cui ciascun rivolsegli occhi; ed ella così la lingua sciolse:— Non fia mestier, non fia,belle figlie di Giove; il nome e i pregirender palesi in questo marmo adorno.Ché qui di spirti egreginobil corona in mesta compagniastarà mai sempre al caro sasso intorno;e chiamando il suo nome e notte e giorno,tra lagrime e sospir farallo aperto,mentre ardor di virtù vivrà ne l'alme.E quando altro non fosse, a queste palme,a questi lauri e mirti ond'è copertoil loco sovra gli altri esposto ed erto,a l'aere sparso qui di novi rai,chi devria creder maiche fosser dentro a questa nobil fossad'altri che del Molin rinchiuse l'ossa? —Va canzon, mesta, al bel sepolcro, e pregail ciel ch'a ristorar tua sorte cruda,là dentro ancor te chiuda:ch'ivi più viva assai che qui fra noipresso al cenere suo serbar ti puoi.71Dovendo egli fare un lungo viaggio, manda il suo proprio ritratto a la sua donna.PrimoPoiché da rio destino altrove spintamia frale spoglia, o mio bel sol lucente,lunge se n' va, qui resti almen presentea voi con l'alma in quest'imagin pinta.così, mia dura sorte in parte vinta,avrà più certa speme il cor dolenteche mai non sia nel vostro petto ardenteper rimaner la mia memoria estinta.E s'allor gli occhi per più crudo fatochiusi mi fian, così dipinti almenoterrogli aperti nel bel viso amato;e per sepolcro avendo il vostro seno,felici essequie avrò, pianto e bagnatoda la pietà del ciglio almo e sereno.72SecondoO qual grazia mi fia raccolto e strettoesser talor da quella bianca mano,e per quel volto simulato e vanolontan rapirvi nel mio proprio aspetto.Ma non vedrete in lui per vario affettoturbar la fronte, e me, per doglia insanoi be' vostr'occhi sospirando invano,lasso, bagnar d'amaro pianto il petto.Ben ne lo specchio vostra effigie scortavi potrà far con sue bellezze sante,qual sia 'l mio stato in questo essilio accorta;a me d'uopo non fa vostro sembiantemeco ritratto aver: ch'Amor mel portain viva forma espresso ognor davante.73Quanto più dal mio sole or m'allontano,tanto più chiaro splende agli occhi miei;né però provo i dì men foschi e reio 'l duol men grave, ond'io son fatto insano.Mentre il godea vicin, per altro vanopensier del lume suo molto i' perdei;or lei col curo, e sol m'affiso in lei:ché più 'l desio rapisce un ben lontano.Oltra che quante belle errando io mirosembran tenebre a par del suo splendore;ond'ella più riluce, io più l'ammiro.Ma tal, lasso, il mio sol si mostra Amore,perché co' raggi suoi, ch'invan sospiro,crescan lagrime agli occhi e pene al core.74Chi cresce il duol ch'in questo essilio i' sento,se d'ogni asprezza al maggior colmo ei giunge?Chi novo spazio a l'infinito aggiunge,e dopo morte ancor mi dà tormento?Misero caddi e fui di vita spentoquando dal mio bel sol n'andai sì lunge;or fera gelosia m'assale e punge,tal che senza io potea dirmi contento.Compagna empia d'Amor, terribil mostro,di cui sol l'ombra spira empio veleno,con mill'occhi vegghiando al pianto nostro.Direi ch'uscita fossi al ciel serenodal cieco abisso del tartareo chiostro;se non ch'aspro di te l'inferno è meno.75Che fa? Che pensa? E come il giorno spendeor la mia dea? Forma di seta e d'orocon la candida man ricco lavoro?O col canto e col suon l'anime prende?Move il piè forse, e dove i passi stendeseco Amor guida e de le Grazie il coro?O pur del suo crin biondo il bel tesoroal sol dispiega, e lui d'invidia accende?O sostien con la man del vago voltole rose, e sta pensosa in bel sembiante,in me forse tenendo il cor rivolto?Se a ciò mi degna, o me felice amante,benché lontano e d'aspre cure involto,o donna senza par bella e constante!