Quid novi?

Il Dittamondo (4-18)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO XVIIISoli rimasi, la mia guida e iopassammo dentro a la nobil cittade,dove piú dí soddisfeci al disio. Cercato e visto ogni sua dignitade, dico per certo che quante ne sono 5 in Europia vince di bontade. Qui le scienze con lor dolce sono per tutto, le divine e le morali, la notte e ’l dí udir cantar si pono. Qui sono i bei costumi e naturali 10 quanto ad Atenes mai, quando fu donna di filosofi e d’arti liberali. Questa dir puossi sostegno e colonna di ciascun che va lá e vuol far bene e, ne’ bisogni suoi, verace alonna. 15 Cosí ricchezza e quanto si convene a la vita de l’uomo lá si trova e con viva giustizia si mantene. Veduto quivi ogni cosa nova, "Buono è d’altro pensar, mi disse, omai, 20 Solin, ché ’l dimorar piú qui non giova". E io a lui: "Ben di’; ma, se tu vai, non perder tempo, ma de’ re di Francia mi di’ il principio e la fine, se ’l sai". Ed ello, andando: "Volgi in qua la guancia 25 e ’l mio breve parlar, sí come il dico, dentro a la mente tua pensa e bilancia. Tu dèi sapere che in quel tempo antico ch’arsa fu Troia e che al mondo i Troiani per tutto germogliâr come ’l panico, 30 due si partiro d’alto cuor sovrani, nipoti del re Priamo, e con gran gente piú paesi cercâr diversi e strani. Turco fu l’uno, pel quale al presente Turchia è detta e sí com’io il confesso 35 per molti autori questo si consente. Francio, o vuo’ dir Priamo, l’altro apresso al fin d’Europa, sopra il quarto seno, Sicambria fece, poi che lá fu messo. Apresso in Germania, di sopra il Reno, 40 Franconia nominò un gran paese: ben lo vedesti di ricchezza pieno. E tanto l’ali sue aperse e stese, che ’n fino qui a Parigi, ove siam ora, Francia per lui nominar s’intese. 45 Bene è alcun che vuol dir che Franchi ancora fosson nomati da Valentiniano, pe’ gran servigi che li fenno allora. Di questo Francio o Priamo, che ti spiano, discese Marcomir, del qual poi nacque 50 Ferramonte, a cui il suo rimase in mano. Apresso, Meroveo a’ suoi sí piacque, che fun contenti di chiamarlo re: e cosí il nome del ducato tacque. Del nome suo Meroveo si fe’ 55 nova prosapia, ch’apresso seguio per aver lunga fama dopo sé. Childerico fu poi, del quale udio che fe’ Basino di Basina tristo, che Clodoveo apresso parturio. 60 Or questo Clodoveo, nato d’acquisto, fu ’l primo re, che prendesse battesimo, di Francia, per l’amor di Gesú Cristo. E secondo ch’i’ udio, e ’n fra me esimo, cinquanta volte diece o alcun piue 65 correano gli anni allor del cristianesimo. Per quattro suoi figliuoi partito fue il regno poi; ma questo lascio stare, ché troppo andrebbe il mio parlare in sue. Al tempo d’Eraclio imperador mi pare 70 che Clotario di Francia tenea il regno, dove il primo Pipin venne a montare. Da nove re apresso ti disegno che funno in fine a Ilderico, il quale l’ultimo fu: e questo parve degno. 75 Pipin Breve fu quel che prima sale, sí come udisti dir lá, dov’io era, a quell’antica che piangea il suo male. Venuto men lo stoppino e la cera e spento il lume de la prima schiatta, 80 i Caroli montâr dove quella era. O mondana speranza sciocca e matta, ch’ognor ne’ beni temporal ti fidi, guarda come si gira e si baratta! I Merovinghi, che fun di gran gridi, 85 qui venner meno e i Caroli montaro dov’eran questi e tennero i lor nidi. Vero è che con piú fama e con piú chiaro nome fu la seconda che la prima, imperò che lo ’mperio governaro. 90 E se di tal prosapia scrivi in rima, dir puoi com’essa uscí di Germania e che del troian sangue si dilima. Anchise, Arnolfo e Pipin fun che pria vennero in Francia e qui, per lor sapere, preson del maggiordomo la balia. E puoi ancora, se cerchi, vedere come Pipino Magno e Grimoaldo dirieto a’ primi fun di gran podere. Ansoigio, che fu sicuro e baldo, 100 e Pipin Grosso seguitâr costoro, tenendo ognor l’ufficio fermo e saldo. Grimoaldo secondo apresso loro tenne il governo e poi il fratello, che piú d’alcun de’ primi qui onoro. 105 Ben so che ’l sai: dico Carlo Martello, del quale Paide fu la genitrice, fortissimo del corpo, grande e bello. Di costui nacque, per quel che si dice,Pipin Breve, che ingenerò da poi 110Carlo Magno, che fu tanto felice,che mai cristian miglior non fu tra noi".