Quid novi?

Il Dittamondo (4-20)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUARTOCAPITOLO XXDa Parigi partiti, com’io dico, ragionando m’andava la mia scorta or del tempo moderno, or de l’antico. E sí come persona tutta accorta, prese lo suo cammino in vèr Campagna, 5 per quella via che li parea men corta. Marno fiume la contrada bagna; bello il paese e la gente v’è buona, cortese altrui e volentier guadagna. Noi fummo a Rems, del quale si ragiona 10 c’ha questa dignitá: che ciascun re di Francia quivi prende la corona. Solin si volse, andando, e fermò il piè, dicendo: "Vienne piú al par con meco, ché l’udir men t’annoi e ’l dire a me". E poi ch’io fui, come volse, seco, "Una gente son, disse, i Galli e i Franchi e galla è tanto a dir qual latte in greco. E perché son piú qui, ch’altrove, bianchi uomini e donne, per certo ti svelo 20 dal bianco latte il nome par che branchi. Per le grandi Alpi e coperte di gelo, ch’al caldo sole temperanza dànno, che non gli accende, e col rigor del cielo, i corpi loro piú candidi stanno 25 che in altra parte; e son robusti e duri, grandi e forti, e in arme onor si fanno. Ma perché truovi i vocaboli oscuri d’Orosio e di piú molti in questa parte, vo’ che ne noti alcun de’ me’ maturi. 30 In Francia piú province sono sparte: l’una Gallia Belgica s’intende, che da Belgo cittá lo nome parte: la Fiandra tutta e Picardia comprende; l’altra Gallia Senonese si scrive, 35 che qui in Campagna e ’n Borgogna discende. La Ludonese Gallia per le rive d’Alverna passa e per le sue radice, ben ch’ora cotal nome poco vive. Per le Alpi d’Italia e sue pendice 40 anticamente Gallia Transalpina e Cisalpina truovi che si dice: però che quando venne la ruina in Italia di Brenno, del lor nome nominâr Gallia Liguria e Flamina. 45 Piú ne son molte, che ’l dove né ’l come qui notar non ti voglio, perché troppo, a tanto dir, potrei gravar le some". E io a lui: "Disciolto m’hai sí il groppo ’n questa parte, che con gli occhi del core 50 diritto veggio ov’io mirava zoppo". Cosí andando e ragionando, fore uscimmo di Campagna a passo a passo per quel cammin che ne parea migliore. Noi fummo in molte parti, che qui lasso 55 a ricordar, però che lá non vidi novitá degna da fermarvi il passo. "O luce mia, poi che per questi nidi, diss’io, da notar cosa non dicerno, fa che per altri luoghi tu mi guidi". 60 Per che mi trasse allora in Alverno: e ciò per amor d’Ugo assai m’aggrada, ch’andò per messo di Carlo in Inferno. Silvestra e montuosa è la contrada e abondevol di bestiame assai 65 e in molte parti di vino e di biada. La piú nobil cittá, ch’io vi trovai, Monclaro la si noma nel paese; la gente é buona per tutto onde vai. Apresso questo, la sua strada prese 70 per diversi sentier la scorta mia e in Andegavia, andando, si discese. Qui si confina con Equitania, qui trovai Andegavia, una cittade che ’l nome a la contrada par che dia. 75 Quivi è la gente bella e con bontade; buono è il paese e, in parte, molto acquoso, abondevol di vino in piú contrade. Cosí, cercando senza alcun riposo, aggirammo la Francia or su or giue, 80 per sentir ciò che v’era piú nascoso. Vidi in Peitieu la tomba di que’ due che s’amâr tanto, che si può dir certo che l’una Tisbe, l’altro Piram fue. Dolce mi fu il loro amor coverto, quando lo ’ntesi, e l’andare e ’l venire del cagnuol, ch’era tanto accorto e sperto. Ma poi che i sospir venni a udire del gran lamento e la pietosa morteche ciascun fece, qui non saprei dire 90quanto mi dolse de’ due amanti forte.