Quid novi?

Rime di Celio Magno (173)


Rime di Celio Magno173Trionfo di Cristo per la vittoria contra Turchi rappresentato al serenissimo prencipe di Venezia il dì di San StefanoDavid— David son io, dal sommo re mandatocon altri ancor di sua celeste corte,prencipe degno e tu nobil Senato,per onorar vostra felice sorte;ché poi che tanto suo favor v'ha datoe tante grazie in sì brev'ore e corte,vuol darvi ancor che i santi eletti suoivegnan dal cielo a conversar tra voi.Oh come è 'l vostro essempio a quel conformech'io di me diedi già vivendo in terra!Ch'un nuovo empio Golia, mostro deforme,ancor da voi, mercé di Dio, s'atterra.E com'io del Signor seguendo l'ormegiungeva a lieto fin d'ogni mia guerra,così voi d'ogni mal, ma più felici,trovaste fin, di Dio servi ed amici.Che se dianzi turbato il mar solcaste,fu perché fosse poi più dolce il porto;e ché ne l'ira del Signor provasteche mortal uom di sé confida a torto,ma che ne l'opre e voglie pure e casteha radice quel don che Dio v'ha porto.Così con maggior frutto ognun or credeche quanto ha qui di ben da lui procede.Ma quante veggio ancor palme e trofeiapparecchiar di Dio cortese mano!veggio il valor dei veri semideitutti i liti frenar de l'oceàno;veggio Selim co' suoi seguaci reipreda e trionfo del poter cristiano;veggiolo a l'uom simil che d'alto sassospinto ruini in precipizio basso.Benedetto sia dunque il pianto e 'l duoloe di quest'alto imperio i corsi affanni,se sì pietoso poi di Dio 'l figliuolocangiar doveva in tanto acquisto i danni:che di questa dolcezza un giorno solol'amaro ristorar può di mill'anni.Benedetto sia sempre il sangue e l'almeche v'acquistar sì gloriose palme. —Coro di angeli— O di Dio gran bontadeo sopra ogni altra aventurosa etadeche sarà specchio ad ogni età futura!Chi l'altezza misuradi grazia così immensane l'infinito ed impossibil pensa. —San Pietro— Meraviglia non è che Dio di tantegrazie far voglia questo secol degnose Pio Quinto, ma primo a l'opre sante,vicario è qui del suo celeste regno;di cui nessun mio successor si vantedato aver di bontà più chiaro segno:ch'in virtù di sua fé poriano i fontiseccar lor vene e cangiar loco i monti. —San Iacomo— Non men l'Ispano re d'onor rilucedov'ha suo protettor tempi ed altari:ei col degno fratel frutti producesempre al gusto di Dio soavi e cari,e l'un e l'altro aggiunge vita e luceai gesti del gran Padre eterni e chiari;onde può farsi ognun per sua virtuteterreno sol di gloria e di salute. —San Marco— E tu, diletta mia vergine altera,sotto prencipe tal beata a pieno,tempio di carità, di fede vera,d'ogni pregio e valor nido ripieno:godi, ché quanto il tuo cor brama e sperain mille doppi il ciel ti piove in seno,e ché 'l tuo merto incontra 'l perfid'anguesi sigillò con glorioso sangue. —Tutti tre— Preghiam pur Dio che mai sua man non sciogliaquel che questi congiunge, amico laccio;anzi la ferma loro ardente vogliacangi negli altrui petti in foco il ghiacciodeh, pronto ognuno in man la spada toglia!Dove di Dio combatte il forte braccio,chi fia ch'al suo chiamar il cor non pieghie che d'esser compagno a Cristo neghi?O del popol suo fido indegno scorno,lasciar il suo sepolcro in man de' cani,e 'l loco dov'ei nacque e fe' soggiornopatir che nido sia d'empi e profani!Ma tosto, tosto apparirà quel giornoche 'l vedrem ricovrar da le lor mani;e Cristo a chi difeso avrà 'l suo nomed'eterne stelle incoronar le chiome. —Coro— Com'or d'ogni uso fuorinel verno il ghiaccio si converte in fiori,così per queste spondesi cangin l'alghe in rose, in or l'arene,in dolci le sals'ondee i muti pesci in cigni ed in sirene.Ricca, lieta e festosas'avanzi in meglio ogni terrena cosa. —Santa Iustina— Nel giorno sacro a me tanta venturaa voi non senza magisterio giunse:ché i figli miei da l'antenoree mura,a cui per guardia fida il ciel m'aggiunse,di fondar qui Venezia ebber già curasì come alto voler di Dio gli punse;onde, s'io già le fui madre e nutrice,dovea 'l mio giorno ancor farla felice. —Coro— O santa alma Giustina,nel cui bel dì giocondoquasi rinacque il mondo!O ministra cortese e pellegrinade la bontà divina,degna ch'in tutti i tempimille ti sian sacrati alatri e tempi! —Gabriel— A Dio lode, a Dio lode! A Cristo, a Cristo,a lo Spirito Santo eterna gloria!A lui s'ascriva il glorioso acquistodi sì rara, felice, alta vittoria:che simil don tra i suoi mai non fu vistoper quanto puote il mondo aver memoria,d'allor in poi ch'a trar l'uom di periglioDio mandar volse il suo diletto figlio.Questi fu 'l vincitor, questi convienecom'or qui trionfar negli altrui cori;e prigion fatti in gravi aspre catene,far gir innanzi i ciechi umani errori;dietro poi Fede, Caritate e Speneguidin de le virtuti i santi cori:ché così si trionfa in mortal veloda chi vuol poi trionfo eterno in cielo.Cantian, dunque, cantiam con mente piadi Dio sì rara incomparabil grazia;ne lingua d'uomo, o pensi o vada o stia,sia di lodar l'alta bontà mai sazia:benché quanto da ognun dir si potria,rispetto al suo dever nulla ringrazia.Rendiamo a te con vivo affetto internograzie e gloria mai sempre, o Padre eterno. —