Quid novi?

Il Dittamondo (5-07)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUINTOCAPITOLO VIIDopo i Mauritan, segue Numidiadove Cartagin fu, che coi Romaniper lungo tempo si portaro invidia. Noi andavamo per quei luoghi strani in vèr levante, lungo la marina, 5 che vede il Sardo pria che i Ciciliani. Io portava la fronte bassa e china, quando disse Solin: "L’animo desta, ché l’uom che va pensoso mal cammina". Come a lui piacque, allor levai la testa; ed el seguio: "In verso la man destra ir ne conviene e la strada è questa". Per quella via, ch’era assai maestra, trovammo un fiume, dove un ponte vidi piú lungo che non porta una balestra. 15 Ed ello a me: "In fin a questi lidi Mauri son detti e da l’altra sponda prendon principio e stanno i Numidi. E da la gente errante e vagabonda nomato fu il paese: ché in lor lingua 20 Numidi e vagabondi a dir seconda. Molto vedrai questa contrada pingua di quanto a l’uom bisogna e si distende infin che Zeugitan par che si stingua. E questo fiume, che di qua discende, 25 Arasiga si noma". E, cosí detto, passammo il ponte, che ’l traversa e fende. Per tutto vi s’adora Macometto, a’ quali ha conceduto, per sua legge, usar lussuria a ogni lor diletto. 30 E, se di ciò fu largo, li corregge e nega che non possan bere vino; usano l’olio e tengol per le vegge. Cosí cercando, io dissi a Solino: "Dimmi se di qua sai alcuna cosa, 35 a ciò ch’andando men gravi il cammino. E fammi chiaro, se non t’è nascosa, la cagione ch’ad Africa diè ’l nome, sí che io il noti ancora, in rima o in prosa". Allor mi cominciò a dir sí come 40 Afer da Abraam giá si divise con molta gente e con ricche some, e che per Libia e di qua conquise province assai e del suo nome apresso Africa nome a questa parte mise. 45 Per altra forma è chi ne parla adesso; ma, perché questo modo piú mi aggrada e par piú bello, innanzi te l’ho messo. A l’altra domanda: in questa contrada cavalli son piú che altrove leggeri: 50 e qual par la cagion qui dir m’aggrada. Lunghi e ischietti, a modo di corsieri, ritratti sono e qui la gente ricca gli usano insieme a correr volentieri. La campagna è renosa, in che si ficca 55 il cavallo correndo, onde fa lena e destre gambe, ché a forza le spicca. Per gli alti gioghi, lungo la Carena, è vera fama che per ciascun genera è di fieri animai la terra piena. 60 Poi mi contò sí come l’orsa ingenera e quanto porta il parto e, quando nasce, come la sua figura è poca e tenera. Ancor mi divisò con quante ambasce l’alleva, prima che in forza vegna 65 e di quel ch’essa lo nutrica e pasce; apresso come a maestria s’ingegna, combattendo col tor, romper le corna, romperli il naso, onde più duol li vegna; e che Lucio Domizio, quando torna 70 di queste parti a Roma, noi nascose, ma la cittá di molti e sé adorna. Poi disse: "Sopra tutte l’altre cose, che onoran la provincia, il marmo è quella": e qui silenzio a le parole pose. 75 Cosí andando, senza altra novella, a Tunisi arrivammo e questa terra in quel paese è ricca e molto bella. Arsa Cartago, ne l’ultima guerra, comandaro i Romani a quelle genti 80 che diece miglia abitasson fra terra. Per ubbidire i lor comandamenti, vennero qui e questa cittá fenno, ch’è poi cresciuta con molti argomenti. Cauti, sagaci, accorti e con buon senno, molto ingegnosi e di sottil lavoro gli udio contare e io cotal gl’impenno. Qui son cristiani assai che fan dimoro: Pisani, Catalani e Genovesi con altri piú, che guadagnan con l’oro. 90 Come ho detto che cambiano i paesi ispesso nome, cosí Barberia questa contrada nominare intesi. Qui riposati, prendemmo la via a levante, notando a parte a parte 95 le novitá, che io vedea e udia,secondo ch’io le scrivo in queste carte.