Quid novi?

Il Dittamondo (5-08)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUINTOCAPITOLO VIIIAssai puoi esser chiar com’io son giunto,lettore, da Tingitana a Cartagolungo il Mediterran, di punto in punto. E perché ’l mio parlar ti sia piú vago, ciò che Solin mi disse ti vo’ dire, 5 che era il mio consiglio e ’l mio appago. Io ’l dimandai, per volere udire, che mi partisse l’Africa in quel modo che me’ potesse, al suo parer, partire. La sua risposta fu: "Per quel ch’io odo, 10 de l’abitato il nome saper vuoi e ’l dove e quai vi son di maggior lodo. Io ti dirò, e tu lo nota poi, come abitata giá la terra vidi: non so se in altro modo è mossa ancoi. 15 L’Africa tutta per lungo dividi in tre parti, da levante a ponente, però che cosí fatta la providi. L’una è quella, e con più nobile gente, che sta in sul mare e che la terra fende, 20 che vede Europa e che talor la sente. Tingi, i Mauri e Numidia comprende; Cartago, dico, dove tu se’ stato, Tripoli e le due Sirti vi s’intende. Truovasi ancora, pur da questo lato, 25 Pentapoli Cirena e Libia apresso, che giunge al Nilo, ove Egitto è segnato. L’altra confina lungo questa adesso, la qual tra Astrix e ’l Nilo passa e schincia, sí come il fiume torto e dritto è messo. 30 Di vèr ponente Gaulea s’incomincia; segue Getulia e gran terren s’appropia; Garama, poi, ch’è una gran provincia. La terza, apresso, è tutta l’Etiopia, fra ’l Nilo e l’Ocean, dal mezzogiorno: 35 e qui di gente si trova gran copia. Molte contrade hanno poi d’intorno queste province, ch’io non t’ho contato, le quai vedrai, se vi farem soggiorno". E io a lui: "Se bene il tuo dir guato, 40 cosí divide queste genti il Nille, come il Danubio e ’l Ren dal nostro lato". "Tu dici ver, diss’el, ma le faville del sol distruggon piú di qua la terra, che tra noi il freddo, ond’han men genti e ville". 45 Cosí passando noi di serra in serra, giungemmo nel paese di Bisanzi, che da levante a Tripoli s’afferra. Io vidi, ricercando quelle stanzi, un animal che mi fu maraviglia 50 veder le gambe e ’l suo collo dinanzi: tanto l’ha lunghe, che aggiunge e piglia da lontano una cosa diece braccia; poi dietro bassa e ’l contrario somiglia. Men che cammello ha la testa e la faccia; tra quelle genti giraffa si chiama; d’erbe si pasce, ché bestia non caccia. "Solin, diss’io, di vedere avea brama questo animale e parmi scontrafatto assai via piú che non porta la fama". 60 Ed ello a me: "Non ti paia gran fatto, che, prima ch’eschi d’Africa, vedremo di piú maravigliosi in ciascun atto. E sappi che ’l paese, ove ora semo, dal mezzodí ha gran monti e foresti 65 con sí fieri animai, ch’andarvi temo". E io a lui: "Fuggiam le lor tempesti; di quel che v’è è buon che mi ragioni, sí che mi torni onde tu mi traesti". La natura mi disse de’ leoni: 70 come, poi che son nati, mostran morti, né odon mugli né per l’aire troni; ancor, cacciati, quanto sono accorti, ché lena e unghie risparmiar si sanno: ricuopron l’orme e stan sicuri e forti; 75 poi la clemenza e la pietá ch’egli hanno in verso l’uomo e quel ch’Assidio scrive e come a l’ira con la coda vanno. Piú ch’altro il fuoco par che tema e schive; li denti prima provano il difetto 80 quando in fine a la vecchiezza vive. E, apresso che m’ebbe cosí detto, aggiunse: "Guarda per lo nostro mare: vedi Cicilia, ché l’hai dirimpetto". Noi andavam diritto, per trovare 85 Tripolitana, ch’a le sue confine con le Sirti maggior veder mi pare. Ma prima che di ciò fossimo a fine, vidi Biserti, Susa e Quartara con molte terre che li son vicine, 90 dove gran gente e ricca ripara.