Quid novi?

Mariotto Davanzati 01


Canzon morale di Mariotto Davanzati da Firenze a commendazione d'un giovinetto. Inclito, franco, giusto signor mio,costante, forte, temperato e saggio,largo, discreto, umano e pazïente,virile isdegno in te di giusto altraggio,verso i tuoi servi mansueto e pio,perdonator magnanimo e prudente,fior dell'umana gente,in cui misse natura ogni suo ingegnoper farti, e fetti, degnodi quel che mai fé creatura umana,i' non dico mondanaanzi celestïal, degna coronaattende tua mirabile persona.A te subiace ciascuna bellezza,a te la turba ingrata rende onoresì come a cosa mai simil veduta;a me, buon servo del tuo servidore,virtù aggiunta alla tua gentilezzasi mostra in gambo d'or gemma compiuta.Tu sol, che puoi, aiutala pigra lingua e l'intelletto frale,che per sì eccelse scalearditi montan sotto tua speranza,non spinti d'arroganza,ma d'un disio fervente che gl'infiamma,nutricati da te, di poca dramma.Ceda chi scrisse omai di Ganimede,Ipolito, Narcis o Pulidoroessemplo fusser di bellezza eterno!Credo che fùr ben tali al tempo loroe fin qui stati, tanti ne fan fede,ma qui s'arresta lor titol superno.O futuro governode le cose celeste, chi ti spiarari o nul credo sia,qual pensi omai di lor che la naturaformasse creaturadi lui più bella e di maggior virtute,in cui tutte sue forze son compiute!Commisse in ciò la mobile fortuna,invidiatrice propria di se stessa,non picciol fallo, chi ben guarda al vero,e forsi in lei tal cura fu commessadal sommo Giove, sanza requie alcunadando e togliendo nel nostro emispero,come ciascun sincerocrede fra noi e per effetto vede,poi che con tanta fedeamplissima virtù voltossi e lieta,perché il greco poetae Virgilio a tal tempo non condusse,sì che per lor tua fama eterna fusse.Or ti s'aggiugne sopra ogni virtuteuna sì cara e dolce compagna,qual meritava tua persona magna.Né da te, infuori a lui, credo par siacose mai fra i mortal più non vedute,quantunque il sole scalda o il mar bagna;certo l'uom s'acompagnacome l'animo suo proprio elegge,né gli è dato per leggecome gli altri parenti, ma lo invitanatural calamitaal suo simil, traendo aperto segno,ché 'l vile el vile e 'l degno cerca el degno.Pur tal fïata con tanta maliziainvidia nelle menti uman distende,ché sofistichi molti di lei nasce,che sempre a discacciare il vero attende,chi disïando, chi pur per nequizia,e del prossimo mal sempre si pasce.Questa fin nelle fascefu monumento d'uomini e di regni;dunque fa' che tu tegnidel vulgo le parole come el vento,che passa in un momento,poi che per cieli è fermo ed ordinatoche amico e servo tal ti sia donato.Or se disforme a voi natura femmidi senno, di beltà e di costumie di più vostre mirabili dote,ma per sé fé de l'intelletto i lumi,e tal, non meritata, grazia diemmi,che simiglianza vile in me non puote,con lagrime divote,signori, almen umilmente vi priegonon mi sia fatto niegol'esser terzo fra voi minimo servo,ché la fé che conservoa ciascheduna vostra reverenzamerita in voi di tal grazia potenza.-Mille volte, canzona, baceraiginocchion ciascun piè al signor nostroe, se dell'esser tuo si maraviglia,gli di': «Il mio fattor è servo vostro,d'amor e morte pien di mille guai;simile manda a te la sua famiglia».E, s'egli in man ti piglia,porgi tanta pietà agli occhi suoiche del suo petto mai ti cacci poi.Mariotto Davanzati