Quid novi?

Il Dittamondo (5-12)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUINTOCAPITOLO XIIPosto ch’ebbe silenzio a le parole,senza piú dir passeggiavam la viasempre diritto onde si leva il sole. Sospeso andava, come uom che disia cosa fra sé e che non la dimanda 5 per tema o reverenza che ’n lui sia, quando Solin mi disse: "Che fai? Manda la voglia, c’hai nel tuo cuor ristretta, su per l’organo suo, sí che si spanda". Come il buon servitor, che non aspetta 10 piú d’una volta il dir del suo signore, ma quanto può per ubbidir s’affretta, cosí la brama, ch’io avea nel core, isparsi fuori e dissi: "O Solin mio, iscusi me reverenza e timore". Apresso questo, non ristetti ch’io mi volsi al frate e dissi: "De la legge di Macometto udir bramo e disio". Ed ello a me: "Molte cose si legge ne l’Alcorano disoneste a udire, 20 de le quai vo’ ch’alcun capitol vegge. Comanda espresso qual non vuo’ obbedire a Macometto, o tributo non renda al Saracino, che debba morire. Concede a l’uom quante vuol moglie prenda 25 e concubine, pur tener le possa: e qui con fra Dolcin par che s’intenda. E tanto fa la coscienza grossa, che i maschi usando Sodoma e Gomorra, vuol che senza peccato far si possa. 30 Loda il battesmo e odi s’ello abborra: dice che, quando l’uom fa un peccato, ch’al fiume per lavarsi tosto corra. Può battezzare il padre, quando è nato, lo suo figliuol, non perché sia cristiano, 35 ma perch’abbia piú vita e miglior fato. Lo digiun quasi per quel modo fano come il Giudeo, ché ’n fino a notte oscura senza bere o mangiar digiuni stano. Giunta la sera, cenan; non han cura 40 s’è carne o pesce; usar puon di ciascuno, né pongon fren, per questo, a la lussura. De l’anno un mese intier fan tal digiuno, ne le meschite lor; senza lavarsi o impolverarsi, orar non de’ niuno. 45 Come noi ci volgiamo, per segnarsi e per orare, in verso l’oriente, sí come per le chiese nostre parsi, ed il Giudeo adora in vèr ponente, la legge vuol del Saracino ancora 50 che verso il mezzodí pongan la mente. E come la domenica s’onora per noi con celebrarla e farne festa, e ’l sabato il Giudeo, che non lavora, similemente la feria sesta 55 ordinò Macometto riverire, come ne l’Alcoran si manifesta. Loda e afferma ancora, nel suo dire, che degna sia la circoncisione da dovere osservare e ciò seguire. 60 Sacerdoti hanno, per li quai si spone l’Alcorano e odi cosa cruda ch’usan, se fanno predica o sermone: tengon, dicendo, in man la spada nuda: - La legge a morte o a tributo condanna65 qual d’obbedir Macometto si escluda -. Dritta la pongon poi sopra una scranna, in atto come voglian minacciare ciascun che ’l parlar lor dispregia o danna. Dicon che disse, nel lor predicare, 70 Macometto: - Quanto fia la vittoria de l’arme, in noi la legge de’ durare. E quanto durerá la nostra gloria nei beni temporal, tanto, per fermo, lucerá chiara la nostra memoria. 75 Non son mandato al mondo col mio sermo a far miracol, ma venni in virtute de l’arme e queste usate a vostro schermo -. E cosí mostra ch’ogni sua salute ne l’arme fosse e nei ben temporali 80 e che l’altre vertú li fosson mute. Ancora afferma lor, tra gli altri mali, che ’n paradiso son molti giardini pieni dei ben del mondo e spiritali, e che di latte, di mèle e di vini 85 fiumi si truova e chiare fontanelle, fiori per tutto e canti dolci e fini, donne con ricche veste, accorte e belle, e giovinetti di gentili aspetti con vergognose e vezzose donzelle. 90 E tutte queste cose a’ lor diletti dice che usar potranno cosí, come nel mondo fanno, e seran lor suggetti. Ancor nel libro suo, che Scala ha nome, dove l’ordine pon del mangiar loro, 95 divisa e scrive qui ogni buon pome. Vasellamenti d’ariento e d’oro, dilicate vivande e dolci stima su per le mense, ove faran dimoro. De le vivande, dice che la prima 100 iecur, fegato, è e pesce apresso, poi albebut, che d’ogni cibo è cima. Or puoi veder, se noti fra te stesso, che Macometto in ogni sua parola beatitudo pone che sia espresso 105nel vizio di lussuria e de la gola".