IVCanzon morale del detto Mariotto per una donna della quale esso era innamorato.Miracol nuovo, che la specie umanainclita fai e molto più natura,non dimostrato qui senza gran segno,non passò sì le sue ninfe Dianacome il tuo vago aspetto copre e furaogni mortal bellezza ed ogni ingegno.Com'io fui fatto di vederti degno,conobbi Amor seder fra le tue ciglia,e, come cacciator la cerva al varcoaspetta, aperse l'arcoe disse: «Non fuggir, ché quel ti piglia!»Paura e maravigliami stupîr sì ch'io caddi semivivoe di libero arbitrio in tutto privo.Se per cruda fortuna o per distinoi' fui condotto semplicetto e vago,disciolto d'ogni laccio e di paura,a veder, forse per arte mago,di perle il volto e 'l capel d'oro finoe l'angelica tua degna figura,pietosa in vista, or terribile e dura,non dovria ver me farsi, né t'è onore,con tal malizia uccider uom sì parco;né pur mi serri el varcodi libero tornar, ma con furoredi catene m'hai carco:ond'io di libertà mi truovo gnudoe d'un sì bel signor, e non men crudo.Misero, che, all'entrar, i' fui sì pronto,pien di dolci pensier soavi e purinel mio eterno e doglioso aberinto!Or bramo morte, e con pensieri oscuriad uno ad uno i tristi giorni conto;da sì spietata man sì opresso e vinto,da ira, sdegno, doglia a una spinto,trascorro dove fu la prima entrata,per uscir fuor del fuoco ov'io sempre ardo;ma, poi che intorno guardoné veggio alcuna via alla tornata,l'alma già disperataa la seconda morte si conduce:vostro è il peccato, ché ne siete duce.Ma tu che vedi ancor lo strazio iniquo,che del suo servo fa questa scherana,senza temer di te, né di tuo strali,e vedi com'è l'alma e 'l corpo obliquo,per seguir questa nuova tramontana,con martir stati mai maggior, né tali,adopra, per dio, l'arco, adopra l'ali,sì che la senta e pruovi quel che puoie sia punita del passato scherno!Sia giusto el tuo governo,sì che non si ribelli i servi tuoi;infiamma i disir suoide la fiamma, che i miei son per te accesi,e tanto più quanto men n'hai difesi!- Canzon, vanne dinanzi al mio signoree scuopri i tuoi martiri,i qual, s'avien che miri,di': «Qui mi manda il vostro servidore,qual, di passar Istige è già costretto,se pietà prima non vi scalda el petto».
Mariotto Davanzati 04
IVCanzon morale del detto Mariotto per una donna della quale esso era innamorato.Miracol nuovo, che la specie umanainclita fai e molto più natura,non dimostrato qui senza gran segno,non passò sì le sue ninfe Dianacome il tuo vago aspetto copre e furaogni mortal bellezza ed ogni ingegno.Com'io fui fatto di vederti degno,conobbi Amor seder fra le tue ciglia,e, come cacciator la cerva al varcoaspetta, aperse l'arcoe disse: «Non fuggir, ché quel ti piglia!»Paura e maravigliami stupîr sì ch'io caddi semivivoe di libero arbitrio in tutto privo.Se per cruda fortuna o per distinoi' fui condotto semplicetto e vago,disciolto d'ogni laccio e di paura,a veder, forse per arte mago,di perle il volto e 'l capel d'oro finoe l'angelica tua degna figura,pietosa in vista, or terribile e dura,non dovria ver me farsi, né t'è onore,con tal malizia uccider uom sì parco;né pur mi serri el varcodi libero tornar, ma con furoredi catene m'hai carco:ond'io di libertà mi truovo gnudoe d'un sì bel signor, e non men crudo.Misero, che, all'entrar, i' fui sì pronto,pien di dolci pensier soavi e purinel mio eterno e doglioso aberinto!Or bramo morte, e con pensieri oscuriad uno ad uno i tristi giorni conto;da sì spietata man sì opresso e vinto,da ira, sdegno, doglia a una spinto,trascorro dove fu la prima entrata,per uscir fuor del fuoco ov'io sempre ardo;ma, poi che intorno guardoné veggio alcuna via alla tornata,l'alma già disperataa la seconda morte si conduce:vostro è il peccato, ché ne siete duce.Ma tu che vedi ancor lo strazio iniquo,che del suo servo fa questa scherana,senza temer di te, né di tuo strali,e vedi com'è l'alma e 'l corpo obliquo,per seguir questa nuova tramontana,con martir stati mai maggior, né tali,adopra, per dio, l'arco, adopra l'ali,sì che la senta e pruovi quel che puoie sia punita del passato scherno!Sia giusto el tuo governo,sì che non si ribelli i servi tuoi;infiamma i disir suoide la fiamma, che i miei son per te accesi,e tanto più quanto men n'hai difesi!- Canzon, vanne dinanzi al mio signoree scuopri i tuoi martiri,i qual, s'avien che miri,di': «Qui mi manda il vostro servidore,qual, di passar Istige è già costretto,se pietà prima non vi scalda el petto».