Quid novi?

Il Dittamondo (5-18)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUINTOCAPITOLO XVIIIO tu che leggi, imagina ch’io sono,tra quel di Libia e l’Etiopo, giuntonel mezzo, per la via ch’altrove pono. Io ho rivolto i piedi e ’l volto appunto in vèr ponente, per voler cercare 5 Getulia e Garama di punto in punto; poi penso dar la volta e ritornare, per l’Etiopia, a levante, in Egitto: ché meglio non ci veggio a ben cercare. Questo cammin non segue tutto dritto 10 e poi è disviato a loco a loco sí per lo sole e i gran boschi ch’io ho ditto. Qui mi disse Solin: "Sí come il foco vuol temprato colui che fa l’archimia, convien l’andare temperar piú e poco". 15 "Io veggio bene come ’l ciel biastimia questa contrada; ma tanti animali diversi in forma, e c’han volti di scimia, dimmi chi son, diss’io, ché ci ha di tali che a riguardare pare una paura; 20 poi tempra i passi e piú e meno iguali". Ed ello a me: "Imagina e pon cura che di specie di scimie son per certo quanti ne vedi di simil figura. E poi che mi dimandi essere esperto 25 di lor condizioni e sí de’ nomi, io tel dirò com’ io lo scrivo aperto. Quelle che vedi andar su per le somi per Grecia, per Italia e per la Spagna, e che sanno ballare e fare i tomi, 30 sono con piú piacere e men magagna; e maggior copia di queste si trova. L’odore ha tal, come ’l tatto la ragna; rallegra sé quando la luna è nova, e ’n altro tempo cambia la sua faccia; 35 ciò che far vede, contraffar le giova. E quando avièn che ’l cacciator la caccia, il figliuol ch’ama piú a sé ammicca e con quel fugge dentro a le sue braccia. L’altro di sotto il corpo le si ficca; 40 con man, co’ piedi e con tutta sua possa di sopra da le reni a lei s’appicca. E se avièn che la madre piú non possa, vuoi lasciar quel ch’a la schiena si tene; ma niente le val, per dar la scossa; 45 onde abbandona quello a cui vuol bene. O miser ricco avaro, se ben miri, cosí a te, a la morte, addivene. Altre ci son, che si noman satiri, inquiete e rubeste ne’ lor moti: 50 grata han la faccia e con folli disiri. Ancor voglio che ne l’animo noti i circopetrici e questi hanno coda e stanno in minor boschi e men rimoti. La lor natura in questo modo annoda: 55 che per discrezione e per ingegni sono di maggior fama e di piú loda. Cinocefali piacemi che segni nel numer de le scimie: e, senza forsi, piú son crudeli fra tutte e men degni. 60 Questi con piedi, con mani e con morsi, con violenti assalti offender sanno piú fieramente che se fosson orsi. Per le gran selve etiopiche stanno; a chi li prende non li val lusinghe, 65 ché quei che fan lor meglio, peggio n’hanno. Similemente voglio che dipinghe che un’altra schiatta v’ha, di minor forma, le quai di qua son nominate spinghe. La lor natura divisa e conforma 70 abile e dolce e, per quel che si dice, chi gli ammaestra bene, stanno in norma. Per le foreste, fuor d’ogni pendice, si truova ancora, c’hanno coda e barbi, un’altra specie, detta calitrice. 75 Udito or hai le novitá di Garbi, che ci son d’animai di questa sorte, la lor natura e quai truovi piú arbi". E io a lui: "Le tue parole accorte l’animo mio han fatto tanto chiaro, 80 che rimaso ne son contento forte. Ma qui ti prego ancor, lume mio caro, ch’alcuna cosa dietro a te non lassi, che sia da dire per questo riparo". Ed ello a me: "Non voglio che si passi 85 trattar del latte sirpico, com’esso d’odorate radici al tempo fassi". Per ordine mi divisò apresso a quel ch’è buono e sí come si face, secondo che nel libro suo l’ha messo. 90 "E però che per molti non si tace l’álbor melopo, che di qua si vede, di fartene memoria ancor mi piace. Un omor lento di questo procede, lo qual si noma armoniaco fra noi: 95 credo che sai a che s’aopra e chiede":così mi disse e tacquesi da poi.