Quid novi?

Rime di Celio Magno (351-352)


Rime di Celio Magno351Già fu che, stolto, io non credea possentevolto di bel fanciullo ardermi il core,mentre amor feminil chiusa la mente,da pria mi tenne in troppo cieco errore;or che, mercé del ciel, l'anima sentele forze al fin di sì soave ardore,l'altro dispregia, e stupor anzi prendecome per donne Amor suo foco accende.Tal chi prima gustò, di Bacco amico,spremendo l'uve il nettar dolce e grato,de l'acqua diventò schivo e nemicoch'era a mensa bramar pur dianzi usato;così trovando in cavo tronco anticofamelic'orso il mel non più gustato,le ghiande lascia e 'n tutto a sdegno l'have,accorto fatto del licor soave.Donna, voi, ch'io già tenni angel celestesceso a farmi qua giù beato a pieno,cedete il vanto pur ch'allor n'avesteal volto del mio Tirsi almo e sereno;perché quanto or di ben dar mi potrestelo stimerei d'un sol suo guardo meno:e nel suo amor più tosto aver tormentoche nel vostro, torrei, viver contento.Quanto m'è dolce più che 'l cor mi leghia la sua chioma inanellata e bionda;e che sue forze in me tutte dispieghida quella fronte Amor chiara e gioconda;e ch'indi spesso i miei cocenti prieghicortese ascolti, e lor grato risponda.Quanto m'è più soave, in lui da pressomirando, tutto in lui perder me stesso.Vince il mio Tirsi al bel purpureo viso,agli occhi vaghi ed al gentil sembiante,Ales, Adon, Giacinto, Ila e Narcisocon qualunque altro di beltà si vante.ancor direi che Giove in paradisodi men degno fanciul si gode amante:ma temo a lui non scenda in novo augelloper farne sé più lieto e 'l ciel più bello.Dolce mio caro aventuroso foco,luce degli occhi miei sola e gradita,che 'l mio cor sollevando in nobil locomi rinovasti a più felice vita,e in cambio d'un piacer fallace e poco,gioia mi fai provar vera infinita:scorgi tu dentro in me quel ch'or desiodirti, e spiegar non puote il canto mio.352N.Perché 'l don già concesso or mi ritogli,Amor? E 'l cangi in duolo?A.Perché 'l diletto solonon ti dia morte, e del tuo ben ti spogli.N.Qualche conforto almen, se vuoi ch'io viva,tempri il mio amaro lutto.A.Non è misto il mio frutto,ma sol d'aspro o di dolce al colmo arriva.N.Come dunque vivrò, se già 'l tormentodal cor l'alma divide?A.Il dolor non ancide,ma ben per allegrezza altri fu spento.N.Ahi, ch'anzi torna, più che morte amara,ogni tua breve noia.A.Ogni mia leve gioiaancor via più che vita è dolce e cara.N.Troppo è mia fé di tanto strazio indegna.A.Soffrir tacendo dèi,se fedel servo sei;basti che quinci a te salute vegna.N.Pietosa crudeltà, pietà crudele:voler, perch'io non mora,che provi morte ognora,e che del mio morir non mi querele.