Quid novi?

Rime di Celio Magno (355-359)


Rime di Celio Magno355Nel vestir d'una monacaDietro la voce tua benigna e piach'a te, padre del ciel, sempre ne chiama,piena di puro ardor prendo la via,fuggendo quel che 'l mondo apprezza ed ama;che chi fuor che te solo altro desiagiunge a misero fin d'ogni sua brama,e, lunge dal camin vero superno,cade qual cieco in precipizio eterno.Pompa, ricchezze, onor, gioia mortale,visco son che 'l nemico a l'alma tende,in cui, s'ella mal cauta intrica l'ale,o riman preda, o tardi al ciel le stende:ove a gioia provar vera immortalecon braccia aperte il suo fattor l'attende.voi dunque spregio, ancor che belle in vista:ben per chi v'odia, e mal per chi v'acquista.Giusto è ch'omai d'umile abito e schiettomi vesta fuor, sì come dentro io sono.tu, che sei degna guida al gregge eletto,alma discesa dal celeste trono,di questa spoglia omai m'adorna il pettocome di caro e prezioso dono;e mirando a mia fede ardente e vera,fammi compagna a la tua santa schiera.Croce, ove 'l mio Signor morte sì indegnapatì per darmi incontra morte aita,siami tu fida e gloriosa insegnaa seguir lui, ch'al regno suo m'invita;croce, che di sperar mi rendi degnadopo mille perdoni eterna vita,qual sì crudo è qua giù, se ben ti guardo,che di zelo e pietate in Dio non arda?Io non basto, Giesù, pur col pensieroringraziarti del don ch'oggi mi fai;anzi, dapoi che farlo indarno spero,di novo don nova dimanda avrai,poiché caro hai non men ch'un cor sincerosempre a te chieda, e non si sazi mai:giungi dunque a la fede in me constanza,sì che s'adempia al fin la mia speranza.O dolce madre mia, come potrestisentir frutto maggior del viver mioche inirando ch'a me grazia si prestidivota ancella di sacrarmi a Dio?Rendimi a lui, poiché da lui m'avesti,e benedisci me nel mio desioche pur tua figlia, o fortunato acquisto,sposa non d'uom mortal, ma fia di Cristo.E voi che sete al mio gioir presenti,mentr'io me n' vado al mio celeste sposo,rimanetevi in pace, amiche genti,se può 'l mondo apportar pace o riposo.E se vergine è qui, cui s'appresenticon santa invidia il mio stato gioioso,prenda meco la croce, e meco insiemes'erga ver Cristo a più beata speme.356[Nel vestir d'una monaca][ ] et inclina aurem tuam[ ]vit Rex speciem tuam.356bRispostaOdo la voce tua benigna e piacon l'orecchie, Signor, ma più col core.E bench'in me bellezza altra non sia,bella mi rende il tuo infinito amore;e 'l mio non men, che te cole e desiacon profonda umiltà di puro ardore.Eccomi dunque tua divota ancellafatta sol da tua grazia e degna e bella.356cVeni, sponsa Christi: accipe coronam quamtibi Dominum praeparavit in aeternum.356cRispostaO grazia, o don ch'ogni pensiero eccede!Esser sposa di Cristo, esser unitaa lui per carità, speranza e fede,e spirar col suo spirto in questa vita!O d'onor senza pari alta mercede,sacra corona a lui tanto gradita!Ma n'ebbe egli d'acute, orride spineperché a me tu sì vaga ornassi il crine!356dNel ricever la coronaSiami ognor questa fral corona in terrastimolo ad acquistar l'eterna in cielo;resti il mostro infernale in ogni guerravinto dal mio constante, ardente zelo.Ami e curi sol Dio mentre si serral'alma in questo mortal corporeo velo:ch'egli è 'l mio creatore, a lui son nata,e viva e morta in lui sarò beata.356eAlla CroceCroce, ove il re del ciel morte sì indegnapatì per darmi incontra morte aita,tu sei mia fida e gloriosa insegnaa seguir lui, ch'al regno suo m'invita.Tu specchio sei ch'a sofferir m'insegnagli affanni e 'l mal di questa fragil vita:lieta io t'accoglio, o prezioso legno,vero di mia salute amato pegno.356f[Dispregio] del mondoPompa, ricchezza, onor, diletto umanovisco son, che Satan per l'alme tende:ove chi l'ale intrica, o cade in manodel reo nemico o tarde al ciel le stende.Che giova un ben mondan, s'estinto e vanofortuna o morte in sì poch'ore il rende?Onde al dritto io me n' vo dal camin torto,da guerra in pace, e da tempesta in porto.356g All'abito monacaleIn questa umile spoglia al mio gran sposopiù bella e cara andrò ch'in gemme ed oro,col corpo a lui sacrato agli altri ascosotra questo virginal felice coro;qui fra sante fatiche avrò riposoe in lieta povertade alto tesoro.Così conceda a noi dopo 'l fin nostrol'adorarlo vicin nel sommo chiostro.357Se per me nato al mondo il Signor miosprezzò gli agi e le pompe e i van desiri,ben deggio, serva sua, sprezzarli anch'io.E se per me di morte infra i martiriil sangue sparse, è ben ragion ch'almeno,viva, io sparga per lui pianti e sospiri.Dunque deposto ogni pensier terrenotutta mi dono a lui con puro core,certa ch'aprendo di sua grazia il senom'accoglia al fin tra l'alme sante in cielo.358A Gesù, tuo figliuol, mio redentore,o reina del ciel consacro e donoquest'alma, questo corpo e questo core.E se sua sposa e serva indegna io sono,ei con sua grazia adempie il mio diffetto,mentre il mondo per lui, lieta abbandono.Tu presso lui del mio divoto affettoi prieghi e l'opre, o pia Vergine, aita,acciò poi teco, al suo divin conspetto,possa goder di vera eterna vita.359Dietro la scorta tua fidata e pia,dolce mio redentor, dolce mio sposo,indegna ancella tua, prendo la via.E lascio il mondo iniquo insidiosoperch'in te solo e nel tuo amor risiedeogni bene, ogni gaudio, ogni riposo.Ond'io per acquistar tanta mercedea questo giglio assomigliando il coreverde speranza avrò, candida fedee carità di prezioso odore.