Quid novi?

Rime di Celio Magno (360)


Rime di Celio Magno360San Bernardo — Contadino.PrimoBernardoO signor mio benigno,o redentor di questa miser'alma,accetta il buon voleredi me, tuo servo umìle.E qualor questi sensi infermi e fralitraboccano al peccar, tu mi sostenta,con la pietosa man de la tua grazia.So molto ben che tuttel'orazioni mie, tutti i digiunie quanto in gloria tua penso ed adopro,è nulla, s'io riguardo a quel ch'io debbo.Ma s'io mi volgo, come ognor m'inviti,a l'infinita tua somma bontate,spero de le mie colpe ancor perdono.E che fatta per te d'indegna e bruttaquest'alma degna e bella,quando a te piacerà trarla di questocarcere a lei noioso,fia chiamata nel cielo a goder tecodel gaudio e de' tesoriche doni a' servi tuoi più cari e fidiin quella vera e sempiterna vita.Pater noster, qui es in caelis, sanctificetur.ContadinoEcco il padre Bernardo,uom tra noi d'essemplare e santa vita,e prior degno del suo monastero.Buon giorno, padre.BernardoDio ti sa lui figlio.Ove ne vai così per tempo?ContadinoIo vadoper udir messa al monasterio vostro,oggi ch'è festa; e parmi aver sentitoil terzo segno.BernardoCome, 'l terzo? Ancoranon è sonato il primo.ContadinoA me parevad'udirlo; ma per dirvi il ver, ier serafeci vigilia, e non gustai bocconebenché n'avessi voglia; e questa nottepoco ho dormito: onde or fame rabbiosafa ch'io vaneggio ed erro.Parendomi sentir campane e trombe,credea spedirmi tosto e tornar tostoa far collazione a casa miaed aspettar per gli altri e desinare.Bisogna aver pazienzia.BernardoQuanto più scuso in te dopo il digiunoquesto spion natural de la tua fame,tanto più lodo il fren di riverenzaverso il tuo creator, che a' suoi commandache cibo a l'alma dian prima ch'al corpo.Benedetto sia tu, figliuol mio caro!Prega il Signor che così buona menteper tua bontade in te conservi e cresca.Almen fossi tu stato a la mia messada me detta oggi a lo spuntar de l'albaper mia divozion, come far soglio:perch'or mangiar potresti a tuo piacere.ContadinoVolesse Dio che ciò saputo avessi,che ci sarei volatoa mezza notte, ancor, non pur a l'alba!Io paziente sosterrò la famefinch'abbia udito messa; ma dapoinon so come potrò soffrirla tantoch'arrivar possa a casa.Fatemi, caro padre, un gran favore:supplico e prego vostra rebelenzia.BernardoVolentieri. Dimanda, purch'io possa.ContadinoDatemi mezzo di quel vostro panech'avete nel carnier, dove soleteportarne ognor, per darlo in elemosinaa qualche poverello; in ogni modoin tale stato posso anch'io chiamarmipoverello e mendico.Riceverollo per l'amor di Dio.BernardoVo' compiacerti; purché mi promettidi non toccarlo finché tu non abbiudito messa prima,e 'l tuo debito ufficio a Dio pagato:che sarà solo un differir mezz'ora.ContadinoCosì prometto.BernardoEccoti mezzo il pane.ContadinoRiponetel voi stesso in questa tascacon le man vostre, ch'io non vo' toccarlofinché non oda messa,sì come io v'ho promesso e 'l dover porta.BernardoCiò segno è ancor di ben disposta mente.Porgi la tasca qui: ma guarda beneche tu m'attenda la parola data.Sai ben che la promessaal sacerdote fatta è fatta a Dio.ContadinoSiatene certo pur. Mi raccommandoa vostra rebelenzia.BernardoVa in buon'ora.Quando si scorge in uom semplice ignaroseme alcun di bontate,con la dolcezza e col favor si devenodrirlo e cura averne;acciò, quasi novella ed util pianta,fermi più sua radice,e più fiorito e più fecondo cresca.Ma fornir voglio il mio camino e i prieghiche costui m'interruppe; ancor che 'l tempospeso con lui non fu senz'alcun frutto.3602ContadinoSì, si, aspetta, che vegno.Non diran messa di quest'ora intiera.Il frate ch'a da dirlanon è parato ancora; anzi passeggiaper sacristia col breviario in mano,e forse va dicendo il matutino.Che debbo fare? Da l'un canto mi spingelo stimol de la fame,e da l'altro la fede al padre data.S'io 'l mangio innanzi, peccherò di gola,se indugio un'ora, io morirò di fame.Non è meglio ch'io viva e poi mi penta,che morir qui, né poter poi pentirmi?Ho pur sentito a direche la necessitade non ha legge,e che nostro Signor non vuol la mortedel peccator, ma ch'anzi viva affineche possa convertirsi. Adunque onestascusa averò s'io mangio questo pane;forza è mangiarlo.BernardoA quel ch'io veggio, deiaver udito messa; ch'altramentecreder non vo' che tanto error facessi.Perché mutolo resti? E non rispondi?E perché torni entro la tasca il pane?ContadinoIo non l'ho udita ancora,perch'ancor non s'è detta; e 'l sacerdotepar che nulla vi pensi, e ad altro attende.Ond'io mi son partitodi chiesa a passeggiar per minor tediodell'aspettar la messa;ma quando ora sarà, darò di volta.Né questo pane ho trattofuor per mangiarlo; ma per darli solo,così, un'occhiata, e per trattenimentode la mia fame; come fa l'infermoche toglie un pomo in man per goder solola vaghezza e l'odor, non per mangiarlo.BernardoSe questa fu la causa, io me n'acqueto;ma perché, figlio mio, non stesti in chiesapiù tosto a pregar Dio, che uscirne fuoraimpaziente in aspettar la messa?ContadinoIo voglio e debbo confessar il veroa vostra rebelenzia.Ho visto in chiesa in ginocchion divotauna giovane bella come un fiore,che gli occhi mi rapì nel suo bel volto.Io sentendo per lei foco in camino,deliberai schivar quel gran perigliod'innamorarmi; perc'ho già provatoquant'aspra sia la vita degli amanti,e quanto offenda Dio.Talché, per non turbar né me né lei,son fuori uscito a trattenermi alquanto.BernardoBenissimo facestiché maggior fallo assai sarebbe statomacchiar la conscienzadi carnal brama e di lascivi sguardi,che romper il digiuno innanzi messa.ContadinoAnch'io giva pur or pensando mecoche, s'è concesso a chi digiuna, a sera,di cibo un poco pria che vada in letto,perch'avend'io ier sera digiunatosenza nulla gustar, peccarei s'oracon questo poco pane,col qual ier sera non avrei peccato,consolassi la fame innanzi messa?BernardoNon hai fornito ancoral'obligo del digiun, se non hai primaascoltata la messa;anzi, se mangi pria, non sol tu guastiil merito di questa e di quell'opra,poich'ambe ordini son di santa Chiesa,ma senza scusa mortalmente pecchi.Che 'l peccato del qual tra noi si parlanon consiste in aver ier sera presopoco o nulla di cibo;benché 'l vero digiuno, a Dio più grato,sia l'astenersi in tuttone le vigilie santedal mangiar e dal bere;ma questa colpa è per l'incontinenzadi non voler soffrir mezz'ora solaa saziar il tuo ingordo appetito.ContadinoQuesta mezz'ora a me parrà mill'anni.BernardoPiù lunghe a te parran le pene eternese per seguir la gola or nulla curil'onor devuto ai dì sacri e solenni,anteponendo il paneterreno e frale al pan celeste eternodel sacrificio, in cui presente è Cristo,che col suo sangue ti campò da morte.Non colui che principia un'opra buona,ma chi stabil continua insino al finegrazia e mercede acquista.ContadinoLa vostra rebelenzia il vero dice,io lo conosco; tuttavia mi pareche tra voi sacerdoti e noi mondanivi sia gran differenza: perché voiper lungo tempo assuefatti fostea patir fame e sete;e noi viviam con via maggior licenza.Voi sul digiunar sempre,e noi sul mangiar sempre;voi spesso pane ed acqua,noi pane senza vin gustiam di raro;e quanto a me non mai.Ché senza non si puoteviver; e s'altri può, non già poss'io.BernardoPer questa tua buona ragione a puntofia maggiore il tuo merto appresso Diosoffrendo ancora un poco,finch'abbi udito messa.Deh non fraudar te stessodel frutto del ben far tanto vicino.ContadinoFarò quel che consigliala vostra rebelenzia.BernardoMa sarà meglio ch'a me 'l pan tu lasci,per schivar il perigliode la tentazion che può venirti.ContadinoNo, no, padre; lassate pur ch'io 'l porti:che di novo lo promettoa vostra rebelenziache non lo toccherò prima ch'io m'abbiaudito messa, come debbo. Or vado.BernardoIo son contento. Va. Dio t'accompagni.Ave Maria, gratia plena...