Quid novi?

Mariotto Davanzati 09


IXCapitolo di Mariotto d'Arrico Davanzati, cittadino fiorentino, pure sopra l'amicizia, recitato nel predetto luogo e tempo per Messer Antonio di Matteo di Meglio, Cavaliere Araldo della Magnifica Signoria di Firenze.Quel divo ingegno, qual per voi s'infuse,onde 'l greco e latin poema uscìo,o sacre o sante e venerande Muse,s'infonda or sì nello 'ntelletto mioch'al degno e bel prencipio, mezzo e finene satisfaccia tal qual io desio!O chiome illustre mirte e pellegrine,sovenite ora al servo bisognosocoll'arme fuor delle mortal vagine!O di mie vita sostegno e riposo,compatrïoti miei Dante e Petrarca,sanza i qua' di parlar non sare' oso,ponete mano alla mie fragil barcasicché, per mezzo di duo sacri lumi,di palma e lauro in porto arrivi carca,trattar volendo elezioni e costumie legami ed effetti d'amistate,come s'apprenda mantenga e consumi!Notar dovriesi pria la degnitateimmensa in tanto sublime inventore,quanto la lingua nostra ha di bontate;ma, sol per non uscir del certar fore,in me disposi tacerlo al presenteper cerner tra gli amici el frutto e 'l fiore.Né in invenzion fabulose e assentedal termin dimandato vo' mie versiindarno ispender sì disutilmente,quale in opre comporre, o in diversititoli degni a parlar per figura,sotto fizion già molti intender fêrsi.Ma perché con poetica misturafilosofia è qui ferma e 'ndivisa,tutte fizion fien fuor d'esta misura.Né per ambizïon vo' far recisaamicizia da sé, soffisticandoper vari modi e sentenzia intercisa.Alcun dice amicizia regnar quandol'uno amico dall'altro utile aspettae, quel mancato, lei venir mancando;e ch'un'altra amicizia è che dilettala vita dell'amico, e qual si voltael disiderio, tal la fa imperfetta.Così, sott'ombra d'amistà, raccoltafanno di molte e varie adulazioni,qual tedian chi le dice e chi l'ascolta.Ma a vera amicizia i miei sermonidrizzo, la qual sol per virtù s'elegge,unica, intègra a paragon de' buoni.Tant'alta gloria in sé reserva e reggequesto immortale, invitto e divin titolo,che comprender nol può l'umana gregge.E se in prosa, in dialogo o 'n capitoloalcun trattonne o tratta, il caso inniziae scompigliato poi lascia il gomitolo,ché questo eccelso effetto d'amicizia,qual dee, regnando per sua conseguenza,il rigor danna e ministra giustizia;onde i mortali invan viverien senza,né necessaria cosa più ci apparepel conservar dell'umana semenza.Con costante e matur diliberareSocrate vuol ch'elegger cerchi amicicon possa e voglia a fedeltà servare,e ch'amico è chi non pur ne' filiciavenimenti ti vicita e proffera,ma fermo a' medïocri e a' mendici,e per l'amico amico in pace sofferaqualunque cosa più greve e molestae di nuovo sé pronto dona e offera.La vita dell'amico allegra o mestaqual la tuo propria debbi reputare,e d'un pari volere esser contesta,e volere anzi vita abbandonarepel vero amico che coll'inimicoviver, credendo per lui triünfare.Aristotile afferma che l'amiconel prosper tempo a conoscere è duro,ma presto il cerna lo stato mendico;che fuor d'amistà sia acro e scuroel vivere, e che nullo eleggerebbedi viver senza nel tempo futuro;che, tolto a' fortunati in chi vorrebbeper amistà lor ben comunicare,la lor prosperità nulla sarebbe,né potrieno atto virtuoso usare;el miser, non avendo alcun refugiod'amico, si porria morto chiamaree che 'l bruto animal, che dal pertugiosol di natura il lume attende e piglia,privo d'ogni elezion, col cervel bugio,amar si vede, effetto e maraviglia;onde amicizia nasce e si nutricae virtù senza lei non si consiglia.Onde vuol ch'amistà virtù si dicaessere in sé o tal qual virtù puote,senza la quale indarno s'affatica.Ma Teofrasto par ch'affermi e notedover l'amico anzi amar che provares'estrema nicistà non si percuote.E Pittagora vuol che tal trovaresi debba uom senz'amico, qual senz'almacorpo, possendo vivo al mondo stare.Né vuol che tu ti carchi della salmadell'adular l'amico, ch'amistateda dritto e ben parlar prencipia e calma;e che sia amico di tal degnitatech'altri d'averlo per nimico tema,e, quando regge in gran prosperitate,l'amico tuo il vicitare iscemae va' vi raro se non se' chiamato;ma s'egli avien che 'l male stato il prema,senza chiamar debb'esser vicitatoe soccorso da te col dire e 'l fare,mostrando lui, non sua fortuna, a grato;e che l'amico, quando ingiurïaresi vede, tal più ch'altri si corruccia,qual freddo o caldo non può insieme stare.E se per caso amico da te muccia,nemico fatto, non speri che t'amiin etterno, ché tutti èn d'una buccia.E ben ch'amico a te si mostri e chiami,tornar cercando in tua pristina grazia,quale a' pesci t'aopra e l'esca e gli ami;né cerca per amor di contumaziavolere uscir, ma per util ch'aspetta,o per me' far di te suo voglia sazia;sicché, se ben non colse la saetta,la quale a te come nemico trasse,sotto inganno me' colga e vada netta.Ed amico richiedi quel gustassedi voler tu da lui esser richiestoperch'amistà d'un sol lato non fasse,degno, giusto legame alto ed onestoesser dell'amistà la vera fede,senza 'l qual sarie 'l mondo acro e funesto.E Augustin, d'Ambrogio degno erede,in Civitate Dei vuol che l'amicoami qual l'alma che dentro a te sède.Ma 'n fra più degne cose ch'io v'ispricoper distinguere il titol glorioso,qual mai non giunse moderno od antico,non vo' che 'ndietro, derelitto e ascoso,il nostro moral Seneca rimagna,d'ogni virtù, ma più di questa, sposo,qual vuol più dolce, più nobile e magnacosa non possa al mondo uom possederech'un amico provato in suo compagna,col quale ogni accidente, ogni pensierepossa cumunicar qual con se stesso,e di par voglia allegrare e dolere.Né vo' tacere insomma il noto espressovolume, il quale il nostro almo oratoreper ciò compose; ma pur brieve il tesso,perché, ordinato a narrar tal tinore,sarie il framesso più che la vivanda:ma diànne quel ch'è di miglior sapore.Onde afferma che ciò ch'uomo addimandasiccome cose buone e singulariuna disia, perché in altra si spanda.Qual per ispender si disia danarie per seguito aver, brama potenza,onor, per esser tra gl'illustri e chiaridiletto dona d'allegrezza intensa,amistate per esser amicato;e così l'altre van per conseguenza.Ma solo ad amicizia è riservatoda tempo né da luogo esser rimossa,ma ti bisogna da qualunque lato;e che sempre ti segue e sempre ha possadove acqua o foco non ti fa mestieri,e d'ogni tuo sinestro alla riscossa;tal che l'amico morto, e non pure ieri,qual prima vive nella mente al vivoamico, e 'n fama ritorni qual t'eri.E tal cosa uom per sé di fare è schivoche per l'amico fa, perch'onestated'onor l'addorna in altri, e 'n sé il fa privo.E tutte cose, a fermezza ordinatedi cielo in terra, dice Agrigentina,discordia fugge e contrage amistate,la qual tra' buon com'oro in foco affina:in par consentimento e voluntàsuo forza regge e in averso ruina.Nel vecchio amico è tal più degnitàche nel nuovo, qual è dal fiore al frutto,ché l'un dà speme e l'altro utilità.E vita brevitale in parte o in tutto,secondo ch'Ennio vuole, esser non puotesenza benivolenza o suo costrutto.Or tutte este sentenzie sopra noteper molti e varî autor, qual sai, racconto,non tutte in me son ferme né remote;ma quanto i' ne conosco e sento prontoesplicherò, non più come auctorista,ma qual per dare e per aver tien conto.Amico ver l'amico non resistaper mezzo alcun, se non qual se medesmo,e 'n duo corpi un'anima consista.E quale in ciel volar senza battesmopuò l'alma tal qui può regnare schiattasenz'amistà, mancandone un millesmo.Né per offesa dall'amico fattati debbi mai dall'amicar partire,anzi di ridur lui col ben far tratta,ché, proponendo in te, se a te fallirevedrai l'amico, che più amar nol vogli,nemico occulto ti vieni a chiarire.Perché sospetti infra due sono scoglimaggior contro amistate ch'all'acquistodel paradiso rapine ed orgogli.E nell'incerto caso, lieto o tristo,qualunque amico si conosce e scorges'egli è fin oro o rame insieme misto.Il savio sempre al prencipio s'accorgenon si dover co' rei innamicare,perché tale amistà de' due l'un porge:o 'n infamia gravissima cascarepe' portamenti lor brutti e inonesti,o con odio da lor partenza fare.Prova l'amico tuo, se 'n fatti e 'n gestiamicizia, qual dee, dentro a sé sentenon per profitto d'util che 'n te resti,ma sol per carità farlo gaudentedi tal dolcezza, nulla possedendo,e se in lui regna in addoppiar fervente.E perché molti, non ben discernendo,carità dicono essere amicizia,qual differenza v'è chiarire intendo:sorelle son, perché ciascuna inniziada dritto amore, onde amicizia attendead amicare e general letizia;carità quella conserva e difendecontro agli assalti d'odio e di discordia,e di più sempre amar fiamma raccende.L'amico aiuta e non pur con esordia,ma col portar del suo fallo la pena,se loco in ciò non ha misericordia;però ch'Amor, la Magestà serena,e gli angeli creare e l'uom disposee a far Maria poi di grazia pienapel peccar nostro e, tutt'altre vie ascosesendo a poter purgar tanto delitto,in croce il Figlio per l'amico pose.Onde da amicizia ogni profittodi tutte altre virtù nasce e mantiensi,senza quale ogni bene è derelitto.Però fa' che coll'alma, il core e' sensiami l'amico e serva colla fede,la quale a te per te propio appartiensi,sempre, in qualunque caso gli succede.