Quid novi?

Il Dittamondo (5-25)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUINTOCAPITOLO XXV"Come s’allegra e canta l’uom salvatico,quando il mal tempo e tempestoso vede,isperando nel buono, ond’ello è pratico, similemente a l’uom far si richiede di rallegrarsi e prendere conforto 5 contro ogni avversitá che ’l punge e fiede. E però tu, che per questo bistorto paese vai con fatica e con pene, conforta e spera alfin trovar buon porto. Colui per savio e discreto si tene, 10 lo qual sa trarre, de l’oscuro, lume, quando bisogna; e ancora, del mal, bene". Cosí dal monte, ch’arde per costume, dove sta l’aire ognor pallida e smorta per la cener che gitta e per lo fume, 15 confortando m’andava la mia scorta, dubitando di me, come fa il fisico ch’a maggior rischi lo ’nfermo conforta. Quivi passammo un bosco con gran risico, però che tanti v’ha mostri e serpenti, 20 ch’a vederli un ben san verrebbe tisico. Li nostri passi erano levi e attenti quai son d’un ladro, quando al furto appressa, con gli occhi accorti e pieni di argomenti. Usciti fuor de la foresta spessa, 25 trovammo una campagna, che da’ lepri non so ch’altrove piú bella sia messa: però ch’avea a modo di ginepri li suoi cespugli, ma un poco piú bassi, presso a un fiume nominato Astepri. 30 E sí come Solin lá volse i passi, senza ch’io domandassi, disse adesso: "Non per cacciar questo bel luogo fassi: cinnamo è tutto ciò che qui è messo: guarda il terreno e guarda la sua forma 35 con breve ramo, umile e depresso". E io, che gia pur dietro a la sua orma ascoltando, dal gran disio sospinto, quanto dicea notava e ponea in norma. E poi che fummo fuor di quel procinto, 40 arrivammo in un altro paese, dove si truova la pietra giacinto. "O luce mia, diss’io, fammi palese la natura di questa pietra cara". Per ch’ello, udito ciò, a dir mi prese: 45 "Questa secondo il tempo è torba e chiara; caccia da l’uomo tristizia e sospetto; contro a tempesta e folgore ripara. Rallegra il cuor, conforta e dá diletto; malanconia da l’animo tole; 50 utile è a’ membri: e questo è il suo effetto. Riceve e prende sua vertú dal sole; lo granato, in fra gli altri, chi lo trova, sempre per lo piú fin prender si vole. Lo crisopasso, un’altra pietra nova, 55 dove truovi il giacinto si riduce, secondo che per quei di qua si prova. Questa, ch’io dico, nasconde la luce per sua natura propiamente e cela; oscuritá e tenebre produce. 60 Odi contrarietá: che ’l dí si vela d’un color pallido e la notte scopre, che fuoco pare, a mirar, la sua tela". E io a lui: "Questa par che s’aopre com lucciola, che la sera risprende: 65 lo giorno è smorta e la sua luce copre. Ancor come carbon, che ’n fuoco accende, ho veduto la notte un guasto legno lucer da sé e ’l dí tenebre rende". Come colui che ha l’animo e lo ’ngegno 70 fitto a un pensier, non mi rispose, ma seguio il suo parlar pur dritto al segno: "Ancor piú altre pietre il ciel dispose, forse a ristor del mal, per l’Etiopia, che molto son gentili e preziose". 75 E qui mi disse la natura propia de l’ematite, il colore e la forma; poi del topazio cosí mi fe’ copia: "Dal sol prende vertute e si conforma; a chi ha calde le reni utile è molto 80 e propio a infermo, che supino dorma. Mirandol, mostra con ritroso volto; piú d’altra pietra dentro a sé risprende; lo sangue stringe e tienlo in sé raccolto. L’acqua raffredda, ch’al bollor s’accende; 85 da fantasia e lunatico morbo, da ira e da tristizia l’uom difende. L’occhio rallegra e ’l cuore, quando è torbo; conserva castitade, acquista onore: e però qual n’è degno non è orbo,se sua natura segue e ponvi amore".