Quid novi?

Mariotto Davanzati 10-15


XSonetto del detto Mariotto in bisticci mandò a Mari de' Nobili.Mari, s' tu miri colla mente al manto,il qual portò per te sì puro puero,ché, per merto di morte, el viro verode' chiovi ebbe le chiavi, assunto santo;e saggi seggi dipinti di piantoe co' ragni che regna il furo fero,e dove deve far lo 'mpirio impero,ch'è or da' pravi privo chente incanto,gli astuti istati delle terre tôrrea' giusti pe' magesti sotto setta,da gente giunta di novo alla nave;che vale a' vil veder che curro correel mondo a chi nel manda e natta nettafare a chi tira e tara prove prave?XIO cari amici, el dì primo ch'i' nacqui,correndo al fine per mi' aspre sorte,da chi non so, ma fummi dato in sortecolei piacermi, a chi i' sempre spiacqui.E per voglia di gir, sempre pur giacquiserrato sanza chiavi e sanza porte,ch'or pian passo, e or correndo fortegir mi pareva a gridar, quando tacqui.Pur giunto al fin dell'ultime giornate,riguardando el cammin dubbioso e stanco,sursi in porto, ove i' scesi a men vantaggio;po' ch'io perde' delle prime derrate,vorrei saper da voi prudente e francos'i' pur disarmo o fo nuovo vïaggio.XIIGrazia somma dal ciel par che t'abbondeo del Petrarca ver figlio adottivo,ché dal vulgo ti veggo isciolto e privoe da lor fantasia, ch'è volta altronde.Versi sonori e rime alte e giocondein te conosco e stil tanto giulivo,che il degno ispirto tuo contemplativoascende al terzo cielo immenso fonde.Onde 'l tuo legno ha' già volto a buon porto,seguendo ove natura e 'ngegno il tira;ne mostra frutto qual n'apparve il fiore,il qual fa viver l'uom poi che sie morto,e chi noll'ha veduto ne sospira;ma radi vivi gustan tal sapore.XIIIChi avesse una mandria di cavallee bisogno gli fussi uno istallone,per ben ch'egli abbia vista di poltrone,opra darebbe a tutte le sue stalle.Egli è tutto doglioso e pien di galle,e poco teme iscurïata o sprone;per riverenza ispesso in ginocchionesi mette col gran capo e colle spalle.Egli è di trista razza padovana,come si vede in ogni sua fattezzagiuntato, l'uno grida pur: «Ferrana!»Ed è ben sette braccia per lunghezza,poco budello e la testa balzana,e ritto non può star per debolezza.Dorme in sulla cavezza,restio, bolso, sanz'unghia e spaventatose getta gli occhi a' punto ha raguagliato.XIVO indiscreto, perfido tiranno,nimico a chi mantien tuo signoria,o donator di morte e vita ria,d'ogni pericol padre e d'ogni affanno,sie maladetto l'ora, el punto e l'annoch'i' volsi e passi alla tuo torta via,per seguir la crudel nemica mia,allegra sempre d'ogni nostro danno!Né prender mi potevi in altra formache negli occhi di quella, dove iscortolessi: «Qui si riposa ogni tuo pace».O amorosa legge falsa e 'nnorma,che vuol ch'i' sia da quella cosa morto,che più amo nel mondo e più mi piace!XVDel detto fecelo a Pier di Cosimo per la Giovanna.Giunse a natura in ciel l'alto concettoin ascendente più conforme a Giove,onde in costei mostrar tutte lor provevollon, d'ogni biltà per sagro oggetto,aggiunto a quel virtute e intellettonon visto unquanco, né sentito altrove;né più far puossi el manco. Indarno movea formar corpo uman degno e perfetto.Diamante in fino or non vincerebbepiù vetro in piombo quale el suo bel visoevanì Vener, Diana in ciascun senso,e diva crederriesi; anzi sarebberatta per coronare el paradiso,ornando più piatà suo core immenso.