Quid novi?

Il Dittamondo (5-30)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO QUINTOCAPITOLO XXXCosí andando e ragionando ognora, giungemmo al Nilo e trovammo una barca, dove salimmo senza piú dimora. Posti a sedere, io che avea carca la mente e grave, dimandai Solino: 5 "Dimmi qui, mentre che ’l nocchier ci varca, a ciò che meno c’incresca il cammino, il bo’, che scrivi ch’era in questo fiume, chi fu e quare si li disse Apino?" "Fra l’altre maraviglie, ch’abbian lume 10 di qua, rispuose, giá questa fu l’una e degna a dire in ogni bel volume. Nel destro lato avea una luna corniculata, bianca, e questo usciva de l’acqua in aire senza altra fortuna. Li Egizian correano in su la riva con ogni stormento e come saltava così ciascuno, cantando, saliva. Similemente, quando si posava, la gente lá, con ogni melodia 20 sonando, in su la riva l’aspettava. E come ancor di novo su salia, danzando andavan per quella rivera in fin ch’al tutto da loro sparia. Quivi, con molta fede e grande spera 25 ch’avean nel bo’ che desse legge al Nilo, d’or li gettavan dentro una patera. Apin fu detto, poi ch’Io, col suo stilo, mostrò di qua a lavorar la terra, lettere, a tesser lana e far lo filo. 30 Morto Osiris da le caine ferra, suo buono sposo, sette giorni apresso lo Nilo cerca e, trovato, il sotterra. Nel numer de li dii costui fu messo e celebrato, sí com’ella volse, 35 su per lo Nilo e in ogni tempio espresso. Apin da poi per marito tolse, che, dopo morte, iddio nominaro: tanto l’amaro e tanto a ciascun dolse. E, per onor di lui, poi adoraro 40 il toro, come il corbo per lo sole: e bove Apin, quel che tu di’, chiamaro". Qui tacque; e io, che per le tue parole ingenerato avea novo pensiero, come uom ch’ascolta altrui talor far sole, 45 li dissi: "Assai il tuo parlar m’è intero, però ch’io so chi fu Apino e Io e come venner qua giá lessi il vero. Ma qui d’udire la cagion disio perché il corbo o un altro animale 50 onoravano in nome d’uno dio". "Se cerchi Ovidio, al qual di dir ciò cale, vedrai il vero, dove Calliopé le Pierie sforma per cantarne male": cotal risposta a la dimanda fe’. 55 E io: "Dimmi quale appropiato era a ciascuno di quei dei per sé". Ed ello a me: "Questo modo trovato di qua fu prima e dato il leone a Marte, perch’è fiero e bene armato. 60 Similmente la pecora a Giunone, la cicogna a Cilen, la gatta a Pluto, la vacca a Iside e a Giove il montone. Ancora avresti in quel tempo veduto per Priapus un asino onorare 65 e spesse volte dimandarli aiuto; per Proserpina il nottol, che ’l dí spare; per Bacco il becco, che le piante scialpa; per l’aire un dio, ch’era detto A’ re. A le Furie infernal davan la talpa; 70 la porca a Cere; a Nettunno il cavallo; la testuggin, ch’a terra grave palpa, a Saturno, e la scimia, senza fallo, veduto avresti onorar per Minerva, se fossi stato allora in questo stallo, 75 e cosí ancor per la Luna la cerva; lo pesce per Venus; per Ganimede ogni orcio, dentro al qual vin si conserva. Per Demetra, nel Nilo ponean fede; onoravano il fuoco per Vulcano; 80 per Vesta la fiamma che ne procede; per Esculapio, donde i fisichi hano quasi il principio, onoraro il serpente: né pare indegno a quei che ’l ver ne sano. Onoravano ancora quella gente 85 e monti e valli e boschi e fiori ed acque in nome d’altri iddii similemente". E cosí detto, mi guardò e tacque, perché nel volto si conosce il core, chi non s’infinge, e, veduto, li piacque. 90 Poi sopragiunse: "Demonio maggiore né con piú inganni si vedea in Egitto pien di lusinghe né con falso errore, com’era il toro Apin, del qual t’ho ditto". Per ch’io fra me: In Civitate Dei 95 dice Agustin come costui diritto. Indi li dissi: "Volontier saprei se altra novitá è qui nel Nilo, prima che ’n su la ripa ponga i piei". Allor mi ragionò del coccodrilo 100 la forma, la sua vita e come, mentre che dorme, in bocca li entra lo strofilo. Vero è che ’n prima s’immelma che v’entre; lusingando lo va, per fin ch’è giunto dove gli rode ciò ch’egli ha nel ventre. 105 Poscia mi disse la natura a punto de l’ippopotam, ch’al nitrir somiglia cavallo e quello par di punto in punto. Marco Scauro per gran maraviglia e l’uno e l’altro, per quel che si scriva, 110 pria li scoperse a la roman famiglia.Cosí parlando, discendemmo a riva.