Quid novi?

Il Dittamondo (6-04)


Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO SESTOCAPITOLO IVLassando Egitto e Arabia a le spalle, e Pelusio da lato e Cassio monte, era il nostro cammin sopra una valle. E quel, che m’era innanzi da la fronte, mi ragionava e segnava col dito 5 piú cose, che vi fun giá belle e conte. "Quivi è, mi disse, ove fu soppellito quel gran Roman, che ne la navicella dinanzi a’ suoi fu morto e tradito". E cosí fui, di novella in novella, 10 oltra il braccio del mar, ch’Arabia bagna, a Idomea che Edom cosí appella. Forte è il paese, che tien di montagna, ed èvi tanto grande la calura, che, ’l sol quand’è in Leon, ciascun si lagna. 15 Non vi son casamenti d’alte mura; per le spilonche e sotterra vi stanno, cercando quanto posson la freddura. "Tra loro e Palestina gran selve hanno; però, disse Solino, il cammin nostro 20 di vèr sinistra fie con meno affanno. Ma vienne e nota ben ciò ch’io ti mostro". Indi mi trasse, ove Andromade fue incatenata dove stava il mostro. Ancor nel sasso le vestige sue 25 li piacque ch’io vedessi, a ciò ch’io fusse del miracolo grande esperto piue. Poi disse: "Scauro a Roma condusse del mostro la costa e per maraviglia fu misurata, quando ve l’addusse". 30 Di lá partiti, la sua strada piglia dirittamente a una fontana, che come sangue ci parea vermiglia. "Guarda la sua natura quanto è strana! Tre mesi sta che tal color non perde 35 e tre polvere par che s’impantana, e altrettanti sí com’erba verde; poi l’avanzo de l’anno è qual Tesino: e ’n questo modo si trasforma e sperde". Mostrommi poi, andando, nel cammino 40 monte Seir – è chi ’l chiama Esaú – pien di caverne e tien molto alto il crino. E questo in prima abitato fu dal Correo, che Codorlaomor uccise, come nel Genesi trovar puoi tu. 45 Ma quando Edom ad abitar si mise co’ suoi qua su, gli Oregi giganti per forza del paese fuor divise. E se passassi al monte piú avanti, vedresti d’Idomea le mura prope, ch’esso fondò co’ figliuoi tutti quanti. A dietro lassi la cittá di Iope. Omai è buon partir, ché piú non veggio, per trovar novitá, che qui si scope". E io: "Va pur, ché quanto prego e cheggio 55 al Sommo Bene, è sol che tosto sia nel bel paese ch’io bramo e vagheggio". Misesi allor per tanto alpestra via, come sarebbe andar pel Genovese, a chi uscisse fuor di Lombardia. 60 Mostrommi un monte al fin di quel paese: Hor mel noma e apresso mi disse: "Aron la morte, stando lá su, prese; e ’l suo figliuol, per quel che io udisse, i’ dico Eleazar, ver sacerdoto, 65 lá tenne principato e quivi visse". Cosí, per quel cammino aspro e rimoto, passammo nel paese di Giudea, che molto fu e pare ancor divoto. "Questo si disse, in prima, Cananea 70 da un figliuolo di Cam e alcun dice da diece, per li quai si possedea. Questo per lungo stende la pendice da vico Arfa a Iuliade vico, lá dove quei di Tiro han la radice. 75 La sua larghezza da Libano, dico, al Tiberiade lago scrivi e poni, ché cosí si notava al tempo antico. Nel mezzo del paese ancor componi la cittá Ierosolima e puoi dire 80 bellico quasi a tutte regioni. E perché ’l possi ancora altrui ridire, t’accerto che non son quattro province miglior di questa in quanto il mondo gire". E io: "Dimmi prima che tu schince 85 altrove, perché poni questo sito. che quasi ogni altro in su la terra vince". Rispuose: "Io penso ben che l’hai udito, ma che, per piú chiarezza, il vogli ancorasaper da me; e però dove addito 90l’animo poni". E incominciò allora.