Quid novi?

Sonetto di Leonardo


Sonetto di Leonardo da VinciChi non può quel che vuol, quel che può voglia;Ché quel che non si può, folle è volere:Adunque saggio è l'uomo da tenere,Che da quel che non può suo voler toglia:Però ch'ogni diletto nostro e dogliaSta in sì e no saper voler potere:Adunque quel sol può che con dovereNe trae la ragion fuor di sua soglia.Né sempre è da voler quel che l'uom puote;Spesso par dolce quel che torna amaro:Piansi gà quel ch'io volsi, poi ch'io l'ebbi.Adunque, tu, lettor di queste note,Se a te vuoi esser buono, a gli altri caro,Vogli sempre poter quel che tu debbi.Leonardo da VinciNota:Toscano, e si nomina dal paese ove nacque. Scienze, lettere ed arti furono da lui coltivate con sapere e con gusto ammirabili. E se quanto scrisse e pensò fosse tutto nella luce degli uomini, il mondoAssai lo loda, e più lo loderebbe.Parecchi volumi di sue scritture, che furono già dell'Ambrosiana in Milano, migrarono a Parigi tributo alle infruttuose vittorie di Bonaparte, e di là più non tornarono, se non forse un solo. In poesia non altro abbiamo di lui, che io mi sappia, tranne il sonetto presente. E' una filza d'ottimi ammaestramenti, buoni a farsi ripetere la mattina ai ragazziper tener loro esercitata la memoria.Luigi Carrer, da Lirici italiani del Secolo Decimosesto con annotazioni, di Luigi Carrer, Venezia, co' tipi di Luigi Plet, 1836